)*(Stazione Celeste)
Capitolo Sette
STRUTTURE DI ENERGIA SFERICA NEL COSMO
di David Wilcock
7.1 - CAMPI MAGNETICI E “DOMINI DEL VUOTO”
Naturalmente, nei campi magnetici si possono osservare molte delle strutture di base dei campi energetici a toroide sferico discussi nel capitolo precedente. Tesla è stato il primo a scoprire che i campi magnetici sono in rotazione continua, benché fino ad ora non ne sia ancora stata data una adeguata spiegazione. Ancora non si sa neanche perché i magneti buoni continuano a durare ben oltre i 1000 anni senza cali di rendimento. Nel nostro nuovo modello, perché si formi un campo magnetico non sono necessari né una barra di ferro né un cuore planetario metallico; il campo si crea quando l’etere 1 (A1) e l’etere 2 (A2) fluiscono insieme nella forma base del toroide sferico. Semplicemente l’orientamento nord-sud delle molecole nel magnete permette a questa corrente di energia di essere imbrigliata.
I “globi di luce” sono uno dei molti esempi di campi magnetici indipendenti che sono stati osservati, e come abbiamo pubblicato nel nostro volume precedente e qui nel Capitolo Cinque, tali sfere di plasma luminose sono state effettivamente riprodotte in laboratorio attraverso il lavoro di Schappeller, Searl, Roschin & Godin di replica dell’Effetto Searl e altri. Nel precedente volume abbiamo anche affrontato l’argomento dei fenomeni di “Domini del Vuoto”, che sono formazioni di energia sferica di diverse dimensioni che posseggono i seguenti, assai anomali effetti:
[I Domini del Vuoto] sono in grado di penetrare qualsiasi quantità di materia;
Possono emettere o assorbire luce e altre radiazioni elettromagnetiche nell’intero spettro delle frequenze;
Possono causare il blocco di apparecchiature elettroniche a causa del forte campo elettrico che producono sia dentro sia fuori da se stessi;
Esibiranno un campo magnetico misurabile;
Possono distorcere campi gravitazionali, causare la levitazione o l’appesantimento di oggetti;
Possono causare la rotazione di aria e polvere su se stessi, dal momento che sono in un costante stato di rotazione;
Possono avere esplosioni senza che queste ne cambino necessariamente la forma o la grandezza;
Possono avere una forma geometrica definita come una sfera o “un’ellissoide”, che fondamentalmente è una sfera allungata; e infine,
Possono essere osservati e segnalati molto più di frequente negli anni in cui l’attività solare ha raggiunto il suo picco.
Molto importante è che la fisica avanzata del dott. V.L. Dyatlov ha chiaramente dimostrato che queste formazioni possono emergere solo quando due forme di etere vengono mescolate insieme, conosciute nel modello di Terletskiy come “physical vacuum of matter” o PVM [= Vuoto Fisico di Materia o VFM] e “physical vacuum of antimatter” o PVA [= Vuoto Fisico di Antimateria o VFA]. (Ovviamente, qui li abbiamo chiamati A1 e A2, poiché sentiamo che la classificazione materia/antimateria è una definizione troppo limitante, dal momento che entrambi sono necessari per produrre materia). La chiave qui è che i “Domini del Vuoto” rappresentano quello che accade quando A1 e A2 si mescolano insieme senza essere in grado di stabilizzarsi a sufficienza per creare materia/energia durevole. Essi estraggono molto attivamente energia da gravità e onde di torsione per cercare di stabilizzarsi, e creano così effetti anomali. Possiamo anche visualizzarli come una “bolla” di un etere che è stata introdotta nell’altro, similmente a quanto avverrebbe se rilasciamo improvvisamente olio nell’acqua. In questo caso, vedremmo apparire delle sfere di olio, che però durerebbero solo per brevi istanti.
Brevemente, riportiamo un estratto dal nostro libro precedente che mostra le diverse forme che questi domini possono assumere, come osservato dal lavoro del Dott. Aleksey Dmitriev e del Dott. V.L. Dyatlov:
7.2 - FENOMENI ANOMALI DEI “DOMINI DEL VUOTO”
Globi di Luce. Secondo gli autori, questo è il fenomeno anomalo maggiormente conosciuto e studiato, e mostra tutte e nove le proprietà dei VD [=Vacuum Domains]. La gran parte dei documenti scientifici non menzionano nessun effetto di levitazione che avviene con le palle di luce, ma questo semplicemente perché il globo di luce è così piccolo che sarebbero molto difficili da vedere. La formazione tipica di un globo di luce è tra i 10 e i 30 di diametro. Alcuni dicono di aver visto particelle di polvere che ruotano dentro i globi di luce.
Formazioni naturali di luce spontanea o “plasmodi”. Qui abbiamo degli oggetti che possono essere visti a occhio nudo come brillanti globi di luce, e possono essere visti ancora meglio su pellicola quando vengono fotografati. Solitamente appaiono vicino ad aree della Terra dove c’è la maggiore attività energetica, in forma di fratture della crosta che producono terremoti. Hanno proprietà simili ai globi di luce, e in questo caso è molto più apprezzabile l’effetto della levitazione su grande scala. Gli autori ci riferiscono di un caso in Russia conosciuto come le “esplosioni di Sasovo”, descritte da A.Yu. Olhovatov, dove è stato testimoniato che queste formazioni erano in grado di far levitare oggetti così come di produrre gli effetti esplosivi menzionati nella proprietà numero 7 della lista precedente. Le immagini allo studio lo mostrano chiaramente.
Poltergeist. Mentre alcuni casi di “possessione” possono coinvolgere entità reali in forma non fisica, altri sembrano essere casi dove un VD penetra attraverso i muri della casa di na persona. In questi casi, si è osservata una energia globulare moderatamente brillante che poteva far levitare oggetti, creare campi elettrici e magnetici, far girare l’acqua nei bicchieri e nelle bocce dei pesci e anche causare danni alle persone. Se il fenomeno avviene ripetutamente, potrebbe essere perché la casa è costruita sopra un’area della Terra che è più attiva energeticamente e perciò in grado di produrre queste formazioni. Certe persone, in special modo gli adolescenti scontenti, sono in grado di direzionare i movimenti di queste formazioni, dal momento che sono create da forme di energia intelligente.
I Tornado. Tutti noi abbiamo familiarità con le formazioni di nubi ad imbuto di un tornado, il quale può creare danni immensi e sollevare oggetti essenzialmente intatti. Lo studio dei tornado è così importante che il Dott. Dmitriev in realtà lo affronta in un documento interamente separato intitolato “Electrogravidynamic Concept of Tornadoes” (“Concezione Elettrogravitodinamica dei Tornado”), anche sul sito web del Millennium Group: www.millenngroup.com. La maggior parte delle nove proprietà sulla lista sono associate direttamente con i tornado, compresa l’apparizione di forme visibili di luce. Nel documento “II Tornado”, Dmitriev riferisce del seguente caso:
Nel 1951 in Texas un imbuto è passato sopra un osservatore all’altezza di 6 metri, l’interno aveva un diametro di circa 130 metri con le mura di 3 metri di spessore. Dentro il vuoto c’era una nube brillante [che pulsava], [o oscillatore centrale]. All’interno non era affatto vuoto, perché respirare non era difficile.
In altri casi, dentro e intorno ai tornado sono stati visti “sciami di globi luminosi” e altri fenomeni luminosi, compresi “luce ardente continua” e “luminescenze continue”. Altri fenomeni anomali riguardo la gravità e la compenetrazione della materia [sono stati trattati anche nel precedente volume, dal momento che nei tornado avvengono frequentemente degli spostamenti di energia eterica a densità [=dimensioni, N.d.T.] più alte]. Il concetto di “risucchio d’aria” non è sufficiente a spiegare gli effetti antigravità all’interno dei tornado, specialmente se una persona vi può respirare all’interno.
“Angeli”. Questo termine si riferisce ad un speciale tipo di interferenza radar con cui tutti i sistemi si devono confrontare. Agli esordi dei radar, ci sono stati casi dove sono apparsi dei bip sugli schermi che sembravano essere aerei o missili. Gli ingegneri hanno capito che questi in realtà non erano oggetti fisici e si riferivano ad essi come “angeli”, e ora i radar vengono costruiti in modo da poter non rilevare erroneamente queste formazioni. Gli autori suggeriscono che gli “angeli” siano la stessa cosa delle “formazioni naturali di luce spontanea”, poiché entrambi si verificano sopra le faglie tettoniche. Nel caso delle FNLS [=Formazioni Naturali di Luce Spontanea], esse vengono rilevate proprio sopra le faglie, mentre gli “angeli” vengono rilevati tipicamente ad alcuni chilometri di altezza sopra le faglie.
