)*(Stazione Celeste)

 

 
 
 
Terra: variazioni magnetiche
di: Donata Allegri
www.ecplanet.com

 

Il campo magnetico terrestre, che è generato dal ferro liquido in movimento nel nucleo del pianeta, può essere paragonato a quello di un dipolo magnetico, cioè di una sbarra magnetica con il centro coincidente con quello della Terra e l'asse disposto in modo da formare un angolo di circa 11° con l'asse di rotazione terrestre.

Il campo magnetico terrestre subisce variazioni che vengono suddivise in secolari e giornaliere. Nell'ambito delle variazioni secolari, considerando intervalli di tempo dell'ordine di 102 anni, é possibile registrare variazioni d'intensità fino al 20 per cento. Risalendo indietro nel tempo per intervalli dell'ordine di 106 anni, sono state scoperte variazioni maggiori e strettamente connesse con un altro fenomeno particolarissimo: l'inversione della direzione del campo magnetico che si è più volte ripetuta nel tempo.

 

 

In questa fase, l'intensità del campo diminuisce continuamente fino a quasi annullarsi per poi tornare a crescere in direzione opposta alla precedente più o meno bruscamente (questo periodo è dell'ordine di 103 anni). Sembra che il campo magnetico terrestre, negli ultimi 160 anni, abbia avuto un calo di intensità pari a circa il 10 per cento, forse questo vuol dire che stiamo andando in contro ad uno capovolgimento improvviso del campo che potrebbe provocare danni all'atmosfera terrestre.

 

 

Secondo Jeremy Bloxham dell'Università di Harvard se continua a diminuire con questa velocità, potrebbe svanire nel giro di 2000 anni. La zona dove questo fenomeno è più intenso, è una chiazza in prossimità delle regioni meridionali dell'Africa e del Sud America denominata “Anomalia Sud Atlantica” dove le linee del campo magnetico emergono invertite nello spazio.

Queste anomalie si possono esaurire nel giro di pochi secoli oppure possono portare ad inversioni in tutto il pianeta; questo è quello che è emerso dalle simulazioni effettuate da Bloxham. Questo studio è stato presentato al convegno annuale dell'American Geophysical Union.

Istituzioni scientifiche citate nell'articolo:

American Geophysical Union

Harvard University

 
 

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