)*(Stazione Celeste)

 

 

~  The Divine Cosmos ~

 

Capitolo Quattro

LA PROSPETTIVA SEQUENZIALE

di David Wilcock

 

 

Abbiamo davvero visto la prova che suggerisce che l’atomo è un vortice eterico con simmetria sferica e un asse centrale, formando in tal modo un toroide sferico. L’effetto Biefield-Brown prova che la “grand solution” al mistero della “polarità di carica” [=la carica dei poli] è che l’energia eterica sta fluendo attraverso le nuvole di elettroni verso l’interno del nucleo. Il dott. Ginzburg fece pochi aggiustamenti semplici ed accettabili alle equazioni della relatività e produsse un modello che spiega perfettamente i comportamenti della materia osservati in laboratorio da Kozyrev, cioè perdita di massa ed energia quando viene accelerata vicino alla velocità della luce.

 

Grazie alle formazioni molecolari cristalline convenzionali del tetraedro, cubo e ottaedro, e specialmente con l’introduzione dei microcluster, dei quasi-cristalli icosaedrici e dodecaedrici e del fenomeno dei condensati di Bose-Einstein, ora possiamo comprendere l’importanza dei Solidi Platonici nel reame quantico. Non possiamo più negare che queste forze esistono, dal momento che ne possediamo prova fisica inconfutabile. Queste nuove scoperte rivelano anche che non abbiamo più bisogno di pensare agli atomi come ad unità individuali, ma piuttosto [dobbiamo pensarli] come vortici di etere armonico che possono fondersi insieme in livelli più elevati di unità e coerenza, come ad esempio nei quasi-cristalli. E con questi dati a disposizione, ora possediamo una valida soluzione a tutte le “conclusioni slegate” del puzzle introducendo il lavoro di Rod Johnson.

 

4.1 - LE BASI DELLA “FISICA SEQUENZIALE” DI JOHNSON

 

Ciò che fondamentalmente si vede nel modello di Johnson è quanto segue:

 

Significativamente, un sempre maggior numero di teorici avanzati stanno già sforzandosi verso un modello della fisica a “rete di particelle”, basata sulla teoria delle Superstringhe, dove tutta la materia dell’Universo è in qualche modo un elemento di una matrice geometrica interconnessa. Tuttavia gli scienziati convenzionali, poiché non hanno ancora visualizzato i Solidi Platonici che sono annidati uno dentro l’altro, che condividono un asse comune e che sono capaci di contro-rotazione (=torsione), hanno un po’ perso il quadro [reale] del reame quantico.

 

Ancora una volta, in questo capitolo proveremo a rendere le cose semplici facendo inizialmente una presentazione generale del modello di Johnson su “quanto avviene” a livello quantico, e discutendo poi la prova scientifica che lo avvalora. Cominciamo il nostro excursus sui principi fondamentali del modello con un’illustrazione a matita del tetraedro intrecciato, disegnata da noi per mostrare molto chiaramente come si presenta tridimensionalmente. E’ importante avere una immagine ben chiara di questa struttura prima di cominciare ad immaginare un ottaedro  che vi si adatta all’interno. Possiamo chiaramente vedere che ci sono due tetraedri nell’immagine, uno con la punta rivolta in alto e l’altro con la punta verso il basso. Ricordiamo anche che esso è perfettamente inscritto in una sfera:

 

Figura 4.1 - Il tetraedro intrecciato

 

Tenendo in mente questa struttura, consideriamo i seguenti punti del modello:

 

Figura 4.2 – L’ottaedro (des.) e la sua inscrizione nel tetraedro intrecciato (sin.) [Lawlor, 1982]

 

La figura 4.2 ci mostra l’ottaedro dentro al tetraedro intrecciato, che a sua volta è dentro a un cubo. Inizialmente è piuttosto difficoltoso cercare di immaginare l’ottaedro come un oggetto libero che può contro-ruotare dentro al tetraedro intrecciato. Effettivamente, in questa forma, le due geometrie sono completamente bilanciate e integrate. Comunque, la parte più importante della fisica di Johnson è capire che l’ottaedro è “staccato”, che agisce separatamente dal campo del tetraedro, ruotando nella direzione opposta. Ci sono solo otto possibili posizioni  in “fase” che le due geometrie posso assumere prima tornare nuovamente all’armonia che vediamo qui sopra. Al fine di avere una posizione in fase, le due geometrie devono avere un certo grado di diretto contatto l’una con l’altra, cioè linea su linea o punto su punto. Il seguente diagramma di “fase” illustra graficamente quanto detto:

 

Figura 4.3 – Le otto “posizioni di fase” create dalla contro-rotazione dell’ottaedro e del tetraedro.

 

Ciò che vediamo in questo diagramma sono due onde semplici: l’onda più piccola che si adatta ad ognuno dei quattro cerchi principali e che rappresenta la rotazione dell’ottaedro, e l’onda più grande, esterna ai confini del cerchio principale, che rappresenta la contro-rotazione del tetraedro. Questo diagramma è di gran lunga il modo più facile di rappresentare come e dove il tetraedro e l’ottaedro si ricongiungeranno, ed è basato su una “fisica delle fasi”, che fu esplorata per primo da Kenneth Geddes Wilson come metodo per mappare relazioni geometriche a larga scala con i movimenti d’onda. Ognuna delle otto differenti “posizioni di fase” rappresenta un diverso elemento, come viene mostrato nella figura seguente:

 

Figura 4.4 – Le otto “posizioni di fase” e come si relazionano con le strutture base dei cristalli formati dagli elementi

 

Quindi, per continuare:

 

Il modo più semplice per visualizzare tale “porta” che si apre sarebbe ritagliare un buco in un pezzo di cartone, e poi accendere un asciugacapelli e tenerne il becco piatto contro il cartone, e poi farlo scivolare verso il buco. Finché il becco non ha raggiunto il buco, l’aria non ha nessun posto dove andare e il motorino farà presto fatica a girare e si surriscalderà; ma una volta che il becco ha raggiunto il buco, l’aria trova un posto dove andare e la pressione si allenta, e il motorino si rilassa. Nell’atomo, per via dell’effetto di Biefield-Brown, la pressione nelle nuvole degli elettroni cercano sempre di correre verso il nucleo, e fino a quando le geometrie non collimano, tale pressione è intrappolata. In questo senso, le linee e i nodi delle forme geometriche posso essere viste come i “buchi” che si materializzano nei campi sferici annidati, che permetteranno alla pressione che scorre all’interno di fuoriuscire.