“Piccole Comete” o “Buchi nell’Atmosfera”. Questi sono stati osservati in immagini ad ultravioletti della Terra scattate da grandi altitudini. Con la frequenza di circa 20 volte al minuto, sono stati visti formarsi dei grandi buchi neri nella ionosfera superiore, ognuno dei quali è grande circa 30 miglia. L’ipotesi convenzionale, portata avanti da coloro che lo hanno scoperto, è che questi buchi vengono prodotti da “piccole comete” di neve e ghiaccio. Tuttavia, se queste numerose comete colpiscono costantemente la Terra, dovrebbero colpire alla stessa maniera anche la Luna, ma non ci sono tremori sulla superficie della Luna che possano far pensare a questo genere di eventi. Perciò gli autori considerano che anche questi possano essere causati da domini del vuoto.
Esplosioni Ionosferiche ed Atmosferiche. In questo caso, il nome si spiega da solo. Molte persone hanno sentito forti esplosioni spontanee senza alcuna sorgente apparente, e senza alcun segno di meteo inclemente. Queste esplosioni sono associate con le forme luminescenti di geometria sferica che sono state viste penetrare la materia.
Esplosioni Litosferiche Tubolari. Questi sono fenomeni che avvengono dentro la litosfera o crosta terrestre, che possono condurre campi elettromagnetici e possono avere qualità elastiche e flessibili. I geologi hanno osservato improvvise pulsazioni o esplosioni di calore all’interno della litosfera, dove immediatamente dopo si formano tubi ellittici allungati conosciuti come “tubi di Kimberlite”. [Spesso, l’interno di questi tubi erano pieni di file di diamanti, e questi erano ben conosciuti dalla popolazione Eschimese, come abbiamo detto nel Capitolo Cinque]. Queste sono esplosioni di luminescenza spontanea che producono emissioni elettromagnetiche, e , almeno in Russia, sono considerate “il grande mistero della geologia moderna”.
“Spiriti”, folletti e getti. Queste anomalie sono state scoperte solo di recente, e le spiegazioni convenzionali per esse sono ancora piuttosto deboli. Sopra le nubi tempestose, possono apparire brevi e molto ampi lampi di luce oltre i 100Km di altitudine. Essi spesso appaiono blu o rossi a seconda della loro altitudine. Ma, cosa più importante per Dmitriev e altri, queste formazioni sono spesso associate con i più intensi gruppi di lampi che si muovono dalle nubi verso il suolo. Questo suggerisce che i lampi si combinino in qualche modo con l’energia della Terra per causare la formazione di questi flash luminosi.
Luminescenze associate a terremoti ed eruzioni vulcaniche. Secondo Dmitriev ed altri, quasi tutti i terremoti ed eruzioni vulcaniche sono accompagnate dall’avvistamento di formazioni luminose. Possono essere viste prima, durante e dopo gli eventi stessi, e quindi sono strettamente sincronizzate con questi eventi.
Nel nostro precedente volume, questi 10 punti sono stati seguiti poi da un’altra osservazione che invece è mancata a Dmitriev e Dyatlov: l’enigma degli “UFO della NASA”, che sono forme di energia sferica che sono stati rilevati in molte diverse sezioni di reportage fotografici della NASA. Questi sembrano essere originati dall’interno del Sole. Un altro candidato a “Dominio del Vuoto” è il fenomeno delle “Barre”, dove in alcune videocassette sono stati visti tubi elicoidali di debole energia luminosa a spirale chiudersi come una cerniera ad alte velocità. E’ possibile che questi avvistamenti documentati di “Barre” siano Domini del Vuoto il cui asse centrale della spirale sia più visibile della sfera circostante.
Queste formazioni hanno sicuramente il loro posto in una cosmologia Unificata, e aiutano a mostrarci la realtà dell’esistenza di A1 e A2, dal momento che Dyatlov ha rigorosamente dimostrato che dobbiamo avere due differenti eteri che si mescolano insieme per risolvere il mistero della loro formazione. Tuttavia, in questo capitolo ci concentriamo di più sulla stabile, comunemente osservata, struttura del nostro Cosmo che dimostra il modello unificato che abbiamo portato avanti nel capitolo precedente.
7.3 - I PIANETI
Sul suo sito internet Living Cosmos, Richard Pasichnyk ha rivelato che è stato osservato che quasi tutti i pianeti hanno o un anello visibile o una corrente di energia che emana lungo il piano dell’Equatore, che è conosciuto come l’eclittico. Saturno semplicemente ha l’anello esterno più visibile di tutti i pianeti, ma si è scoperto che anche la maggior parte degli altri li hanno. Non esiste nessuna solida spiegazione convenzionale per questo fatto. Inoltre, la gran parte dei pianeti hanno in orbita parecchie lune sferiche le quali anche loro tracciano uno schema perfetto sull’eclittica.
La ricerca di Richerd Pasichnyk dimostra il principio dei campi di energia contro-rotazionale di A1 e A2 in azione, osservando il comportamento dei pianeti gassosi. Sono state osservate strisce contro-rotazionali di gas su tutti i pianeti gassosi, dove si ha una continua alternanza tra fasce a rotazione oraria e fasce a rotazione antioraria. Le aree a rotazione oraria sono conosciute come “cinture” e le fasce a rotazione antioraria sono conosciute come “zone”. Inoltre, certe atmosfere planetarie come quella di Venere in realtà sono state viste alzarsi e abbassarsi di altezza, rivelando un “respiro” planetario proprio come l’oscillatore centrale. La ionosfera di Venere può variare da un’altezza di soli 200 chilometri. Fino a svariate migliaia di chilometri entro un periodo di 24 ore, e l’altezza del piano delle nuvole si muove su e giù di più di un chilometro, o 0,62 miglia, lungo tutta la superficie del pianeta simultaneamente. Questo è conosciuto come lo “steady breath” (=“respiro fermo”) di Venere e avviene su un periodo ciclico di quattro giorni.
Pasichnyk ha anche sviluppato il concetto che il centro di un pianeta in realtà non è metallico, ma una forma di energia di plasma ardente simile a quella del nostro Sole. Questa prova è presentata in dettaglio nel nostro precedente volume, e ci mostra un altro livello di come un pianeta sia un microcosmo di un Macrocosmo. Avremo altro da dire su questo quando inizieremo a discutere dell’evoluzione.
7.4 - IL SOLE
Il nostro Sole possiede un campo magnetico conosciuto come l’eliosfera, che è anch’esso in forma di toroide sferico. I pianeti orbitano tutti all’interno del piano dell’equatore solare, o eclittica. Si è scoperto che la superficie del Sole pulsa effettivamente dentro e fuori, come diremo in dettaglio più avanti in questo capitolo [Si sa che anche la stella Alpha Centauri A pulsa]. Il nostro Sole possiede anche un campo magnetico meno conosciuto che viaggia lungo il piano dell’eclittica chiamato la Spirale di Parker, che ha una struttura tridimensionale che è esattamente uguale ai bracci spiraliformi di una galassia:
Figura 7.1 – La Spirale di Parker, una formazione magnetica interplanetaria
Questo suggerisce che un più grande mistero si nasconde sotto la struttura del Sistema Solare che la scienza non ha ancora compreso: se in qualche modo avviene una creazione continua, allora forse un sistema solare può eventualmente svilupparsi in una intera galassia, e il campo della Spirale di Parker si riempirà di stelle, creando così i bracci galattici. Proseguendo il discorso, una tale nozione sembrerà sempre meno assurda.
7.5 - LE GALASSIE
Tutti sanno che una galassia è un disco di stelle, pianeti e gas che si formano lungo un piano eclittico piatto. La gran parte delle persone non è informata delle recenti scoperte che una galassia è anche circondata da una sfera di “materia oscura” e/o “energia oscura” conosciuta come la Galactic Halo (=Aureola Galattica), che abbiamo menzionato in entrambi i nostri precedenti libri, segnata qui nell’angolo in alto a sinistra dell’immagine:
Figura 7.2 – La Struttura di una Galassia, compresa la Aureola Galattica sferica
Si sa che questa aureola sferica è la causa della maggioranza delle forze gravitazionali esercitate sulla galassia, causandone la rotazione come se fosse un oggetto sferico unico. Questo non è affatto come si comporta il nostro Sistema Solare, dove Mercurio orbita intorno al Sole molto pù velocemente di Plutone. (Se il nostro Sistema Solare fosse una galassia, allora Mercurio e Plutone orbiterebbero intorno al Sole nello stesso periodo di tempo). Così ancora una volta in una galassia abbiamo sfere di energia, con materia che si forma all’interno delle zone del piano eclittico. La NASA ha anche osservato “getti assiali” che emanano da nord a sud del centro delle galassie, e questi getti ci mostrano l’asse nord-sud centrale della formazione edi energia a toroide sferico:
7.3 – Ricostruzione artistica della NASA di un “getto assiale” che emana dall’interno di un centro galattico
Un esempio di fenomeno assiale viene da una citazione su Science News Online [2], dalla ricerca di C.D. Dermer, J.D. Kurfess e W.R. Purcell, tra gli altri, a riguardo di questi getti di antimateria e gas caldi:
“Non abbiamo una idea precisa di come questa radiazione venga prodotta” dice Purcell. La mappa del GRO indica, tuttavia, che la radiazione ad alta altitudine si connette con la radiazione al centro galattico. Sebbene la sua risoluzione sia limitata, la mappa suggerisce che l’emissione è parte di una striscia di materia e antimateria che cresce dal centro. Le immagini radio suggeriscono un simile schema.
