)*(Stazione
Celeste)
Intervista a Ken Carey
Amare il Pianeta e Amarci
l'Un l'Altro
di Randy Peyser
R. Peyser: Da dove prende le informazioni per i suoi
libri? Sono tutte canalizzate?
Ken Carey: Beh, non canalizzo nel
modo in cui molti lo fanno. Non è come se il mio ego se ne sta da parte
ed una qualche entità estranea prende il sopravvento e parla attraverso
di me. Io partecipo totalmente alla cosa, sia in termini di spirito che
di ego.
Mi lascio andare ad una più grande esperienza
d'essere, e scopro che il mio cuore si apre sempre più nell'amore. Ho un
detto: "Posso capire tutto ciò che posso amare".
Parlo di questo nel mio ultimo libro "Il Terzo
Millennio". Per me l'aprirsi ad un più vasto campo di consapevoleza
è iniziare ad amare immediatamente tutto intorno a me. Comincio con il
mio corpo, i miei abiti, la sedia su cui siedo se sono in casa, oppure
la pietra su cui sono seduto quando sono all'esterno, o l'albero a cui
mi appoggio.
Più sono capace di amare, più mi rendo conto che
tutto questo è parte di me. Noi siamo tutte cellule dello stesso intero.
Noi facciamo tutti parte di uno stesso bellissimo organismo planetario.
Arrivo al punto, a volte, non sempre, in cui il
mio amore si apre così. Sento questa consapevolezza e specialmente la
forza creatrice della vita di questa terra. Sento un amore talmente
indescrivibile che non posso far altro che cercare di metterlo in
parole, ogni tanto.
R.
Peyser: Spesso, prima di aprirsi all'amore c'è paura.
Ken Carey: C'è paura perchè
aprirsi all'amore può essere un processo che spaventa. Non c'è disonestà
nell'amore. Se pensi alla forza della vita nel tuo corpo come una
corrente d'amore, è come un luce risplendente. Quando questa luce
brilla, le ombre diventano più scure e più distinte.
Aprirsi all'amore ci aiuta a vedere dove non siamo
stati onesti con noi stessi, o i giochi che potremmo star mettendo in
atto. A volte le persone hanno paura di questo, non è cosa di cui aver
paura.
Mi piace vedere le cose che posso star facendo e
che inibiscono il flusso di creatività nella mia via, così dò il
benvenuto a questo processo. Ci sono delle volte che vedo cose che
preferirei non vedere, ma sono contento di farlo perchè questo mette in
mostra un'area in cui ho bisogno di cambiare per diventare una
persona più amorevole.
R. Peyser: Come pensa che
siamo - come pianeta - in termini di apertura?
Ken Carey: Siamo in orario, e
penso che stiamo andando incredibilmente bene. Quando ho scritto "Trasmissioni
Stellari" nel 1978, il mondo era davvero un posto tremendamente
diverso. Da allora i cambiamenti sono stati fenomenali. "Trasmissioni
Stellari" parlava dei principali cambiamenti del mondo, politici ed
economici, che sono accaduti negli anni tra il 1987 e il 1989 ed è stato
in quegli anni che cadde il Muro di Berlino e l'Europa dell'Est si
aprì, decadde l'apartheid in Sud Africa e l'Unione Sovietica collassò.
Sono successe cose talmente meravigliose.
So che ci sono ancora problemi. Il disgregarsi
della vecchia polarizazione di comunismo contro mondo libero ha creato
un'intera nuova gamma di problemi, ma che diventano più gestibili. I
problemi si presentano in una scala che possiamo affrontare e risolvere
in modo creativo.
I mezzi di comunicazione tendono a porre
l'attenzione sul negativo semplicemente perchè il negativo si mostra in
modo ben più evidente di quanto fa il positivo. Ma, nonostante i mezzi
di comunicazione, io non ho alcun dubbio - proprio sulla base delle
persone che incontro e per mia esperienza personale - che il mondo è
infinitamente più cosciente ora di quanto lo fosse dieci o vent'anni fa.
E questo processo sta solo proseguendo. Infatti, credo che stia
accelerando più rapidamente rispetto a prima.
R. Peyser: Sembra una cosa
molto positiva. Lei sembra molto fiducioso.
Ken Carey: Anche voi dovete
esserlo. Non è che non abbia i miei bravi dubbi, di tanto in tanto.
Certamente li ho. Ma so nel mio profondo che noi siamo imbarcati in una
splendida avventura. E se da una parte nessun può predire tutte le curve
ed i tornanti che la strada davanti a noi può prendere, conosco la
destinazione verso cui sta dirigendosi. L'ho vista. L'ho vissuta, ed è
ora qui per coloro che sono disposti a rilasciare la vecchia
programmazione, la paura, il giudizio e il pregiudizio che ci portano a
vedere nel modo in cui vediamo.
R. Peyser: Può parlarci un
poco di come lei vede questa destinazione?
Ken Carey: Io la vedo
semplicemente come lo stato in cui la nostra famiglia umana vive senza
che ci scagliamo contro a vicenda ogni cinque minuti, senza andar oltre
quanto ci si è proposti e senza impegnarci in attività così
controproduttive.