 

Questo risolve un problema di pressione, ma ci dobbiamo ricordare anche della pressione che si crea per le forze di contro-rotazione del tetraedro e dell’ottaedro. (Queste sono le geometrie che si formano nelle “bolle di campo” di quelli che ora chiameremo rispettivamente etere 1 (A1) ed etere 2 (A2). Le antiche tradizioni spesso si riferiscono ad A1 e A2 come “forza positiva e negativa”). Fino a quando il maggior numero possibile di “buchi” non si sono allineati tra le due geometrie al punto di ottava del bilancio geometrico, l’intera pressione esterna non può fluire verso il centro. Così, quando le due forme “si agganciano” insieme in periodi di valenza che non sono al punto di ottava, la contro-rotazione di A1 e A2 non è pienamente bilanciata, causando ulteriore pressione e mancanza di simmetria. A1 e A2 allora rimarranno “ingessati” in questa posizione sbilanciata se non vengono disturbati da energie esterne.

 

La maggior parte degli elementi sulla Tavola Periodica degli Elementi di Mendeleyev sono “ingessati” in questa maniera, e quindi instabili. In questa situazione, che si verifica in modo del tutto naturale, gli elementi non radioattivi sono organizzati da sinistra a destra della tavola in gruppi di otto. Essi si muovono da una posizione di instabilità e di mancanza di simmetria a sinistra verso una posizione di estrema simmetria cristallina e di bilancio geometrico a destra. Nel modello di Johnson, è solo quando ci muoviamo verso l’Ottava posizione di fase della contro-rotazione che le geometrie riguadagnano nuovamente il loro bilanciamento perfetto.

 

Questo può essere visualizzato con l’idea di sedersi su uno sgabello stretto. Ovviamente, la posizione più confortevole è quando il nostro corpo è centrato nel mezzo. Ora immaginate semplicemente di sedervi sullo sgabello in otto diverse posizioni, cominciando con solo una piccola parte delle vostre gambe a contatto con lo sgabello. Ogni posizione sarà scomoda, e non sarete veramente in equilibrio fino a quando non vi siederete perfettamente al centro dello sgabello. Allo stesso modo gli atomi e le molecole che non si trovano in questo stato di equilibrio vengono considerati “instabili”e si legheranno facilmente con altri atomi e molecole instabili che posseggono l’energia mancante, al fine di creare equilibrio.

 

4.2 - LEGAME COVALENTE

 

La prima forma di legame che può avvenire è conosciuta come legame covalente. Questo nome è usato da quando si credeva che i “legami di valenza” delle nuvole di elettroni fossero condivise dagli atomi in questione. Come abbiamo detto, non ci sono veri “elettroni” ma è il completamento della simmetria geometrica tra A1 e A2, i tetraedri e ottaedri annidati, che formano questo legame. Tutti gli elementi sono semplicemente mescole diverse di A1 e A2, i tetraedri e ottaedri annidati bloccati in differenti posizioni relativamente gli uni agli altri, nel modello di Johnson. L’esempio più semplice di ciò è che un singolo atomo di ossigeno sarà naturalmente attratto da due singoli atomi di idrogeno per miscelarsi naturalmente in una molecola d’acqua, o H20. Non sorprende infatti che la molecola d’acqua è a forma di tetraedro. Nei prossimi capitoli sulla biologia vedremo le interessanti possibilità che emergono come risultato di questa struttura unica.

 

4.3 - LEGAME “IONICO”

 

L’altra possibilità di legame semplice in chimica è conosciuta come “legame ionico”. In questo caso, il legame si crea per una differenza di carica polare, dove un negativo attrae un positivo. Quando un elemento ha una carica non bilanciata è noto come ione, da cui il termine di legame ionico. L’esempio migliore potrebbe essere il cloruro di sodio o sale, che si può scrivere come Na+Cl-, e forma un cubo o un ottaedro. In questo caso è la differenza di pressione tra ioni positivi e negativi ciò che li attrae insieme. Gli atomi di Cloro sono larghi 1,81 angstrom nella molecola di sale, quasi il doppio dell’atomo di sodio, 0,97 angstrom.

 

Il legame ionico può avvenire anche quando singoli atomi di un particolare elemento sono attratti l’uno all’altro e si legano insieme a due a due, creando così simmetria. L’esempio più semplice di questo caso è la molecola di ossigeno gassoso, scritto come O2. L’unico modo in cui i primi chimici furono in grado di isolare questi elementi base, come ad esempio il singolo atomo di ossigeno, era di disgregare gruppi chimici elementari attraverso processi come bruciare, congelare, mischiare con acidi e basi, eccetera.

 

4.4 - ESPANSIONI E CONTRAZIONI DI FREQUENZA

 

Quindi, tornando all’argomento principale, abbiamo otto posizioni di base o fasi nelle quali il tetraedro e l’ottaedro possono trovarsi. Tuttavia, qualunque attento lettore avrà già capito che otto condizioni geometriche di base chiaramente non sono sufficienti per formulare l’intera Tavola Periodica; ci devono essere al lavoro alcune proprietà addizionali al fine di produrre il gruppo completo degli elementi naturali.

 

Figura 4.5 – Contrazione di frequenza del tetraedro (sin.) nell’ottaedro (des.)

 

Ecco la chiave:

 

Entrambe le geometrie sono anche in grado di espandersi e contrarsi sui loro centri.

 

Ci si riferisce a ciò come a un cambio nella loro frequenza.

 

Quando cambiano frequenza, formano diversi tipi di solidi geometrici.

 

Questi solidi non sono solo quelli Platonici, bensì possono avere anche altre forme, come i solidi di Archimede, e sono tutti correlazionati da formazioni imparentate al tetraedro e all’ottaedro.