Un buon sospetto è il buco nero, stimato in circa 1 milione di volte la massa del sole, che si pensa risieda nel centro della Via Lattea. Si crede che i Buchi Neri producano getti di materia e radiazione che possano generare le emissioni di raggi gamma osservati dal GRO. [grassetti aggiunti]
Inoltre, Ikehata e altri, hanno provato che la forma della galassia può essere riprodotta in laboratorio su una stabile base continua da un processo fluido-dinamico contro-rotazionale, creando una copia approssimativa del nostro modello di comportamenti di intersezione di A1e A2 nell’Universo:
http://newton.ex.ac.uk/aip/physnews.393.html#3
Nell’esperimento di Ikehata e altri il plasma caldo di argon era in rotazione a velocità molto alte e il gas freddo di argon rimaneva stazionario. Questo ha creato una condizione molto simile a quello dei campi di contro-rotazione, dal momento che il gas stazionario procurava la resistenza al plasma in rotazione proprio come il movimento antiorario di A2 resiste al movimento orario di A1.
E, come indica il dott. Paul Wesson nella sezione 2.17 del suo documento, “Entrambe le teorie standard della formazione della galassia contengono chiaramente elementi ad-hoc, così come fanno le teorie delle origini di strutture a scala più grande”. Poi, nella sezione 2.18, dice, “La rotazione delle galassie, sebbene problematiche all’inizio, procurano un buon set di dati per testare i fondamenti della fisica”.
E cosa possiamo pensare del problema dei buchi neri, dal momento che questo modello dice che non esistono? Un articolo recente sul sito della CNN ha in realtà presentato una soluzione “eterica” per il mondo ufficiale:
(CNN) – Arguendo che i buchi neri sono ricolmi di contraddizioni, gli astronomi hanno escogitato quello che considerano un destino più plausibile per le stelle che implodono. Prendendo in considerazione la fisica quantica, due scienziati statunitensi suggeriscono che le stelle giganti morenti si trasformano in quelle che loro chiamano gravistelle, gusci di materia estremamente densa con spazio esotico all’interno…
Mottola e Mazur hanno osservato che i primi propositori del buco nero non conoscevano le fluttuazioni quantiche nell’universo che influenzano tutto, dalle particelle di luce alla gravità.
“Solitamente non siamo a conoscenza del medium quantico [cioè l’etere] nel quale siamo immersi” scrive Mottola su New Scientist, “come un pesce in uno stagno calmo che non sa dell’incessante tremolio delle molecole d’acqua”.
Prima che si possa formare un buco nero (in una stella che collassa) gli effetti quantici modificherebbero lo spazio-tempo intorno alla gigante in via di implosione, dando il calcio d’avvio a una fase radicale di transizione simile a quando l’acqua liquida diventa ghiaccio. Lo spostamento a un nuovo stato porterebbe alla formazione di un nuovo esotico oggetto, la gravistella, una bolla condensata avviluppata da un sottile guscio sferico di energia gravitazionale.
In un documento proposto al Physical Review Letters, Mottola e Mazur argomentano che le gravistelle concordano con le leggi della fisica classica ma non hanno le imbarazzanti contraddizioni che hanno invece i buchi neri. Infine, dalla Terra esse apparirebbero più o meno uguali ai classici buchi neri. Perciò, essi dicono, quei caotici, densi punti caldi presenti in tutto l’universo che gli astronomi considerano prova indiretta dei buchi neri potrebbero altresì supportare l’esistenza delle gravistelle.
Mottola e Mazur sperano che la gravistella getti luce sugli ancora profondi misteri dell’universo. I pesanti oggetti potrebbero spiegare le intense esplosioni di raggi gamma provenienti dall’universo più distante. Più coraggiosamente, essi suggeriscono che il cosmo intero sia esso stesso intrappolato dentro una gravistella gigante… Gli astronomi considerano il lavoro di Mottola e Mazur in ogni modo, da “stupefacentemente brillante” a “improbabile”. Forse ci vorranno decenni o più per saperlo con certezza. [grassetto aggiunto]
E la forma della “stupefacentemente brillante” gravistella? Indovinato: un toroide sferico con “anelli” espulsi emanati lungo il piano dell’eclittica. Così, la corrente ufficiale non è così “persa” come molti ancora credono, dal momento che qui abbiamo un articolo che discute così apertamente dell’”etere”, chiamandolo semplicemente il “medium quantico” e ascrivendogli le proprietà dei fluidi con l’analogia del pesce nell’acqua.
7.6 - I SUPERCLUSTER
Si sa che gruppi di galassie sono riunite in supercluster sferici, suggerendo ancora una volta che è all’opera uno schema a scala più vasta di campi di energia sferica (in realtà è più accurato dire che le galassie vengono formate dai campi di energia che diventano supercluster). La svolta decisiva la dà la ricerca del dott. Halton Arp che ha rivelato che il nostro attuale metodo di calcolo delle distanze stellari, conosciuto come “redshift”, è inesatto e che, una volta corrette le distorsioni che sono state introdotte, scopriamo che la maggioranza dei supercluster sono veramente di forma sferica, con la maggior concentrazione di galassie nel loro centro. Sappiamo che questo è il caso del nostro supercluster locale, che ha una massiccia sfera di galassie, conosciuto come il “cluster Virgo”, nel suo centro. Il lavoro di Arp conclude anche che i corpi ad alta densità conosciuti come quasar sono in realtà i semi di nuove galassie, espulse dalle galassie più vecchie e mature e connesse ad esse da filamenti visibili. Questo argomento sarà trattato più dettagliatamente nei prossimi capitoli.
7.7 - LA SUPERGALASSIA UNIVERSALE E LA SFERA CIRCOSTANTE
Per finire, introduciamo i dati della Teoria della Simmetria di S.N. Kimball. Recenti misurazioni della radiazione cosmica di fondo (CMB) [=Cosmic Microwave Background] dell’Universo hanno confermato che tutta la materia visibile nell’Universo è “piatta” [leggi “tutta su un unico piano”, N.d.T.], che forma effettivamente un altro disco, come una super-galassia gigante (Uno scienziato della NASA ha pubblicato una teoria su un organo di informazione ufficiale nell’autunno 2001, per cui questo gigantesco disco universale potrebbe essere causato da due corpi di energia fluida in contro-rotazione, riportando ancora una volta ad un modello fluido-dinamico) Le ricerche con penna a raggio laser del 1990 di Broadhurst e altri, così come altri studi, hanno rivelato che esistono muri di galassie nell’Universo che sono separate da vasti tratti di spazio vuoto, 128 megaparsec di lunghezza. Questi muri si estendono per l’intera distanza che la ricerca è stata in grado di osservare, un raggio di oltre 2,5 gigaparsec, cioè un quarto della grandezza dell’intero Big-Bang ipotizzato dell’Universo! L’articolo che segue, tratto da Physics News, cita questi dati:
http://newton.ex.ac.uk/aip/physnews.304.html#2
L’UNIVERSO E’ CRISTALLINO? Quando gli astronomi misurano il redshift di altri supercluster di galassie, l’architettura tridimensionale dell’universo diventa sempre più evidente. Nuove ricerche sul redshift, per arrivare sempre più lontano nello spazio, stanno ottenendo benefici delle fibre ottiche dalla crescente automazione. Una fresca analisi degli attuali cataloghi dei redshift offrono alcune prove di un periodico assembramento di supercluster, separati dal nulla, su scale di 120 megaparsec (circa 390 milioni di anni luce). Grandi muri di galassie a questa scala erano stati scoperti in precedenza, ma l’apparente periodicità è una novità. I ricercatori suggeriscono che possa essere necessaria una nuova teoria per spiegare questa specie di immensa struttura a scacchiera 3D che sembra emergere da questi dati. (J. Einasto e altri, Nature, 9 Gennaio 1997). [grassetti aggiunti]
La visione a “scacchiera” non riesce a vedere che i “muri” che sono stati trovati dalla ricerca con penna a raggio laser si estende probabilmente a 360 gradi a formare i bracci a spirale, formando una Super-Galassia seguendo il principio del frattale. E c’è ancora di più: nel 1994, Lauer & Postman hanno scoperto che i muri delle Super-Galassie hanno una velocità stabile, e si stanno tutti muovendo nella stessa direzione: stanno ruotando. [Per metterla in modo più specifico, Lauer & Postman hanno condotto una ricerca sulla velocità peculiare di tutto il cielo e hanno scoperto che tutte le galassie di tipo “cluster di Abel” entro 150 megaparsec si stanno muovendo ad una velocità unificata di circa 700km al secondo, se rapportata al quadro assoluto fornito dalla Radiazione Cosmica di Fondo]. I dati di Lauer & Postman sono stati analizzati statisticamente nel 1995 da Strauss e altri, che hanno concluso con un livello di fiducia maggiore del 95% che queste osservazioni sulla velocità di rotazione ad ampia scala sono accurate, tagliando fuori tutti i popolari modelli di Big-Bang, che non possono fare affidamento su una strutturazione su scala così ampia.