Gli Umani si sono sfruttati a vicenda, hanno
sfruttato il pianeta e le altre specie. Il futuro di cui scrivo ne "Il
Terzo Millennio" è il tempo dove ci renderemo conto che non è nel
nostro migliore interesse risolvere un disaccordo con un conflitto
armato quando invece potremmo negoziare. Cominceremo a capire che molto
del nostro comportamento della storia passata non è ormai più una via
percorribile e che, evidentemente, non è mai servito.
Di questo ci si sta rendendo conto sempre di più.
Io penso che la creatività che potremo esprimere come specie umana sarà
davvero bellissima. Vedo il potenziale. E non è solo un potenziale, si
sta manifestando in molti luoghi. Ci sono dei gruppi che lavorano
per dar da mangiare agli affamati nei centri delle città. Persone
ovunque che dimostrano esserci un altro modo di vivere su questo
pianeta, amandoci l'un l'altro e amando il pianeta e le altre creature.
Vedo proprio questo che si diffonde diventando sempre più la norma.
R. Peyser: Che ne pensa di
tutte le predizioni sui cambiamenti terrestri?
Ken Carey: Ci sono sempre stati
cambiamenti terrestri. Penso che ce ne saranno più di quanti ce ne sono
stati in passato. Se saranno dei cataclismi dipende molto da noi. Non
penso che debbano per forza essere dannosi.
Lo scorso anno, o l'anno prima, abbiamo avuto
delle grandi inondazioni nel Missouri. Il mio cuore è corso a tutti quei
contadini che sono stati sommersi lungo il Mississippi. Ma nello stesso
tempo pensavo che questo era successo anche negli anni venti, e c'erano
state alluvioni simili negli anni cinquanta e che loro avevano costruito
le loro case su una pianura facile alle alluvioni. Se ci sono
inondazioni periodiche, devono aspettarselo.
Non c'è abbastanza rispetto verso la natura. Molto
di ciò che vediamo come disastro è semplicemente la terra che ci dice:
"Guardate, dovreste darmi maggior rispetto. Dovreste onorare la natura
di questa pianura alluvionale." E' la realtà e fa parte di ciò che la
terra ha bisogno, che il Nord America ha bisogno, per pulire se stessa.
Noi non possiamo fermarla solo perchè accade in una terra molto, molto
fertile.
Se si vuole coltivare lì, coltivate pure lì, ma
costruite le vostre case sulla collina. E' lo stesso per quanto riguarda
l'uragano a Dade County, in Florida. Spezza il cuore vedere quello che
hanno passato quelle persone. Ma non si dovevano ammassare così tante
abitazioni su quella terra.
Vedo che comincia ad entrare nella nostra
consapevolezza una certa sensibilità per la terra. Il governo discute di
non più sostenere a livello statale le assicurazioni per inondazioni in
luoghi che si allagano periodicamente. Questo è un buon segno. Mostra
che cominciamo a dare maggiore attenzione al territorio così, alla fine,
i nostri edifici potranno essere migliori. Alcuni architetti stanno già
creando strutture progettate per integrarsi con l'ambiente, che
rispettano i corsi d'acqua, la natura del suolo, le precipitazioni e le
condizioni climatiche del luogo.
Molti di questi disastri naturali ci guidano e
conducono verso un maggior rispetto per la terra. Penso che sia il modo
in cui la Terra dice: "Ehi, non state dimenticando qualcosa?"
R. Peyser: C'è un ultimo
pensiero che vuol condividere?
Ken Carey: Sì. Vorrei enfatizzare
che il modo in cui osserviamo le cose, i nostri punti di vista
preferiti, le nostre concezioni favorite, le immagini che utilizziamo
per descrivere la realà a noi stessi, le nostre religioni, i nostri
sistemi di credo e le nostre politiche non hanno un significato più
duraturo dei colori degli abiti che indossiamo un giorno o l'altro.
Se queste cose ci aiutano a diventare persone più
amorevoli e coscienti, se ci aiutano a diventare più consapevoli della
natura miracolosa della vita del pianeta che ci circonda, e se ci
aiutano ad essere più creativi, allora vanno bene. Non mi interessa da
quale continente provengano, di quale cultura sono infusi o quali credo
implichino. Se ci aiutano a fare queste cose, sono positivi.
Questo mi aiuta a ricordare una cosa che, a volte,
tendo a dimenticare - mi aiuta a ricordare in quale universo colmo di
miracoli viviamo.
Ci sarà chi si sentirà vicino a "Il Terzo
Millennio" e chi no, ma penso che la cosa più importante è che si
rispetti ogni sentiero su cui sono i nostri fratelli e sorelle,
qualsiasi forma essi prendano, perchè - alla fine - è il nostro amore
vicendevole e la nostra unione che porterà i cambiamenti planetari più
grandi e maggiormente benefici.
Noi non troveremo mai un accordo a livello di
mente. Non arriveremo mai a trovarci d'accordo su un sistema di credo o
su una struttura intellettuale. Ma possiamo già essere d'accordo nel
nostro cuore, semplicemente per il fatto che siamo tutti umani e che
viviamo insieme in un mondo incredibile sul limitare di una nuova e
splendida era.
R. Peyser: In questo, siamo
tutti insieme.
Ken Carey: Esatto. Su questo, non
c'è alcun dubbio.