 

Come si vede in figura 4.5, contrarre una forma geometrica è semplice come dividere ognuna delle sue linee in due o più parti di uguale lunghezza e poi unire i punti insieme. Sezionare ogni linea in due parti si chiama divisione di “seconda frequenza”, così come sezionarle in tre parti si chiamerebbe divisione di “terza frequenza”. Cominciando dal tetraedro Buckminster Fuller dimostrò che con questo processo di espansione e contrazione di frequenza si potevano creare fino a dieci frequenze differenti (forme geometriche), e questo è un aspetto centrale delle scoperte di Johnson. Per esempio, è risaputo che la potente forza nel nucleo dell’atomo è esattamente dieci volte più potente della debole forza delle nuvole elettroniche! (Questo solitamente si scrive come la radice quadrata di 100, che è 10). Non è stata avanzata nessun altra plausibile spiegazione per questa anomalia. Qui, il nucleo rappresenta il punto più grande di geometria ripiegata, al più alto livello di frequenza di contrazione.

 

Quindi, quello che dobbiamo fare è combinare le otto fasi della geometria contro-rotazionale con le varie frequenze della geometria che possono emergere dalla contrazione e dall’espansione. Tenendo questo a mente, l’intera Tavola Periodica può essere ridisegnata, e ultimamente si può anche predire se l’elemento sarà un solido, un liquido o un gas e quali saranno i suoi punti congelamento, fusione ed evaporazione. Johnson rimanda gli interessati al lavoro di James Carter, che fu capace di restituire l’intera Tavola Periodica per mezzo di diagrammi a movimento spirale che chiamò “circloni”. [da “circlons”, gioco di parole fra “circle” e “cyclone” n.d.t.]Sorprendentemente, i “circloni” di Carter sono formazioni toroidi sferiche! Non pare che Carter sapesse cosa fossero le “rotazioni nelle rotazioni” spiraliformi, cicliche e arricciate quando li stava disegnando tra i circloni per mostrare i vari elementi, semplicemente essi dovevano esistere per “moto assoluto”. Per una descrizione più completa invitiamo il lettore ad esaminare la nostra intervista dettagliata e/o il nostro sito internet. Al fine di mantenere il nostro pensiero ad un livello comprensibile per i propositi di questo libro, di seguito indicheremo semplicemente alcuni dei segni più ovvii della fisica quantica che la geometria Platonica è davvero in azione.

 

4.5 - LA COSTANTE DI PLANCK E LA NATURA “QUANTIZZATA” DELLA LUCE

 

Molti di noi già sanno come la radiazione di calore e la luce siano causate dalla stessa cosa, il passaggio di scoppi di energia elettromagnetica conosciuti come “fotoni”. Tuttavia, prima del 1900, non si pensava che luce e calore si muovessero in unità separate di fotoni, ma piuttosto in fasci piccoli, fluenti e ininterrotti. Il fisico Max Planck fu il primo a scoprire che luce e calore si muovono in “pulsazioni” o “pacchetti” di energia al livello più minuscolo, che si calcola essere circa 10-32 centimetri. (Il nucleo di un atomo a confronto è grande come un pianeta!). Notevole che, se si ha una oscillazione più veloce, si avranno pacchetti più grandi, e se si hanno oscillazioni più piccole si avranno pacchetti più piccoli. Planck scoprì che questa relazione tra la velocità di oscillazione e la grandezza del pacchetto rimane sempre costante, indipendentemente dalla misura. Questa relazione costante tra velocità di oscillazione e grandezza del pacchetto è conosciuta come Legge dello Spostamento di Wien. Rigorosamente, Planck scoprì che questa relazione era espressa da un unico numero, che è conosciuto come “Costante di Planck”.

 

Un articolo recente di Caroline Hartmann nell’edizione del Dicembre 2001 del 21st Century Science and Technology tratta specificatamente le scoperte di Max Planck, e rivela che il puzzle creato dalle sue scoperte rimane irrisolto:

 

Oggi siamo indaffarati nel continuare le ricerche di scienziati come Curies, Lise Meitner e Otto Hahn per una visione più approfondita nella struttura atomica. Ma la domanda fondamentale è: il cosa causi il moto degli elettroni, se tale moto sia forzato da qualche legge geometrica e il perché certi elementi sono più stabili di altri, non è ancora chiaro, e aspettano nuove pionieristiche ipotesi ed idee. [grassetto aggiunto]

 

Possiamo già vedere la risposta alla domanda della Hertmann emergere in questo libro. Come avevamo detto, le scoperte di Planck giunsero dagli studi sulla radiazione di calore. Il paragrafo introduttivo dell’articolo di Caroline Hartmann è una descrizione perfetta di quanto lui avesse compiuto:

 

Cent’anni fa, il 14 Dicembre 1900, il fisico Max Planck (1858-1947) annunciò (in un discorso davanti alla Kaiser Wilhelm Society di Berlino) la sua scoperta di una nuova formula di radiazione, che avrebbe potuto descrivere tutte le regolarità osservate quando la materia veniva scaldata e cominciava a irradiare calore di vari colori. La sua nuova formula, comunque, poggiava su un assunto importante: che l’energia di questa radiazione non è continua, ma avviene solo in pacchetti di una certa dimensione. La difficoltà stava in come rendere intelligibile l’assunto che stava dietro a tale formula. Cioè, cosa si intendeva con “paccheti di energia”, che non sono neanche costanti ma variano proporzionalmente con la frequenza dell’oscillazione (Legge dello Spostamento di Wien)?

La Hartmann continua poco dopo:

[Planck] sapeva che in Natura ogniqualvolta si giunge ad un problema apparentemente insolubile, dietro ci deve essere un più alto e complesso insieme di leggi; in altre parole, ci deve essere una “differente geometria dell’universo” rispetto a quella assunta prima. Planck insisteva sempre, per esempio, sul fatto che la validità delle equazioni di Maxwell dovesse essere riveduta, perché la fisica aveva raggiunto un punto in cui le cosiddette leggi “fisiche” non erano più universalmente valide. [grassetto aggiunto

 

Il fulcro del lavoro di Planck può essere affermato in una semplice equazione, che descrive come la materia radiante rilasci energia in “pacchetti” o esplosioni. L’equazione è E=hv, dove E equivale all’energia che si ricava dalla misurazione, v è la frequenza di vibrazione della radiazione che rilascia l’energia, e h è quella che è conosciuta come “Costante d Planck”, che regola il flusso tra v ed E. 

