)*(Stazione Celeste)
Scintille di Saggezza Esoterica
Come fare il nostro prossimo passo evolutivo?
di Francesco de Falco
Qual è il nostro attuale stadio evolutivo, dal punto di vista psicologico? E, soprattutto, a cosa ci serve conoscerlo?
Per comprenderlo, immaginiamo di trovarci su un sentiero di montagna, guidati da una cartina. La mappa che teniamo in mano può dirci quanta strada abbiamo percorso, quanti chilometri mancano all’arrivo, la maggiore o minore difficoltà del percorso che ci attende, e tanti altri dettagli fondamentali per giungere agevolmente alla meta: un confortevole rifugio pieno di gustosi piatti tipici. Ma questa cartina ci è completamente inutile se non conosciamo la nostra posizione su di essa. Solo se riconosciamo il punto in cui ci troviamo possiamo individuare il tratto di cammino già effettuato e scoprire tutto quello che ci attende da lì in avanti.
Lo stesso accade, per analogia, con il nostro percorso evolutivo. Solo se conosciamo il nostro attuale stadio psicologico, possiamo capire quali fasi del nostro sviluppo interiore abbiamo già trasceso e quali ci stanno ancora attendendo sul nostro cammino.
La buona notizia è che esistono diverse buone mappe che possono illuminare la nostra strada e che, grazie alla nostra intuizione e all’osservazione di noi stessi, possiamo individuare dove ci troviamo su di esse.
Una di queste cartine del mondo interiore proviene dall’induismo e si presenta a noi in forma di un’illustrazione: quella del carro, del cavallo, del cocchiere e del padrone del cocchio. Come? Non la conoscete? Allora passo a narrarvela.
Il carro, trainato dal cavallo, rappresenta il nostro corpo fisico (denso ed eterico). La sua qualità principale è l’inerzia (tamas, in sanscrito). Esso non si muove finché non viene trainato da una forza. Il nostro corpo fisico è molto simile: una volta soddisfatti i suoi bisogni primari tenderebbe all’inerzia, se fosse solo per lui.
Egli invece è trainato all’azione dal cavallo, il corpo emotivo. La sua qualità distintiva è l’azione, il movimento (rajas). Egli è il destriero del desiderio che trascina il carro ogni volta che viene punto dalla freccia della bramosia. Il nostro corpo emotivo ci costringe a lavorare più del necessario perché desidera gli agi, il benessere, non la semplice sussistenza. Ci conduce poi (forse) a gettare al vento molti soldi nel tentativo di conquistare una donna di cui ci siamo innamorati. In seguito, a divorziare, magari da quella stessa donna, per il desiderio della libertà e di viaggiare in paesi lontani. E poi, e poi e poi... Ovunque, verso centinaia di mete diverse, spesso contrastanti tra loro.
Troviamo poi il cocchiere, il nostro corpo mentale. Egli è caratterizzato dalla qualità del ritmo (sattva). Il guidatore del nostro carro è intelligente, ma non saggio. Per mezzo della ragione e dell’intelletto cerca di domare il desiderio e di condurlo verso mete raggiungibili e non incompatibili tra loro, che possano rappresentare un compromesso accettabile tra mente e cuore, tra desideri utopistici e arido buonsenso.
Presi nel loro insieme, i tre costituiscono la nostra personalità, bene integrata o meno. Quando essa ha raggiunto, grazie a numerose incarnazioni e molteplici esperienze, un buon grado di integrazione, abbiamo l’essere umano che, per mezzo della sua ambizione intellettuale, grazie all’energia dei suoi desideri e al lavoro ben organizzato del suo corpo fisico, riesce a farsi strada nella società e a ottenere un certo ruolo, più o meno soddisfacente per lui.
Vi è, infine, il personaggio misterioso della nostra storia: il signore del carro. Avrete già indovinato: è l’Anima. Solo il nostro Sé superiore possiede la qualità della Saggezza e può imporre agli altri tre un ritmo di ordine superiore indirizzato al bene comune e non alla realizzazione individuale. Fin qui abbiamo visto quest’illustrazione induista come un’immagine statica, ma può essere anche messa in movimento, lungo il sentiero accidentato dell’evoluzione umana. In questo modo, una fotografia immobile prende vita, e si trasforma nel film della nostra evoluzione.