Figura 7.4 – La scoperta di Nodland e Ralston di un “Asse Universale”, o cono anisotropo
Così se comprendiamo davvero che l’Universo è una Super-Galassia, allora la nostra prossima domanda è se esso possieda anche una Sfera Universale con un asse centrale. La Teoria dell’Universo Anisotropico di Borge Nodland e John Ralston in realtà rivela proprio questo. Assi hanno scoperto che i campi di torsione che esistono in tutto l’universo, che nel loro cammino causano naturalmente la rotazione delle particelle, non sono uniformemente distribuiti, ma piuttosto formano un Asse Universale (La parola “anisotropico” significa “non uguale in ogni direzione”). Nodland e Ralston hanno scoperto che più vicina una particella nello spazio è a questo Asse Universale, maggiore è il movimento spirale torsionale che sperimenterà lungo il suo cammino; è un effetto sottile ma piuttosto apprezzabile. Come scrivono P.F. Schewe e B.Stein in Physics News Update:
Ora due ricercatori, Borge Nodland dell’Università di Rochester (bnod@lle.rochester.edu; 716-275-5772) e John Ralston dell’Università del Kansas (ralston@kuphsx.phsx.ukans.edu; 913-864-4020) hanno studiato i dati sulla rotazione di polarizzazione per 160 galassie e hanno percepito che in aggiunta all’effetto Faraday, sembra esserci all’opera una misteriosa dipendenza angolare extra. In effetti, la rotazione varie considerevolmente con l’angolo attraverso il cielo, come se l’Universo possedesse un asse… Una possibile spiegazione potrebbe essere l’esistenza di “muri di dominio” tra differenti regni del cosmo, come prescritto in certe teorie della fisica delle particelle.
Questo articolo non solo supporta l’idea di un Asse Universale, ma anche di “muri di dominio”, come abbiamo appena detto. Così Nodland e Ralston hanno effettivamente dimostrato che il disco piatto dell’intero Universo deve anche essere circondato da un campo di energia in forma di toroide sferico: una sfera con un asse nord-sud centrale. Il flusso a vortice di A1 e A2 fa in modo che l’asse abbia la più grande quantità di energia che gira a spirale attraverso esso, esercitando così il maggior grado di rotazione torsionale su tutta la materia nelle vicinanze. Il team di Nodland non vede questo come un completo toroide sferico, ma essi hanno nelle loro illustrazioni la struttura a “doppio cono” che vediamo nell’area centrale di tale toroide.
Come visto in figura 7.4, un polo dell’asse è nella direzione della costellazione del Sextans, e l’altro nella direzione della costellazione dell’Aquila. Nodland e Ralston puntano il dito su un interessante sincronicità che avvolge i nomi di queste costellazioni:
In modo curioso, la direzione anisotropa si rivela come quell’orientamento dell’ago di una bussola cosmica attorno al quale il piano di polarizzazione della radiazione elettromagnetica esercita maggiore torsione, dal momento che la radiazione viaggia attraverso la struttura dello spazio. E’ interessante notare che la costellazione del Sextans svolge la funzione di sestante, l’antico strumento di navigazione con il quale i viaggiatori del mare si orientavano. Aquila, inoltre, è il messaggero del Paradiso: la mitologica aquila che guida le anime verso l’immortalità. [grassetti aggiunti]
Sebbene Nodland e Ralston la vedano ovviamente solo come una coincidenza, è certamente possibile che a queste costellazioni sia stato dato il nome dagli eredi degli antichi misteri, che erano ben consapevoli della posizione dell’Asse Universale. Come abbiamo indicato nel Capitolo 15 del nostro precedente volume, l’asse centrale del toroide sferico nel Sistema Solare è spesso associato con il trasporto delle anime ad un piano superiore fuori dalla sfera dello sviluppo umano, così come la leggenda di Aquila, l’aquila che “guida le anime verso l’immortalità”. L’albero del mondo degli scandinavi, noto come “Yggdrasil”, ha un’aquila puntata verso il polo nord della sfera. In modo analogo, il dott. Paul LaViolette mostra come le costellazioni dello Zodiaco che circondano il nostro Centro Galattico siano disegnate per puntare direttamente verso quel punto, suggerendo ancora un’antica conoscenza della fisica.
Quindi, in realtà stiamo presentando il modello di un Universo che si gonfia anziché un Big Bang, dove tutto appare improvvisamente in una volta sola. Ciò non è così lontano dal pensiero scientifico convenzionale come qualcuno potrebbe pensare. Consideriamo le poarole del dott. Paul S. Wesson:
… I fotoni che vediamo ora nelle microonde di fondo con la stessa temperatura dovrebbero essere state reciprocamente fuori dall’orizzonte e quindi fuori portata per un contatto (diretto) nell’universo primordiale. La modifica appropriata è di avere una rapida, forse esponenziale, espansione nei primi tempi. Questa idea – l’inflazione – ha ora molto seguito. Ma la fonte di energia non è stata identificata. [grassetti aggiunti]
Per farla semplice, questo significa che tutta la materia-energia che si credeva creata spontaneamente nel Big Bang potrebbe non essere stata compattata tutta insieme in una sola area. La fonte di energia non identificata è il movimento contro-rotazionale di A1 e A2.
7.8 - L'UNITA’ DEL RAPPORTO ARMONICO 34560
Ogni dato che abbiamo così faticosamente raccolto crea un caso irresistibile. E in aggiunta ai fatti sopra citati dobbiamo ricordare che stiamo avendo a che fare con un sistema unificato di vibrazioni (pulsazioni) sferiche che si comportano in accordo con semplici principi musicali (armonici). Ora se volessimo provare che un simile modello è effettivamente accurato allora avremmo bisogno di trovare una unificazione armonica che persiste attraverso tutto l’Universo. Se ogni oggetto di materia-energia viene formata con “etere” fluido da un Grande Oscillatore Centrale, allora ci deve essere un singolo rapporto musicale che forma “un grande legame” per l’intero Universo conosciuto, a tutte le scale di grandezza.
Il controverso fisico Ray Tomes ci ha dato un nuovo vitale modello che effettivamente unisce tutto questo puzzle con la scienza delle armoniche, o vibrazioni musicali. Il Grande Sole Centrale continua il suo movimento ritmico, e si creano onde-pulsazioni intersecanti che seguono le leggi della musica e della vibrazione, come abbiamo detto. Nell’Universo vengono prodotte formazioni toroido-sferiche di energia di tutte le dimensioni, come lune, pianeti, il Sole, la galassia e l’Universo stesso.
Miracolosamente, Tomes ha scoperto che le distanze medie tra tutte queste formazioni di energia sferica ad ogni scala di grandezza nell’Universo sono precisamente interconnesse da un singolo rapporto musicale: 34560.
Se prendiamo la distanza media tra le lune e la moltiplichiamo per un fattore di 34560, otteniamo la distanza media tra i pianeti.
Prendiamo la distanza media tra i pianeti, moltiplichiamola per un fattore 34560 e otteniamo la distanza media fra le stelle.
Moltiplichiamo la distanza media fra le stelle e otterremo un fattore 34560 e otteniamo la distanza media tra le galassie.
Prendiamo la distanza media tra le galassie e moltiplichiamola per un fattore 34560 e otteniamo la grandezza dell’Universo conosciuto.
Questo suggerisce che c’è una organizzazione frattale nel Cosmo, cioè abbiamo quella che si dice “auto-somiglianza a tutti i livelli”. Le formazioni geometriche create da frattali matematici possono essere ingrandite esponenzialmente, e indifferentemente da quanto profondamente spingeremo lo zoom dentro la formazione, otterremo sempre e ancora le stesse strutture geometriche. Molti teorici del “Caos” hanno già compreso che l’Universo stesso sembra operare in accordo a questa logica in molti e misteriosi modi.
Sorprendentemente, come possiamo vedere nel prossimo documento, questo stesso esatto rapporto armonico di 34560 per il Cosmo così come espanso può anche essere compresso:
Comprimiamo la distanza media tra le lune di un doppio fattore 34560 e otterremo la distanza media tra cellule, o piante o animali.