 

La costante di Planck vale 6,626. E’ una costante adimensionale, cioè esprime semplicemente un puro rapporto tra due valori, e non serve assegnargli una ulteriore categoria di misurazione specifica. Planck non ha trovato questa costante per magia, ma piuttosto l’ha laboriosamente ricavata studiando radiazioni di calore di molti tipi diversi.

 

Questo è il primo grande misetro che Johnson ha chiarito con la sua ricerca. Egli ci ricorda che per misurare la costante di Planck è stato utilizzato il sistema di coordinate Cartesiane. Questo sistema prende il nome dal suo fondatore, Rene Descartes (Cartesio), e non dice nient’altro che per misurare lo spazio tridimensionale si usano i cubi. Questo sistema è usato talmente comunemente che gli scienziati non lo considerano per niente come [se fosse] qualcosa di inusuale: solo lunghezza, larghezza e altezza in azione. Negli esperimenti come quelli di Panck, veniva impiegato un piccolo cubo per misurare l’energia che passava attraverso quella regione di spazio. Nel sistema di misure di Planck a questo cubo veniva naturalmente assegnato un volume pari a uno (1), per banale semplicità. Tuttavia, quando Planck scrisse la sua costante non volle che fosse un numero decimale, così trasformò il volume del cubo in 10. Questo rese la costante 6,626 anziché 0,6626. Ciò che però era veramente importante era la relazione tra qualsiasi cosa si trovasse nel cubo (6,626) e il cubo stesso (10). In ultima analisi non era rilevante assegnare al cubo un valore di uno, dieci o qualsiasi altro numero, poiché il rapporto sarebbe rimasto comunque lo stesso. Planck, come abbiamo detto, ha compreso la natura costante di questo rapporto solo attraverso sperimentazioni rigorose nel corso di parecchi anni.

 

Ora ricordiamo che a seconda della grandezza del pacchetto che viene rilasciato, sarà necessario misurarlo con un cubo di grandezza diversa. E ancora, qualsiasi cosa si trovi all’interno del cubo avrà sempre un rapporto pari a 6,626 unità rispetto ad un cubo del volume di 10 unità, indipendentemente dalle grandezze considerate. A proposito dovremmo notare qualcosa: il valore di 6,626 è molto vicino a 6,666, che è esattamente 2/3 di 10. Quindi dobbiamo allora chiederci: “Cosa c’è di tanto importante in 2/3?”

 

Figura 4.6 – Due tetraedri uniti con una faccia in comune a formare un fotone misurato dalla costante di Planck.

 

Basandoci su semplici, verificabili principi geometrici spiegati da Fuller ed altri, sappiamo che quando si inscrive perfettamente un tetraedro in una sfera, esso riempirà esattamente un terzo del suo volume totale. Il fotone in realtà è composto da due tetraedri uniti insieme, come vediamo nella figura 4.6, e poi passano insieme attraverso un cubo la cui grandezza è sufficiente a misurarne solo uno alla volta. Il volume (energia) totale che passa attraverso il cubo sarà due terzi (6,666) del volume totale del cubo, al quale Planck aveva assegnato il valore 10. Buckminster Fuller fu il primo a scoprire che il fotone in realtà era composto da due tetraedri uniti in questo modo, e lo annunciò al mondo al Planet Planning del 1969, dopodichè fu ovviamente dimenticato.

 

La sottile differenza di 0,040 tra il “puro” 6,666 o 2/3 ed il 6,626 della costante di Planck è causato dalla permettività dello spazio vuoto, che assorbe una parte dell’energia coinvolta. Questa “permettività del vuoto” può essere calcolata precisamente da quella che è conosciuta come equazione di Coulomb. Per metterla in termini semplici, l’energia eterica del “vuoto fisico” assorbirà una piccola parte di qualunque energia lo attraversi. Ciò significa che esso permetterà il passaggio di un po’ meno energia di quella che è stata originariamente rilasciata. Quindi, una volta che ci caliamo nell’equazione di Coulomb, i numeri funzionano perfettamente. Inoltre, se misuriamo lo spazio usando coordinate tetraedriche anziché cubiche, allora la necessità dell’equazione di Planck E=hv decade, perché ora si misurerà che l’energia è la stessa in entrambi i lati dell’equazione, così E (energia) equivarrà a v (frequenza) senza bisogno di “costanti” nel mezzo.

 

Le “pulsazioni” di energia che sono state dimostrate dalla costante di Planck sono conosciute ai fisici quantici come “fotoni”. Normalmente pensiamo ai fotoni come “trasportatori” di luce, ma quella è solo una delle loro funzioni. Di maggior importanza, quando gli atomi assorbono o rilasciano energia, l’energia si trasmette in forma di “fotoni”. Ricerche come quelle del dott. Milo Wolff ci ricordano che l’unica cosa che sappiamo per certo a proposito del termine “fotone” è che si tratta di un impulso che viaggia attraverso il campo di energia dell’etere/punto-zero. Ora, possiamo comprendere che questa informazione possiede una componente geometrica, che suggerisce che anche gli atomi debbano possedere tale geometria.

 

4.6 - TEOREMA DI BELL

 

Un’altra anomalia recentemente scoperta ci mostra che esiste geometria a livello quantico è il Teorema di Ineguaglianza di Bell. In questo caso, due fotoni vengono rilasciati in direzioni opposte. Ogni fotone viene emesso da uno gruppo di atomi separato che viene eccitato. Entrambi i gruppi atomici sono composti da atomi identici, ed entrambi decadono allo stessa velocità. Questo permette che “una coppia” di fotoni con le stesse qualità energetiche vengano rilasciati in direzioni opposte contemporaneamente. Entrambi i fotoni vengono passati attraverso filtri di polarizzazione come gli specchi, che dovrebbero teoricamente cambiare la loro direzione di movimento. Naturalmente se si ha uno specchio con un’angolazione di 45° dovremmo aspettarci che il fotone compia una deviazione angolare differente da quella che compirebbe un altro fotone che venisse riflesso da uno specchio posto con un’angolazione di 30°.

