)*(Stazione Celeste)

Acconsentire

13 gennaio 2004

 

Fare spazio ad entità di luce significa accorgersi che esistono, e che bisogna consentire loro di esprimersi in una realtà poco avvezza a questo tipo di manifestazione.

Dare spazio significa acconsentire che un certo tipo di manifestazione avvenga. Significa dare disponibilità, facendo da tramite, a far sì che si manifesti quell’ invisibile sconosciuto che puntualmente appare quando si varca la soglia che separa i vivi dai “morti”.

Mondi e realtà parallele appaiono a chi, pronto, riesce a cogliere che la vita appartiene nella misura in cui se ne ha consapevolezza.

 

Tutto ciò che sta oltre, il cosiddetto oltre, è terreno di scoperta e “conquista” per affacciarsi a comprendere che tutto è immediatamente vivo se si è capaci di cogliere l’essenza che separa i mondi solo perché li rende invisibili, e privi di significato, a chi non ha ancora maturato strumenti idonei a coglierne la natura sempre più sottile il cui scopo origina l’unità.

 

Accogliere con animo aperto nuove manifestazioni di vita, nuove perché non conosciute, permette di vincere la naturale titubanza che si ha nei confronti dell’oltre e dell’aldilà in particolare. Permette infatti di considerare se stessi sotto una luce diversa e di confrontarsi con ciò che non si è solo perché non si conosce chi veramente si è.

 

Parlare di uomo (limitandosi ad affermarne la consistenza fisica e molecolare senza però addentrarsi nello specifico della vita e di come questa sia oltre il corpo e la mente) lascia sempre irrisolto il problema (perché tale diventa) della esistenza ultraterrena che l’uomo stesso spera possa esistere realmente.

 

Oltre i confini della logica e razionale esistenza terrena esistono mondi, universi di cui s’ignora totalmente la configurazione, il modo in cui la vita è manifesta e s’ignora persino il perché di questa esistenza.

 

In modo logico e razionale l’uomo crede d’essere l’unico dotato di intelligenza superiore (indubbiamente dopo la divinità), ma il confronto lo limita a ciò che conosce. E del resto può conoscere solo ciò che è nelle sue capacità. Non può andare oltre perché questo è il suo limite. Limite umano che non limita l'esistenza, la rende semplicemente incomprensibile. Oltre la portata delle umane possibilità.

 

A questo punto però è necessario andare oltre, verso quell’aldilà tanto oscuro e minaccioso perché incontrastato regno della morte; o per lo meno regno energetico in cui la fisicità non può trovare debita collocazione.

La fisicità è infatti strutturata per abitare un mondo fisico condividendone i valori per sperimentare questo tipo di realtà.

 

Sperimentare la vita è il movente che anima ogni azione, sia essa individuale o collettiva. Quella individuale è ovvia e l’uomo ben la comprende. Diventa già più difficoltosa la sperimentazione individuale in seno ad una collettività, e ancor di più quella che l’uomo fa come collettività che agisce nel rispetto di regole etiche, morali ed economiche comuni. Diventa impossibile quando la sperimentazione deve abbracciare regole che coinvolgono a livello di pianeta, di abitanti di un pianeta. Perché non esiste ancora una coerente, logica e razionale linea da seguire a livello di vita che si proietta in dimensioni più profonde dell’essere.

 

L’esplorazione di mondi, e la loro eventuale “conquista”, si basa su tecnologie di singoli paesi che tentano di approcciare l’oltre fisico in modo fisico. Da padroni che, affermandosi, vogliono espandere il loro immenso senso dell’ego.

Ego destinato a morire in questo passaggio che l’evoluzione umana è chiamata ad affrontare.

 

La coscienza comune, collante energetico della fisicità della Terra, è formata da tutte le componenti della Terra, e quindi anche dagli uomini. Ma non è determinata dall’uomo.

Così come l’uomo non è determinante ai fini dell’evoluzione della Terra. Ne è solo un prodotto che, qualora si estinguesse, non risulterebbe cagionevole per la salute e la sopravvivenza della Terra; sia a livello fisico, sia ad un livello che va oltre lo stato energetico convenzionato come materia.

 

Attribuire alla materia delle qualità energetiche è corretto, credere che questa energia non abbia una coscienza è invece una grave e profonda lacuna. Una ferita che bisogna ricucire prima di elidere la cicatrizzazione che il tempo ha determinato nella coscienza dell’uomo nei confronti della materia. Perché l’uomo credendosi materia non s’accorge d’essere energia; energia denominata materia e fisicità.

 

Il corpo fisico dell’uomo è già un corpo energetico; energia assemblata in un certo modo perché la coscienza d’insieme (la coscienza di tale collettività) lo rende tale.

 

Stabilire cos’è una coscienza non è facile se prima non si sperimenta il modo in cui agisce e a quali regole deve sottendere. Se prima non si conosce il codice che regola l’afflusso dati alla coscienza ed il modo in cui vengono elaborati.

 

La sensibilità dell’uomo si basa su percezioni “fisiche” ed energetiche, dovendo considerare che anche i sentimenti sono energie. Energie che si “emozionano” nel corso delle loro relazioni sociali; energie che amano, soffrono e si offrono con i loro “tempi” e le loro modalità.  E per i fini che intendono perseguire.

 

Anche la Terra è un’energia: un’energia madre che col suo pulsare segna il ritmo che stabilisce le frequenze entro cui deve sottostare tutto ciò che vive nel suo ambito; e che può vivere solo perché eredita codici di comportamento entro i quali agire.

 

Certamente questo va capito sperimentando, dovendo sperimentare la vita come ed in quanto energia. Dovendosi rendere conto d’essere vivi anche ad un livello superiore, più sottile, meno ancorato a materia e fisicità. Tanto da poter “ritrarre” l’attenzione dall’uomo che può acquisire in sua coscienza una coscienza di capacità. Una coscienza di libertà che può assumere incarichi di natura diversa rispetto all’ormai sperimentata sola fisicità.

 

 

 “FMOO”