Comprimiamo la distanza media tra le cellule di un fattore 34560 e otterremo la distanza media tra gli atomi.
Comprimiamo la distanza media tra gli atomi di un fattore 34560 e otterremo la distanza media tra i nucleoni, che sono le più piccole “particelle” naturali nell’Universo.
Il prossimo documento mostra il sommario completo di tutte queste connessioni, dimostrando con forza che l’intero Universo è interconnesso in accordo con un vasto, unificato progetto:
E’ letteralmente pressochè impossibile che un simile sistema possa operare così bene dal livello quantico a quello della cellula vivente fino a quello delle super-galassie senza richiedere nessun elaborata costante, scorciatoia o mate-magico incantesimo. (Per fare un esempio di una “costante”, prima che Copernico piazzasse il sole al centro del Sistema Solare, i geocentristi scienziati ufficiali hanno creato elaborati “epicicli” per spiegare matematicamente perché i pianeti sembravano camminare occasionalmente in retromarcia [cioè “retrogradi”] quando si muovevano lungo il loro piano eclittico nel cielo notturno). Ognuna delle distanze medie citate da Tomes è emersa da studi scientifici ufficiali, perciò non c’è nessuna validità nell’argomentazione degli scettici secondo cui Tomes ha in qualche modo “scritto un libro di ricette”. Tomes è stato semplicemente la prima persona a scoprire che ognuna di queste differenti classi di forme di energia sferica erano divise e correlate da un singolo, supremo rapporto armonico.
Una volta che integriamo le nostre nuove scoperte di fisica quantica, possiamo effettivamente vedere la completezza del modello per come ora si presenta.
Inoltre, l’utilità del rapporto 34560 non finisce con il rimarchevole fatto che abbiamo appena definito. Altre forme di vibrazioni dell’etere, come la differenza tra velocità della luce e altre velocità di base di vibrazione/pulsazione, mostrano altresì questa armonica suprema di 34560. Questa prova proviene dal lavoro di Dan Winter, che andò a fondo nell’esplorare le connessioni scoperte da Tomes. Come esempio armonico dal lavoro di Winter, la velocità della luce nell’acqua è pressoché esattamente ¾ della velocità della luce nel vuoto, e ¾ è una relazione musicale standard tra due frequenze vibratorie. Ancora più interessante:
Comprimiamo la velocità della luce di un fattore di 34560 e otterremo la velocità del suono
Comprimiamo la velocità del suono di un fattore 34560 e otterremo la velocità del calore.
Questo, ovviamente, è il nostro prossimo passo verso un semplice concetto: la velocità della luce non è affatto la velocità più alta nell’Universo: come abbiamo già detto, essa rappresenta semplicemente la più alta velocità a cui l’energia può viaggiare attraverso l’etere nella nostra area di densità. Altre aree di densità superiore consentono velocità della luce maggiori, come ha osservato Kozyrev con i suoi campi di onde torsionali. In The Shift of the Ages abbiamo esaminato in dettaglio la prova di Bruce Cathie che la velocità della luce è un perfetto valore armonico. Dapprima Cathie ha usato ciò che lui chiama il “grid-secondo” per il tempo, una unità che è più piccola del secondo ma strettamente correlata, basata su un sistema di 9 anziché un sistema di 8 (cioè: 8x3=24 ore, 9x3=27 “grid-ore”). Cathie ha mostrato come le misurazioni armoniche della Terra, come il miglio nautico, un minuto di grado all’Equatore, rappresentano un criterio perfetto per comprendere e misurare l’energia universale (ricordiamo che la terra si deve formare in accordo con principi armonici, perciò questo non è casuale). E, quando Cathie ha calcolato la velocità della luce come il numero di miglia nautiche che percorre nel vuoto in un grid-secondo, ha trovato esattamente 144.000! 144 è il quadrato di 12, nonché un numero essenziale nella scienza delle vibrazioni musicali.
Inoltre, il lavoro di Lambert Dolphin e Barry Setterfield prova definitivamente che la velocità della luce si è certamente ridotta di un piccola frazione rispetto alla sua prima misurazione. Questa scoperta proviene da una meta-analisi su letteralmente tutti gli studi sulla velocità della luce che sono stati fatti nella storia prima del 1980. Crediamo che questo misurabile ribasso nella velocità della luce sia dovuto ad una forza energetica perimetrale che stiamo incontrando attualmente, dal momento che ci prepariamo a spostarci in un’area di densità eterea più alta nella galassia, cosa che rappresenta la tesi centrale di questo libro. Per ora, dobbiamo semplicemente ricordare che la velocità della luce è direttamente correlata a quella del suono e del calore tramite lo stesso rapporto armonico universale di 34560.
Se vogliamo esplorare la possibilità di trovare il rapporto 34560 quando discutiamo della densità della materia, allora abbiamo bisogno di guardare alle armoniche cubiche, cioè armoniche di 34560 al terza potenza [345603, N.d.T.], dal momento che stiamo trattando di strutture tridimensionali invece che distanze bidimensionali tra strutture. Tenendo presente questo fatto, quando consideriamo le densità della materia nell’Universo emerge la seguente, interessante, relazione:
Comprimiamo la densità della materia ordinaria di un fattore 345603 e troveremo la densità di una stella a neutroni, considerata l’oggetto più denso dell’Universo.
Diluiamo la densità della materia ordinaria di un fattore (345603) 2 e arriviamo alla densità dell’Universo conosciuto, che è in modo predominante quello che viene ora chiamato spazio “vuoto”.
Tutte queste osservazioni da Tomes e Winter rinforzano solamente l’idea che un oscillatore centrale crea pulsazioni attraverso tutto l’etere nella Sfera dell’Universo. Tutte queste pulsazioni sono precisi multipli armonici dell’ intervallo di tempo di un secondo, in intervalli di tempo più grandi o più piccoli, e le loro lunghezze d’onda armoniche primarie sono tutti fattori del rapporto 34560.
Tomes ha dimostrato che altri rapporti armonici oltre a 34560 possono determinare le distanze tra stelle e pianeti, ma il rapporto 34560 è sicuramente quello di gran lunga predominante. I suoi studi includono la determinazione completa che tutte le stelle nostre vicine stanno in relazioni armoniche precise l’una con l’altra nei termini delle loro distanze relative.
Il concetto dell’oscillatore centrale ci dà anche una spiegazione del perché osserviamo onde eteriche a spirale, come negli esperimenti di Kozyrev. Non importa dove ci troviamo nella Sfera dell’Universo, l’energia eterica starà costantemente subendo più di un tipo di movimento: le pulsazioni in uscita ed in entrata dell’oscillatore centrale e la rotazione della sfera stessa. Questi movimenti sono replicati a tutti i differenti livelli di grandezza attraverso tutto l’Universo. Così ogni volta che si crea un’onda che passa attraverso un mezzo eterico, l’onda viaggerà sempre a spirale, in accordo con la geometria di come i veri movimenti si intersecano.
7.9 - PROVA EVIDENTE DEL SISTEMA AD SCILLATORE CENTRALE
La prossima domanda, ovviamente, è se queste nozioni di base siano dimostrabili o meno. E’ possibile osservare un esempio realmente completo e unificato dell’intero complesso di concetti dell’”Oscillatore Centrale” che abbiamo proposto nel capitolo precedente?
La nostra prima scelta per questo compito potrebbe essere una galassia. La maggior parte delle persone ancora crede che il centro della Galassia sia un buco nero, anche se non ne abbiamo mai fotografato uno né nella nostra Galassia né altrove, deducendone l’esistenza in via meramente teorica. Il concetto di buco nero è un artificio matematico, anziché un concetto fisico, per cercare di comprendere l’Universo, e non è più necessario nel momento in cui ci si libera del Big Bang. Quello che veramente vediamo nella prova fotografica della nostra galassia è semplicemente un gruppo luminoso compresso nel Sagittario A, come ci si aspettava, e la gran parte degli astrofisici dice che un buco nero “si nasconda proprio dietro quel punto luminoso centrale”. Come abbiamo visto sopra nella sezione 7.5, gli scienziati ufficiali stanno ora ammettendo che la teoria del buco nero deve essere scartata, e il dott. Paul LaViolette, il dott. Halton Arp e altri hanno largamente sconfessato la teoria del buco nero. Non abbiamo ancora eseguito sufficienti osservazioni della formazione centrale della nostra galassia per determinare se mostra, di fatto, un moto pulsazionale.