 

Invece, in realtà quando viene eseguito questo esperimento, i fotoni compiono esattamente la stessa deviazioje angolare nello stesso istante, indipendentemente dalle differenze di angolazione degli specchi!

 

Il grado di precisione che è stato apportato a questo esperimento è sbalorditivo, come illustra la seguente citazione dalle pagine 142 e 143 del libro del dott. Milo Wolff:

Il più recente esperimento di Aspect, Dalibard e Roger ha utilizzato interruttori ottico-acustici alla frequenza di 50Mhz che variavano l’assetto dei polarizzatori durante il volo dei fotoni, per eliminare completamente ogni possibilità di effetti locali di un rivelatore sull’altro…

Il Teorema di Bell e i risultati sperimentali implicano che parti dell’universo sono connesse in modo intimo (e perciò non ovvio per noi) e queste connessioni sono fondamentali (la teoria dei quanti è fondamentale). Come possiamo comprenderli? Il problema è stato analizzato a fondo (Wheeler & Zurek 1983, d’Espagnat 1983, Herbert 1985, Stapp 1982, Bohm & Hiley 1984, Pagels 1982, e altri) senza soluzione. Quegli autori tendono ad essere d’accordo sulla seguente descrizione delle connessioni non-locali:

  1. Collegano eventi in luoghi separati in assenza di campi o materia conosciuti.

  2. Non diminuiscono con la distanza; un milione di miglia vale quanto un centimetro.

  3. Pare che agiscano a velocità più alte di quella della luce.

Chiaramente, all’interno della struttura della scienza, questo è un fenomeno sconcertante.

Ciò che ci mostra il Teorema di Bell è che i “fotoni” energeticamente appaiati in realtà sono uniti insieme da una singola forza geometrica, come il tetraedro, che continua ad espandersi ad una grandezza maggiore non appena i fotoni si separano. I fotoni  continueranno a mantenere la stessa posizione di fase angolare relativemente l’uno all’altro mentre la geometria che c’è tra loro si espande.

4.7 - L’ONDA ELETTROMAGNETICA

Il nostro prossimo campo di investigazione è la stessa onda elettromagnetica, dal momento che Einstein ha determinato che la materia è fatta di energia elettromagnetica. Come molti di noi sono consapevoli, l’onda elettromagnetica possiede due componenti: l’onda elettrostatica e l’onda magnetica, che si muovono insieme. In modo interessante, le due onde sono sempre perpendicolari l’una all’altra. Per visualizzare quello che avviene qui, Johnson ci chiede di prendere due matite di lunghezza uguale e tenerle perpendicolari l’una all’altra, utilizzando anche la lunghezza stessa della matita per [stabilire] la distanza che le deve separare:

Figura 4.7 – Due matite poste relativamente a 90°, tenute a distanza equidistante

Ora possiamo connettere ogni punta della matita superiore con ogni punta della matita inferiore. Quando facciamo questo, formeremo un oggetto a quattro facce composto di triangoli equilateri tra le due matite: otterremo un tetraedro. Potremmo seguire lo stesso procedimento con l’onda elettromagnetica, tenendo l’altezza totale dell’onda elettrostatica o magnetica (che hanno entrambe la stessa altezza o ampiezza) come nostra lunghezza di base, come mostrato nella figura 4.7 per le matite. Qui nella figura 4.8, possiamo vedere come l’onda elettromagnetica in realtà stia tracciando se stessa su un tetraedro “nascosto” (potenziale) quando uniamo insieme le linee utilizzando lo stesso procedimento:

 

Figura 4.8 – La relazione tetraedrica nascosta nell’onda elettromagnetica.

E’ importante menzionare qui che questo mistero è stato scoperto in continuazione da svariati pensatori, solo per essere dimenticato una volta ancora dalla scienza. Il lavoro del Ten.Col. Tom Bearden ha rigorosamente mostrato che James Clerk Maxwell sapeva che esisteva quando scrisse le sue equazioni “quaternarie” complesse, ma poi Oliver Heaviside distorse il modello semplificandolo a quattro quaternarie semplici e rovinò il sotteso potenziale del tetraedro. Questo tetraedro nascosto fu anche visto da Walter Russell, e più tardi da Buckminster Fuller. Johnson non era consapevole di nessuna di queste precedenti svolte decisive quando le scoprì egli stesso.

4.7 - LA “EIGHTFOLD WAY” DI GELL-MANN

L’enigma successivo ci viene quando studiamo le “particelle” subatomiche chiamate “quark”. Quando una struttura atomica viene improvvisamente frantumata, emersero brevi piste che volarono via dal normale schema di “particella” a spirale in una camera a bolla, e furono nominati “quark”. Questi “quark dovrebbero scomparire molto rapidamente dopo essere stati rilasciati la prima volta. La geometria dei loro movimenti fu analizzata attentamente, dal momento che l’unica cosa che si può realmente rilevare in un’analisi a traccia di vapore sono differenti forme geometriche di movimento. Furono scoperti molte defferenti forme di “quark”, ognuna con proprietà geometriche differenti, ingannevolmente chiamate come “color”, “charm” [“fascino”] e “strangeness” [“stranezza”]. Murray Gell-Mann fu il primo a scoprire un modello unificato che mostrasse come tutte queste proprietà geometriche differenti fossero correlate, e lo chiamò “Eightfold Way” [letteralmente “sistema a otto pieghe”, N.d.T.] . La struttura geometrica unificata che vediamo è, sorprendentemente, un tetraedro:

 

Figura 4.9 – Il tetraedro osservato nell’organizzazione “Eightfold Way” dei “quark” di Gell-Mann

 

Cosa stiamo vedendo, esattamente, qui? Ogni punto è ovviamente un “quark” differente. Johnson ci dice che i “quark” vengono rilasciati quando il flusso di energia eterica del tetraedro all’interno dell’atomo viene improvvisamente frantumato. Per un breve istante, i frammenti di energia frantumata che vengono rilasciati continueranno a fluire con le stesse proprietà geometriche/rotatorie che avevano quando erano fuse nell’atomo, ma in seguito si dissolveranno molto velocemente nell’etere. Non si vedono necessariamente tutti i diversi tipi di “quark” quando si frantuma un atomo, dal momento che l’angolo col quale l’atomo viene frantumato determina quanta parte della sua Unità geometrica interna verrà rilasciata. Ecco perché i quark devono essere diligentemente studiati in modo separato.In modo ancor più interessante, nel modello di Gell-Mann esistono anche altre frequenze geometriche “ripiegate” come il cubottaedro; questo tetraedro è solo una delle tre differenti gerarchie che egli ha scoperto.