Questo lungometraggio inizia, per ognuno di noi, con lo stadio dell'identificazione col corpo fisico. Il carro era allora pienamente formato, il cavallo si presentava come un piccolo puledrino e il cocchiere era un bambino che teneva le briglie rilassate e inutili all’interno delle sue manine infantili. E il padrone del cocchio? Se ne stava nascosto dentro la sua carrozza chiusa senza comunicare alcunché. Il cavallino, ancora debole, spostava il carro in tragitti brevi e senza una meta precisa, nel tentativo di realizzare desideri di basso profilo, che potessero soddisfare le sue modeste aspirazioni. Nel frattempo il cocchiere bambino, la giovane mente, rimaneva quasi inerte riciclando pensieri altrui, seguendo le idee comuni nella sua epoca e alla sua latitudine geografica. Poi qualcosa cambia. Giunge un nuovo ciclo di incarnazioni in cui il cavallo è un indomabile stallone che conduce il carro, con energia invincibile, da un desiderio all’altro, mai stanco, ma sempre inappagato. Il cocchiere è cresciuto: è ora un adolescente che inizia a far sentire la sua voce e a tentare di impugnare le redini. Per ora però la sua volontà e la sua forza non sono sufficienti a domare il cavallo e a portarlo dove egli desidera. Giunge poi lo stadio in cui il cocchiere diviene un adulto accorto e intelligente. Dapprima tenta di reprimere il destriero con la forza; vi riesce per un po’, ma quando, stanco, molla le briglie, il cavallo si scatena con rinnovato furore. Nel tempo, il nostro guidatore comprende che non può competere con la forza bruta di un cavallo e che l‘energia del corpo emotivo non va repressa duramente, ma piuttosto guidata, assecondata, canalizzata intelligentemente verso degli obiettivi che siano soddisfacenti per entrambi. Si apre la fase, di cruciale importanza, dell’integrazione della nostra personalità, in cui il corpo mentale non tenta più di imporsi quale dittatore, ma cerca la collaborazione dei suoi compagni, emotivo e fisico. Terminata la litigiosità, i tre iniziano a comprendere che stanno formando un tutto integrato, molto superiore per potenzialità alla somma aritmetica delle singole parti. Se, presi singolarmente, ognuno ha potenziale 3, insieme il loro potenziale non è 9, ma come minimo 3 alla terza, cioè 27.
Nel frattempo, il padrone del carro inizia gradualmente ed episodicamente a far sentire la sua voce. All’inizio parla con il corpo della personalità più sviluppato, il cavallo, il corpo emotivo. Cerca di elevare gli scopi del corpo emotivo, dai desideri di piaceri materiali all’aspirazione per il mondo dello spirito. Poi, quando il corpo mentale è pienamente sviluppato, tenta di mostrargli come funziona l’evoluzione: le leggi della natura, la realtà esterna e interiore, il suo ruolo nell’evoluzione umana. In questo modo, fa appello alla sua facoltà di ragionare per mutare le sue ambizioni separative di realizzazione individuale in un servizio dedicato a gruppi sempre più ampi. Gli mostra anche come può sviluppare una comunicazione più consapevole con lui, il padrone del carro, attraverso un programma di meditazione regolare e progressivo. All’integrazione dei corpi della personalità si sovrappone così, in misura sempre maggiore, l’opera di integrazione tra personalità e Anima, in modo che il cocchiere (la mente inferiore) divenga un interprete via via più fedele del proposito del signore del carro (l’Anima).
Come potete immaginare, questo è lo stadio evolutivo in cui stiamo, gradualmente, entrando. La fase dell'integrazione della nostra personalità e del passaggio dalla coscienza individuale a quella di gruppo.
La Nuova Psicologia che propongo illustra i modi in cui possiamo velocizzare questo percorso, spianando gli ostacoli e rendendolo più gradevole. Mostra i modi in cui possiamo rendere le nostre relazioni più armoniose e fluide, dissolvendo i conflitti che noi stessi abbiamo contribuito a creare.
Come possiamo farlo? Con quali metodi e percorsi? Ne riparleremo nei prossimi articoli.
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