Comunque, con il nostro Sistema Solare abbiamo un’eccellente possibilità di studiare questo sistema di “Oscillatore Centrale” nella sua completezza. Il meccanismo completo è stato dedotto nel suo lavoro da Oliver Crane, ma viene veramente consolidato solo quando introduciamo il lavoro di Ray Tomes ed in special modo quello di J.B. Stoneking nella sua “Teoria della Risonanza Stoneking”. La prima luce sul mistero ci viene da una scoperta di J.D. Titius nel 1766, pubblicata da J.E. Bode nel 1772 e nota come “Legge di Bode”. Questa scoperta ha rivelato che le posizioni dei pianeti sono in realtà distanziate secondo intervalli musicali regolari. Sebbene questa teoria sia stata ampiamente accettata per più di un secolo, mostrando oltre il 95% di precisione fino ad Urano, è stata infine scartata dopo la scoperta di Nettuno, che ha completamente rotto il semplice schema che Bode aveva portato avanti: e la scoperta di Plutone da parte di Percival Lowell ha reso le cose ancora peggiori. Tuttavia, sia Tomes sia J.B. Stoneking hanno scoperto lunghezze armoniche d’onda più lunghe che hanno corretto l’errore e mostrato che Nettuno e Plutone si trovano in realtà nelle loro appropriate posizioni “musicali”, come si vede nelle figure 7.6, 7.7 e 7.8.
In modo ancora più sorprendente, ora sappiamo che il Sole è in realtà un oscillatore centrale! Nel 1962, R. Leighton e altri hanno scoperto che la superficie del Sole pulsa regolarmente. Nei primi anni ’70 molti gruppi statunitensi, russi e britannici hanno confermato che il Sole oscilla veramente in pulsazioni costanti, con la sua superficie che sale e scende di circa 3 chilometri (1,86 miglia). Questa pulsazione avviene in vari intervalli armonici di unità base di tempo che sono esattamente di cinque minuti, né più né meno, crescendo fino ad un valore massimo di 160 minuti (Il fatto che il Sole abbia un battito cardiaco esattamente di cinque minuti mostra che l’Oscillatore Centrale dell’Universo pulsa a multipli perfetti di un secondo. Questa è la ragione per cui ci riferiamo al secondo come al “Quanto Universale del Tempo”)
Tutti i dubbi riguardo a questo effetto sono stai eliminati quando una squadra di scienziati francesi, sovietici e statunitensi si sono radunati in Antartide per osservare e misurare attentamente il Sole per cinque giorni completi al Polo Sud. Nel tardo mese di Dicembre il Polo Sud vede il Sole continuamente per 24 ore al giorno; in questo ambiente, non tramonta mai. Con tempo generalmente buono e turni continuativi, essi hanno osservato il periodo di oscillazione di 160 minuti così come l’ampiezza di pulsazione di 3 chilometri.
I prossimi diagrammi vengono dal lavoro di Stoneking, e mostrano le onde che sono create dalla pulsazione Solare e come queste onde a turno posizionino i pianeti:
Figure 7.6 e 7.7 – Risonanza di Stoneking che influenzano le posizioni dei pianeti interni e quelli medi.
In questo documento del 1998 J.B. Stoneking ha calcolato le lunghezza d’onda che erano prodotte da ognuno dei differenti intervalli armonici che il Sole produce, come la pulsazione di 5 minuti, 10 minuti, 80 minuti, 160 minuti, eccetera. Queste lunghezze d’onda sarebbero state misurate come esistenti a certe distanze dal Sole. Calcolare le lunghezze d’onda è un problema matematico semplice che include la distanza che la superficie del Sole percorre in ogni pulsazione, (2-3 Km) il tempo che impiega per eseguire ogni pulsazione (intervalli di 5 minuti) e la velocità a cui le onde viaggiano, che è la velocità dalla luce (186.000 miglia al secondo).
Quando Stoneking è eseguito questi calcoli, che sono pubblicati in questo documento, ha trovato che c’era un pianeta sul margine di ogni lunghezza d’onda che egli ha scoperto, come possiamo vedere nelle figure. Questi “nodi” nella lunghezza d’onda erano zone di pressione minima, dove tutte le vibrazioni si annullavano e permettevano ai pianeti di formarsi. Inoltre, l’intera eliosfera, formata dal campo magnetico solare, è profonda esattamente cinque volte la pulsazione di 160 minuti.
Figura 7.8 – Risonanza di Stoneking nel Sistema Solare Esterno.
Inoltre, Stoneking ha scoperto che ogni pianeta è posizionato ad un determinato numero esatto di diametri solari di distanza dal Sole. Ogni orbita planetaria cadrà perfettamente in linea con una delle “increspature” formate dalla pulsazione del Sole attraverso l’etere dal momento che risuona come un tamburo gigante. Il diagramma precedente fa sembrare che solo i pianeti esterni si allineano col diametro solare, ma il diagramma non è in scala; e il diametro del sole è in realtà molto più piccolo della pulsazione di 160 minuti. Questa connessione armonica tra le posizioni dei pianeti fornisce il dato scientifico forte che Oliver Crane ha dedotto nel suo documento “Oscillatore Centrale”.
Ripensiamo ancora una volta alla nostra discussione originale sul Grande Sole Centrale e su come abbia generato una formazione “a cipolla” di vibrazioni energetiche sferiche concentriche, causate dalle “increspature” sferiche delle sue pulsazioni che interferiscono l’una con l’altra dal momento che si muovono fuori dal centro e poi vi vengono riflesse indietro. All’interno del nostro Sistema Solare, dobbiamo renderci conto che queste sfere energetiche invisibili trattengono i pianeti nelle loro posizioni. Normalmente noi visualizziamo le orbite planetarie semplicemente tracciando una linea ellittica nella direzione del loro movimento, ma ora dovremmo ugualmente capire che essi sono mantenuti in posizione da invisibili onde sferiche, e spinti a ruotare lungo il piano eclittico da tutta la rotazione di A1 e A2 dal momento che essa forma il Sole e l’eliosfera. Alcune delle sfere sono più appiattite di altre, formando orbite ellittiche anziché circolari, in base al fatto che il Sistema Solare sta a sua volta attraversando ed è influenzato da forze della Galassia.
[Per maggiori informazioni sulle armoniche del Sistema Solare vedere la pagina di Robert Grace su http://hometown.aol.com/MetPhys/97planetmusic.html. Molti si sono indipendentemente imbattuti in queste connessioni. L’analisi armonica più completa del Sistema Solare che abbiamo trovato è nel lavoro del dott. Sergey Smelyakov intitolato “La Scala Temporale Aurica e il Calendario Maya”, di cui tratteremo soprattutto nei prossimi capitoli]
Così, quando osserviamo la vera struttura energetica del nostro Sistema Solare vediamo una serie di forme energetiche a sfere concentriche create dal Sole con le sue pulsazioni. Ora ricordate, queste sono sfere che esistono in tre dimensioni, non solamente sul piano eclittico: esse circondano completamente il Sole su strati via via più estesi. Normalmente sono completamente invisibili, sebbene nel nostro volume precedente abbiamo documentato numerosi esempi in cui sono stati visualizzati da iniziati e mistici durante esperienze fuori dal corpo. Questo ci riporta indietro nel tempo alle antiche visioni di Thothermes Trismestigus, al quale fece visita un dragone chiamato Poimandres che simbolizzava la Mente Universale in modo simile a come le culture Orientali comparano il dragone alla saggezza.
Altri due punti chiave più rivelatori sono descritti da Stoneking nel suo documento e sono meritevoli di citazione testuale:
Un rapporto, pubblicato sulla rivista Science (27 Marzo 1998, pag. 2089) dal sismologo Naoki Suda e altri, afferma che lui ed il suo team hanno trovato la prova che ha dimostrato che la Terra si trova in un continuo stato di oscillazione. Egli ha riportato che le frequenze coinvolte erano tra 2 e 7 mhz (0,002 - 0,007 Hz). Se si converte questa lunghezza d’onda di 2 mhz, si ottiene 93.141.000 miglia, che, casualmente, è anche approssimativamente il raggio orbitale terrestre. [cioè la distanza della Terra dal Sole]. Questo spettro di frequenze comprende anche 2 delle lunghezze d’onda delle pulsazioni risonanti del Sole. (Diametro Solare x 25 = 27.680.000 miglia, 6,7mhz e Diametro Solare x 26 = 55.360.000 miglia, 3,3 mhz). Le stesse due frequenze sono coinvolte nella distanza tra la Terra e Venere (0,3 UA) e tra Terra e Marte (0,6 UA). [grassetti aggiunti]
Facciamo un salto qui e supponiamo che una delle frequenze risonanti di un pianeta sia uguale al suo stesso raggio orbitale e che esso irradi questa onda di riflessione nel plasma interplanetario. Si può trovare un’altra prova che possa supportare questa idea?