 

Ancora, la corrente scientifica principale vede la Eightfold Way di Gell-Mann come nient’altro che una organizzazione geometrica conveniente, ma senza altro significato che quello. Nel seguente estratto, dott. Milo Wolff allude al fatto che la geometria potrebbe essere la soluzione per comprendere la struttura delle “risonanze dello spazio nucleare” nel reame quantico, dalla pagina 198 del suo libro:

 

Un altro interessante problema con un risultato di valore è vedere se si può trovare un modo per accordare le risonanze dello spazio nucleare con la spiegazione della teoria del gruppo dello zoo della particella nucleare. Uno dei nomi di quella teoria è la Eightfold Way scoperta da Gell-Mann e Ne’eman nel 1960. Essa usa astutamente i raggruppamenti geometrici delle varie particelle per determinare i loro parametri: rotazione, parità, numeri isotopi e numeri di stranezza. La teoria del gruppo non ha ancora rivelato una struttura fisica come del tipo della risonanza di spazio. Se c’è una relazione è logico aspettarsi che le soluzioni della equazione d’onda SR abbia proprietà ortogonali che concordino con la Eight-fold Way. E’ un aspetto interessante da tentare.

 

Sorprendentemente, mentre stavamo terminando questa porzione di libro, fummo contattati dal dott. R.B. Duncan, il quale ha pubblicato un lavoro on-line molto dettagliato e meticoloso che spiega che la struttura dell’atomo è basata sulla teoria della geometria di gruppo che Wolff stava menzionando qui sopra. Duncan aveva lavorato su questo problema per trent’anni della sua vita prima di pubblicare una soluzione!

4.8 - CHIARITI GLI ENIGMI DELLA “ROTAZIONE” E DELLA TORSIONE

Figura 4.10 – Angoli di rotazione di 180° degli elettroni causati da impulsi che si muovono sulle forme di energia ottaedriche

 

La prossima prova che dobbiamo prendere in considerazione è la rotazione. I fisici hanno riconosciuto per molti anni fino ad oggi che le particelle d’energia quando viaggiano “ruotano”. Per esempio, sembra che “gli elettroni” cuntinuino a fare giri rapidi di 180° o “mezze rotazioni” quando si muovono nell’atomo. Si sono visti spesso i “Quark” fare “un terzo” o “due terzi” di rotazione quando viaggiano, cosa che ha permesso a Gell-Mann di organizzare i loro movimenti nel tetraedro e in altre geometrie. Nessuno nella scienza ufficiale ha proposto una spiegazione veramente adeguata del perché questo avvenga.

 

Il modello di Johnson mostra che la rotazione di 180° delle nuvole di elettroni è causata dal movimento dell’ottaedro, come si vede nella figura 4.10. E’ importante comprendere che il movimento di 180° proviene in realtà da due giri di 90° per ogni ottaedro. L’ottaerdro deve “slittare all’indietro”, cioè 180°, per rimanere nella stessa posizione nella matrice della geometria che lo circonda. Il tetraedro deve fare giri o 120° (1/3 di rotazione) o 240° (2/3 di rotazione) al fine di conservare la stessa posizione.Questo sarà spiegato in modo più semplice nella sezione 4.9 qui sotto. (Altri teorici dell’etere come Wolff, Crane, Ginzburg e Krasnoholovets hanno la loro personale spiegazione basata sul flusso fluido per il fenomeno del mezzo-giro).

 

Anche l’enigma del movimento a spirale delle onde torsionali si spiega con il medesimo processo. Non importa dove ci si trova è nell’Universo, anche nello “spazio vuoto”, l’etere starà sempre pulsando in queste forme geometriche, formando una matrice. Perciò, ogni impulso di momento che viaggia attraverso quell’etere dovrà tracciare un percorso attraverso le facce di questi “cristalli fluidi” geometrici nell’etere. Così, il movimento a spirale delle onde torsionali è causato dalla semplice geometria attraverso cui deve passare durante il suo spostamento.

 

4.9 - LA COSTANTE DELLA STRUTTURA FINE

 

Sebbene abbiamo lavorato duramente per rendere questa sezione semplice, la costante della struttura fine è un problema più difficile da visualizzare; così se questa sezione diventasse troppo difficile da leggere, potete anche saltare al sommario nella sezione 4.10 senza perdere niente del filo conduttore di questo libro. Abbiamo incluso questa sezione per coloro che volessero solamente vedere quanto lontano arriva il modello della “matrice”. La costante della struttura fine è un altro aspetto della fisica quantica di cui poche persone della corrente ufficiale hanno mai neanche sentito parlare, probabilmente dal momento che si tratta di un imbarazzo totalmente inspiegabile per la scienza ufficiale che aderisce ai modelli basati sulle particelle.

 

Immaginate ora che una nuvola elettronica sia come una palla di gomma flessibile, e ogni volta che un “fotone” di energia viene assorbito o rilasciato, (noto come accoppiamento) la nuvola si stira e si flette come se avesse rimbalzato. La nuvola elettronica sarà sempre “colpita” con una relazione fissa, esatta e proporzionale alla grandezza del fotone. Questo significa che se si hanno fotoni più grandi si otterranno “urti” più grandi nella nuvola elettronica, e fotoni più piccoli creano “urti” più piccoli nella nuvola elettronica. Questa relazione rimane costante, indipendentemente dalla grandezza. La costante della struttura fine è un altro numero adimensionale come la costante di Planck, il che significa che si otterrà la stessa proporzione indipendentemente da quanto la si misura.

 

Questa costante è stata continuamente studiata con analisi spettroscopiche, e il grande fisico Richard P. Feynman ha spiegato il mistero nel suo libro La Strana Teoria della Luce e della Materia [The Strange Theory of Light and Matter] (Dobbiamo qui ricordare ancora che la parola “accoppiamento” significa semplicemente l’unione o la separazione di un fotone e un elettrone:)

 

C’è una questione più profonda e bella associata con la costante di accoppiamento osservata e: l’ampiezza di un elettrone reale per emettere o assorbire un reale fotone. E’ un semplice numero che è stato determinato sperimentalmente in approssimativamente 0,08542455. I miei amici fisici non riconosceranno questo numero, perché a loro piace ricordarlo come l’inverso del suo quadrato: circa 137,03597 con un’approssimazione di circa due nell’ultima cifra decimale. Questo numero è stato sempre un mistero sin da quando è stato scoperto più di cinquanta anni fa, e tutti i buoni fisici teorici mettono questo numero in cima alla loro bacheca e se ne occupano.

Immediatamente vorreste sapere da dove proviene questo numero di accoppiamento: è in relazione a pi o forse la base dei logaritmi naturali? Nessuno lo sa, è uno dei più grandi maledetti misteri della fisica: un numero magico che ci arriva senza comprensione per l’uomo. Si potrebbe dire che la “mano di Dio” ha scritto quel numero, e “noi non sappiamo come Egli abbia mosso la Sua matita”. Sappiamo che tipo di balletto sperimentale fare per misurare questo numero molto accuratamente, ma non sappiamo che tipo di balletto fare su un computer per farlo saltar fuori: senza inserircelo segretamente. [grassetti aggiunti]

Nel modello di Johnson il problema della costante della struttura fine ha una soluzione molto semplice ed accademica. Come abbiamo detto, il fotone viaggia come due tetraedri che sono appaiati, e la forza elettrostatica interna all’atomo è mantenuta dall’ottaedro. Comparando semplicemente i volumi del tetraedro e dell’ottaedro quando si scontrano otteniamo la costante della struttura fine. Tutto quello che facciamo è dividere il volume del tetraedro che è circondato (circoscritto) da una sfera nel volume dell’ottaedro che è circondato da una sfera, e otteniamo la costante della struttura fine come differenza tra essi. Al fine di mostrare come si fa, sono necessarie alcune spiegazioni addizionali.

 

I diagrammi di fase d’onda che abbiamo visto prima in questo capitolo (figure 4.3 e 4.4) ci hanno mostrato la relazione angolare tra l’ottaedro e il tetraedro. Dal momento che il tetraedro è interamente triangolare non importa quanto sia ruotato, i tre vertici su ognuna delle sue facce dividerà il cerchio in tre parti uguali di 120° ognuna. Pertanto, è necessario ruotare il tetraedro solamente di 120° per riportarlo in equilibrio con la matrice geometrica che lo circonda, così che sia sempre nella stessa posizione in cui era prima. Questo è facile da vedere se immaginate un’automobile con ruote triangolari, e volendo muoverla in avanti quel tanto che basta che le ruote sembrino ancora uguali. Ognuna delle ruote triangolari avrebbe ruotato di 120° per farlo.

 

Ora nel caso dell’ottaedro, esso deve sempre girato “sottosopra” o di 180° per riacquistare il suo equilibrio. Se lo si vuol rivedere nell’analogia dell’automobile, allora le ruote dovrebbero avere la classica forma a “diamante” che si vede su un ponte di carte. Al fine di ottenere che il diamante sembri esattamente come all’inizio si deve girarlo sottosopra, di 180°. Il prossimo passo tratto da Johnson spiega la costante della struttura fine basata su questa informazione:

 

[Quando] si vede il campo elettrostatico come l’ottaedro e il campo magnetodinamico come il tetraedro, allora la relazione geometrica [tra loro] è di 180 a 120. Se li si vede come sfere definite da volumi di raggio, allora dividendoli l’uno con l’altro si otterrà la costante della struttura fine.

 

“Volume di raggio” significa semplicemente che si calcola il volume di un oggetto dal suo raggio, che è la metà della larghezza dell’oggetto. (Per coloro che volessero verificare il procedimento matematico, si prenda semplicemente il seno di 180° e lo si divida per il seno di 120°, poi si inserisca questo numero nell’equazione di Coulomb per ottenere la piccola perdita di energia che avviene quando una pulsazione si muove attraverso l’etere). Quando si esegue questo semplice processo di dividere due “volumi di raggio” l’uno con l’altro, il risultato è la costante della struttura fine.

 

E’ interessante notare che, mentre Johnson ha mostrato che la costante della struttura fine può essere vista come relazione tra ottaedro e tetraedro quando l’energia si muove da uno all’altro, Jerry Iuliano ha scoperto che la si può anche vedere nell’energia “residua” che si produce quando si fa collassare una sfera in un cubo, o si espande un cubo in una sfera! Questi cambiamenti di collasso o espansione tra due oggetti sono noti come “pacchettizzazione”, e i calcoli di Iuliano non erano difficili da eseguire; era così semplice che nessuno aveva mai pensato di provarci prima. Nei calcoli di Iuliano, il volume dei due oggetti non cambia; sia il cubo sia la sfera hanno un volume che lui ha fissato in 8πxπ2 .[cioè 23π3] Quando li si pacchettizza l’uno con l’altro, la unica differenza tra cubo e sfera è nel totale dell’area di superficie. La superficie in avanzo tra i due equivale esattamente alla costante della struttura fine.

 

Il lettore dovrebbe immediatamente chiedere: “Come può, la costante della struttura fine, essere un rapporto tra ottaedro e tetraedro ed essere contemporaneamente anche un rapporto tra il cubo e la sfera?”. Questo è un altro aspetto della magia della “simmetria” in azione, dove si vede che forme geometriche differenti possono avere proprietà simili, dal momento che sono tutti inglobati l’uno nell’altro con rapporti perfettamente armonici. Sia la prospettiva di Johnson sia quella di Iuliano ci mostrano che abbiamo a che fare con energie eteriche geometricamente strutturate all’opera nell’atomo.