Se guardiamo al pianeta più grande del sistema solare, Giove, ed alla sua orbita intorno al Sole, vediamo come esso influisca su due gruppi di asteroidi conosciuti come i Troiani. [Questi gruppi] sono 60° avanti e 60° dietro [la posizione orbitale di] Giove. (Se si disegna una linea retta dal Sole a Giove e si va ad un angolo di 60° dal Sole verso il punto dove interseca l’orbita di Giove, [si trovano i Troiani su ogni estremità]). Come sappiamo, la somma degli angoli interni di un triangolo è di 180°. Se si disegna una retta dal Sole verso [entrambe] i Troiani, e poi verso Giove e indietro verso il Sole, si forma un triangolo equilatero con 3 angoli interni di 60°. Tutto questo significa che la distanza dei Troiani da Giove è la stessa di quella di Giove dal Sole: 483,3 milioni di miglia. [grassetti aggiunti]
Il primo di questi punti ci mostra che il comportamento della Terra, in termini del suo rapporto di pulsazione armonica, è intimamente collegato con la distanza dal Sole. Questo può essere possibile solo con un “medium quantico” esistente tra essi nello spazio. Quindi, la “formazione triangolare” che Stoneking menziona tra Giove, il Sole e gli asteroidi Troiani suggerisce che nei campi energetici di cui stiamo parlando sono all’opera forze geometriche, cosa che concorda olograficamente con quanto abbiamo osservato a livello quantico, come visto nei precedenti capitoli.
7.10 - COLLEGAMENTO TRA IL SISTEMA SOLARE E LA NUOVA FISICA QUANTICA
Un’altra scoperta chiave che connette il Sistema Solare al nostro modello quantico è stata pubblicata da Richard Hoagland e The Enterprise Mission, ispirata dal lavoro pionieristico del Tenente Colonnello Tom Bearden. Nel capitolo 12 del nostro precedente lavoro, abbiamo visto le anomalie dei pianeti, e trattato alcuni esempi dove si è visto che i pianeti nello spettro dell’infrarosso hanno un grado di calore significativamente più alto di quanto non siano in grado di ricevere dal Sole. Sono stati proposti molti modelli diversi nella scienza ufficiale sulla provenienza di questo calore, e Bearden, Hoagland e altri hanno presentato la prova che regola questi modelli. Nella prossima figura vediamo la soluzione di Bearden, Hoagland e altri a questo rebus: cioè che la quantità di calore che ogni pianeta irradia nello spazio è direttamente correlato a quanto movimento avviene in e attorno ad esso.
Figura 7.9 – Relazioni in tutto il Sistema Solare tra emissioni di calore e momento angolare.
Questo modello ha mandato in confusione molti dei partecipanti che ne discutevano sul tavolo della discussione di The Enterprise Mission. La chiave sta nel fatto che la quantità di momento angolare che viene calcolato include il corpo più i satelliti. La Terra ruota sul proprio asse, rivoluziona intorno al Sole e ha anche la Luna in orbita. Perciò, la figura di poco più di 1016 per la terra sull’asse in basso del grafico è il totale combinato di tutti i momenti in questo sistema. I momenti angolari specifici di Urano, Nettuno Saturno e Giove sono anch’essi funzione della quantità totale di movimento che avviene nel pianeta stesso e in tutte le sue lune.
Dal grafico risulta chiaro che c’è una relazione molto sottile tra l’ammontare dei momenti intorno ad un oggetto e la sua emissione di calore totale. Inoltre, con i dati che possediamo ora, è chiaro che il Sole sembra non prendere posto lungo questa stessa linea. Questa discrepanza suggerisce che ci deve essere almeno un pianeta in più nel Sistema Solare che non abbiamo ancora trovato. Una volta che tutti gli oggetti nel nostro Sistema Solare saranno conosciuti e inclusi nel conto, si prevede che anche il Sole si allinei perfettamente con questa linea.
Quindi che relazione ha, questo, con la fisica quantica? In realtà è piuttosto semplice. Maggiore è l’energia eterica che scorre in un oggetto o gruppo di oggetti, maggiore sarà il momento angolare del sistema. Questa relazione di energia può essere misurata direttamente dall’ammontare di energia luminosa (luminosità) che emana dall’oggetto, sia nello spettro visibile sia in quello infrarosso. Tale relazione sarebbe impossibile se i pianeti fossero realmente separati tra loro da spazio “vuoto”. Comunque, in questo modello, noto come l’Ipotesi di Schuster, più un pianeta o una stella si muove attraverso l’etere, più etere raccoglie al suo interno.
Nel nostro modello quantico abbiamo l’effetto di Biefield-Brown che mostra come la carica negativa delle nuvole elettroniche fluisce nel nucleo caricato positivamente. Ad un livello molto minuscolo, questo nucleo atomico è in realtà una forma di plasma luminoso, proprio come vediamo nell’esperimento sulla sonoluminescenza, nel plasma termico emanato dalla Terra o nel Sole stesso. L’ammontare di energia luminosa nel nucleo atomico è funzione diretta di quanto etere vi si muove all’interno; e possiamo misurare la quantità di etere che entra nel nucleo come una funzione del momento angolare. Quindi questa relazione tra sole e pianeti mostra che l’emissione totale di energia del Sole è in relazione diretta con la quantità di movimento di pianeti, lune, comete e altra materia circostante. Questo movimento rappresenta quanto A1 e A2, le forme principali di energia eterica, scorre all’interno dell’oggetto.
7.11 - PROVA INDIPENDENTE ESTERNA AL NOSTRO SISTEMA SOLARE
Se questo modello eterico del Sistema Solare fosse effettivamente vero, specialmente se si guarda al preciso fenomeno della Risonanza Stoneking, allora, per poter essere valido, dovrebbe esistere una configurazione molto simile in tutti gli altri sistemi planetari. Come abbiamo riportato in The Shift of Ages, si è visto che il primissimo sistema extra-planetario con più di due pianeti che l’umanità ha trovato ha esattamente le stesse caratteristiche del nostro Sistema Solare. Gli astrofisici israeliani T. Mazeh e I. Goldman hanno osservato che la pulsar B1257+12 ha almeno tre pianeti che vi orbitano intorno che hanno gli stessi rapporti di grandezza relativi gli uni con gli altri di Mercurio, Venere e Terra. Questa storia è stata dimenticata molto velocemente, ma non prima di essere riportata da John Gribbin sul The Guardian di Londra, in Inghilterra:
LA SCOPERTA DI UN SISTEMA PLANETARIO RIVELA SOMIGLIANZE IMPRESSIONANTI
Di John Gribbin
LONDRA, dal The Guardian: La scoperta di tre pianeti in orbita intorno ad una pulsar nota come PSR B1257+12 ha rivelato un sistema con proprietà che corrispondono in modo praticamente esatto a quelli del Sistema Solare Interno, composto da Mercurio, Venere e Terra. Le similarità sono così impressionanti che sembra che ci possa essere una legge di natura che assicura che i pianeti abbiano sempre determinate orbite e determinate dimensioni; e questo alimenta il concetto di un significato di una relazione matematica [legge di Bode] che regola le orbite dei pianeti nel nostro Sistema Solare, cosa che molti astronomi hanno bollato come mera numerologia.
PSR B1257+12 è una stella a neutroni in rapida rotazione, contenente poca materia in più del nostro Sole, compressa in una sfera di soli 10 km circa. Poiché la stella gira, produce un tremolante raggio di rumore radio, come il raggio di un faro, che produce pulsazioni ad intervalli regolari di rumore radio rilevabile dalla Terra…
I tre pianeti non possono essere osservati direttamente, ma si rivelano dal modo con cui essi modificano il periodo delle pulsazioni della pulsar quando mentre vi orbitano intorno. Ci sono informazioni sufficienti rivelate dalle variazioni nelle pulsazioni per mostrare che i tre pianeti hanno masse precisamente uguali a 2,98 volte la Terra, 3,4 volte la Terra e 1,5% della Terra. E sono posizionati, rispettivamente, a distanze dalla pulsar equivalenti al 47% della distanza della Terra dal Sole, 36% della distanza della Terra dal Sole, e 19% della distanza della Terra dal Sole.
Il rapporto di queste distanze tra i tre pianeti osservati, [1:0,77:0,4] è estremamente vicino al rapporto tra le distanze di Terra, Venere e Mercurio, che è 1:0,72:0,39.
E le masse dei tre pianeti interni Sistema Solare sono una massa della Terra, 82% della massa della Terra, e 5,5% della massa della Terra. In ogni caso, i due pianeti più esterni con esattamente la stessa massa hanno un compagno interno con una massa molto minore…
L’indicazione è che esiste un meccanismo universale per la formazione dei pianeti intorno alle stelle. Se funziona per sistemi così diversi come una pulsar e il nostro Sole, è possibile che funzioni per tutte le stelle e che “Sistemi Solari” molto simili al nostro possano essere la regola, piuttosto che un’eccezione, per tutte le stelle della Via Lattea. Ristampa da Astro Net.