 

E’ anche importante ricordare che ciò che la scoperta di Iuliano ci mostra è la classica geometria della “quadratura del cerchio”. Questo è stato a lungo un elemento centrale nelle tradizioni esoteriche di “geometria sacra”, dato che si riteneva che mostrasse l’equilibrio tra il mondo fisico, rappresentato dal quadrato o dal cubo, e il mondo spirituale, rappresentato dal cerchio o dalla sfera. Ora possiamo comprendere che questo era ancora un altro esempio di “conoscenza occulta” che era codificata in una metafora, così che la gente del nostro tempo potesse infine riguadagnare la vera comprensione della scienza segreta nascosta in essa. Essi sapevano che una volta che avessimo scoperto la costante della struttura fine, probabilmente non avremmo compreso quello che stavamo osservando, così ci è stata tramandata questa antica conoscenza per mostrarci la chiave di lettura.

 

4.10 - UN MODELLO UNIFICATO

 

Ora, con i dati che abbiamo visto dalla fisica di Johnson e dalla sua comprensione della scienza dei microcluster, quasi-cristalli e condensati di Bose-Einstein, abbiamo veramente un modello quantico unificato.

La nostra presentazione della fisica di Johnson è stata disegnata per essere il più semplificato e stringato possibile, così per chiunque volesse mettere scientificamente alla prova il modello è necessario leggere di più a riguardo, al fine di afferrare veramente le sfumature più recondite. Comunque, per coloro che hanno una mente aperta, i dati che abbiamo presentato qui sono più che sufficienti a dimostrare il punto. La chiave è che la geometria sacra è sempre esistita nel regno quantico; è solo rimasta nascosta in mezzo alle varie anomalie della fisica quantica che è rimasta inspiegata fino ad oggi, dal momento che la corrente ufficiale continua a restare incatenata ai modelli “a particelle” ormai fuori moda.

 

In questo nuovo modello non dobbiamo più restringere gli atomi ad una determinata dimensione; essi sono in grado di espandersi e mantenere le stesse proprietà. Una volta che abbiamo compreso appieno quello che accade nel regno quantico, possiamo progettare materiali che siano estremamente duri ed estremamente leggeri, dal momento che ora siamo consapevoli dell’esatto arrangiamento geometrico che fa in modo che leghino nel modo più efficace. Ci ricordiamo che si diceva che i pezzi dei frammenti dell’Incidente di Roswell erano incredibilmente leggeri, eppure erano così forti che non potevano essere tagliati, bruciati o danneggiati in alcun modo. Questo è il tipo di materiale che saremo in grado di costruire quando avremo compreso appieno la nuova fisica quantica.

 

Ricordiamo che i quasi-cristalli sono ottimi serbatoi di calore, ed anche che spesso non conducono elettricità, nonostante i metalli coinvolti siano dei buoni conduttori. Similmente i microcluster non permettono ai campi magnetici di penetrare dentro i cluster stessi. Quello che la fisica di Johnson ci dice è che una struttura tanto geometricamente perfetta ha un perfetto legame in tutta la sua struttura, e così nessuna energia termica o elettromagnetica può passarci attraverso. La geometria all’interno è così compatta e precisa che non c’è letteralmente nessun “buco” per far muovere la corrente attraverso le molecole.

 

Ora che abbiamo un modello eterico di fisica quantica relativamente completo, siamo pronti ad andare avanti e mostrare come tali forze geometriche continuino ad avere la loro influenza su ordini di grandezza superiori, specificatamente nelle formazioni note come la Griglia Globale. Molto di questo materiale è una rivisitazione dei volumi precedenti, ma nondimeno è importante che li si riprenda ancora una volta. Una volta che abbiamo stabilito questo legame cruciale tra la geometria del regno quantico e la macro-geometria, che prova effettivamente l’esistenza e l’importanza di queste nuove teorie, andremo avanti a delineare un intero nuovo modello del Cosmo basato su tutti i principi di cui abbiamo discusso fino a questo punto. Il Sesto Capitolo si concentrerà principalmente nella spiegazione di questo nuovo modello cosmologico, mentre il Settimo Capitolo presenterà informazioni più specifiche e osservabili che mostrano il nuovo modello in funzione.

 

RIFERIMENTI:

1. Besley, N.A., Johnston, R.L., Stace, A.J. and Uppenbrink, J. Theoretical Study of the Structures and Stabilities of Iron Clusters. School of Chemistry and Molecular Sciences, University of Sussex, Falmer, Brighton, BN1 9QJ, United Kingdom. URL: http://www.tc.bham.ac.uk/~roy/Papers/fecpap.ps

2. Carter, Barry. ORMUS and Consciousness. YGGDRASIL: The Journal of Paraphysics. 1999. URL: http://members.aol.com/yggdras/paraphysics/BCarter.htm

3. Carter, James. Theory of Absolute Motion. URL: http://www.circlon.com

4. Feynman, Richard P. The Strange Theory of Light and Matter.

5. Fuller, Buckminster. Planet Planning. 1969.

6. Gell-Mann, Murray. The Eight-fold Way. 1960.

7. Hartmann, Caroline. Max Planck’s Unanswered Challenge. 21st Century Science and Technology Magazine, Vol. 14, No. 2, Summer 2001. URL: http://www.21stcenturysciencetech.com

8. Johnson, Rod and Wilcock, David. Conversations on Sequential Physics. 2001. URL: http://www.ascension2000.com/sequential.htm

9. Mehrtens, Michael. Definition of Microclusters. URL: http://www.subtleenergies.com/ormus/research/research.htm

10. Sugano, Satoru and Koizumi, Hiroyasu. Microcluster Physics: Second Edition. Springer-Verlag, Berlin Heidelberg New York, 1998. ISSN: 0933-033X; ISBN 3-540-63974-8

11. Wolff, Milo. Exploring the Physics of the Unknown Universe. Technotran Press, Manhattan Beach, CA, 1990. ISBN 0-9627787-0-2. URL: http://members.tripod.com/mwolff

 

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Originale in inglese: http://www.divinecosmos.com/index.php?option=com_content&task=view&id=98&Itemid=36

 

Tradotto da Mauro Carfi e Andrea Calabrese per Stazione Celeste

 

www.stazioneceleste.it