Così, come ha detto Gribbin, è facile prevedere che infine si scoprirà che tutti i sistemi multi-planetari che verranno scoperti avranno caratteristiche simili, dal momento che questo è quanto è stato osservato in B1257+12 nel nostro primo vero tentativo. I sottostanti meccanismi di formazione dei pianeti saranno gli stessi, indipendentemente da dove guardiamo. Non dimentichiamo anche che poiché B1257+12 è una stella a neutroni, è esattamente 34560 alla terza potenza più densa della densità media dell’Universo.
7.12 - OSCILLAZIONI RITMICHE DI ALFA CENTAURI A E R SCUTI
Ricordiamo dalla prima parte di questo capitolo che si è determinato che il Sole ha una pulsazione di esattamente cinque minuti di durata. Un altro fatto interessante è che si è misurato che Alfa Centauri, la brillante stella più vicina al nostro Sistema Solare, ha una pulsazione di superficie di esattamente sette minuti di durata. Questo è stato scoperto da F. Bouchy e F. Carrier all’European Southern Observatory (ESO), usando lo spettrografo Coralie. Questa è la prima volta che siamo stati in grado di rilevare tali pulsazioni su una stella vicina, ed ancora perfettamente in linea con il secondo armonico. Come indicava l’articolo della BBC News del Luglio 2001,
ammonta ad una “insiprazione-espirazione” della stella, 875.000 km (544.000 miglia) di raggio, di soli 40 metri (131 piedi).
Scoprire che anche la prima pulsazione extra-solare è un numero esatto di minuti di lunghezza è molto eccitante. Il modello dell’ “Oscillatore Centrale” suggerisce anche che in certe stelle concorrano simultaneamente schemi multipli di vibrazione/pulsazione. E’ stato osservato nel Sole, con le varie pulsazioni armoniche da 5 a 160 minuti di lunghezza, ed ora è stata notata non solo in Alfa Centauri A ma anche con le variazioni di brillantezza della stella R Scuti. Il prossimo estratto da Physics News dice che R Scuti mostra schemi “caotici”, o frattali, di oscillazione, suggerendo che due o più schemi vibrazionali differenti avvengano nello stesso tempo. Qui dovremmo ricordare che il termine “caos” è sinonimo di “ordine nascosto” nel linguaggio della Teoria del Caos:
http://newton.ex.ac.uk/aip/physnews.215.html#2
STELLA PULSANTE CAOTICA: Osservazioni dettagliate della stella R Scuti mostrano che le sue emissioni di luce fluttuanti concordano con la definizione matematica di caos (J. Robert Buchler e al., Physical Review Letters, 6 Febbraio 1995). Secondo Zoltan Kollath dell’Università della Florida questa è la prima prova evidente di emissioni caotiche di una stella. Lui e i suoi colleghi hanno assemblato i dati raccolti in 15 anni da numerosi astronomi. Essi deducono dalla curva della luce della stella (emissione come funzione del tempo) la nozione che la complessa varietà della pulsazione possa risultare dalla sovrapposizione di non meno di due differenti schemi vibrazionale della stella. (Science News, 18 Febbraio 1995)
Appare molto probabile che le prossime osservazioni di questa natura continuerà a rivelare ancora ed ancora l’importanza del secondo come unità di tempo della pulsazione.
7.13 - PROVA DEL SECONDO COME “QUANTO DI TEMPO” UNIVERSALE
E ora, con le appropriate informazioni addizionali al loro posto, torniamo per il nostro discorso alla prova che l’unità di tempo che noi chiamiamo il secondo è davvero uno standard universale della vibrazione. Prima di tutti sappiamo che il nostro sistema di 24-ore-al-giorno/60minuti-all’ora/60secondi-al-minuto di misurazione del tempo proviene dai Sumeri. Il lavoro di Zecharia Sitchin, Lloyd Pye e altri ha portato ad un’estesa consapevolezza dell’aiuto extra-terrestre fornito all’antica cultura Sumera dagli Annunaki o Nefilim, che sono noti come “Coloro che dal Cielo in Terra Giunsero”. In entrambi i nostri precedenti lavori abbiamo visto che semplicemente accade che come unità di tempo il secondo unifica tutti i movimenti del Cosmo. I tre punti chiave sono:
La Costante di Nineveh è stata trovata sulle tavole di argilla Sumere e decodificate dall’astrofisico della NASA Maurice Chatelain, che si occupava di giganteschi calcoli orbitali per le missioni Apollo. La Costante di Nineveh mostra che tutte le orbite planetarie sono perfette suddivisioni di un ciclo principale. Questo ciclo è espresso come un valore in secondi di esattamente sette volte 70 moltiplicato per 60, o (70x60)7. Ogni corpo conosciuto nel Sistema Solare ha un numero perfetto di cicli orbitali entro questo numero fondamentale, preciso fino al secondo. Una semplice analogia per ogni pianeta potrebbe essere come dodici uova riempiano perfettamente un cartone per uova; un certo numero di ciascuno dei cicli arbitrali planetari concorderà perfettamente con la Costante di Nineveh, senza neanche un secondo di avanzo. Per esempio, Plutone ha 25.000 cicli nella Costante di Nineveh e la cometa di Halley ha 81.000 cicli. A Costante di Nineveh è in lunghezza molto vicina ai 6,2 milioni di anni. La Costante di Nineveh è anche una sub-armonica di numeri ancora più grandi registrati nei codici Maya.
La Costante di Wilcock interconnette armonicamente tutte le orbite di tutti gli oggetti nell’intera Galassia esattamente nello stesso modo in cui la Costante di Nineveh unifica il Sistema Solare. Questo numero è esattamente nove volte 0,7 moltiplicato per 60, o (0,7x60)9. Questo numero forma una figura esatta, in secondi, del vero tempo che impiega la Galassia per completare un giro sul suo asse, che cala di poco sotto al comunemente citato valore di 225 milioni di anni fino a quasi esattamente 223,5 milioni di anni. Inoltre, la Costante di Wilcock è esattamente 36 volte la Costante di Nineveh. E’ altamente probabile che ulteriori scoperte confermeranno che questa Costante Galattica è il ciclo fondamentale per tutti i sistemi planetari; queste scoperte saranno fatte con la tecnologia dei viaggi spaziali a velocità super-luce che è già disponibile, e le cui basi teoretiche sono state già fornite nel volume precedente.
La Costante Universale è stata osservata per la prima volta nel lavoro del dott. Henry B. Myers, le cui analisi matematiche dettagliate suggeriscono che l’Intera Sfera dell’Universo compie solo un giro completo durante il suo intero ciclo di vita. I calcoli di Myers, integrando la conoscenza scientifica con quella degli antichi Hindu Vedici, ci mostra che il vero ciclo teoretico di vita dell’Universo è estremamente vicino a essere 120 volte la costante di Wilcock, o circa 26 miliardi 820 milioni di anni. Myers stima che attualmente siamo circa a metà strada di questo ciclo. Il lavoro di Myers dimostra anche che gli antichi astronomi Vedici erano altrettanto consapevoli di questo ciclo.
Non c’è assolutamente nessuna possibilità che qualcuna di queste costanti possa essere “casuale”, data la loro precisione; sono una funzione diretta della perfetta vibrazione del secondo proveniente “battito” del Grande Sole Centrale. Non dovremmo mai perdere di vista il fatto che tutte queste costanti fondamentali sono semplici funzioni armoniche di 6 e 7 (ad es. 70 o 0,7 e 60) che vibrano l’una verso l’altra, utilizzando il secondo come il loro intervallo base di tempo. Vedremo l’importanza del secondo quando studieremo anche le vibrazioni della musica, che saranno esplorate più avanti. Il dott. O. Crane ha concluso che la velocità più alta per l’Oscillatore Centrale dell’Universo è di 1023 cicli al secondo, al fine di poterne tenere conto nelle nostre osservazioni del regno quantico. Come dice Crane:
Dalla frequenza di 1023 Hz nasce la lunghezza elementare di 10-13 cm, e nello stesso modo abbiamo il periodo di tempo elementare di 10-23 secondi.
Quello Crane apparentemente non vede è che le pulsazioni devono effettivamente essere una suddivisione armonica esatta del secondo.
7.14 - PROVA DELLE VARIAZIONI “LOCALI”
Una delle previsioni che si possono fare con questo modello è che quando una densità superiore di energia viene introdotta in un sistema a vortice sferico, come il nostro Sistema Solare in questo caso, ci aspetteremmo che il sistema assorba questa energia e sottostia ad alcuni cambiamenti veramente fondamentali. Nell’introduzione abbiamo brevemente alluso ad alcuni cambiamenti che stavamo osservando nel nostro Sistema Solare, ma nel prossimo capitolo li chiariremo in dettaglio, insieme ad ulteriori insiemi di prove per suggerire che questi cambiamenti devono essere causati dal nostro spostamento in una area di superiore densità energetica della Galassia.
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Originale in inglese: http://www.divinecosmos.com/index.php?option=com_content&task=view&id=101&Itemid=36
Tradotto da Mauro Carfi e Andrea Calabrese per Stazione Celeste