)*(Stazione Celeste)
La porta antica
28 gennaio 2004
La
saggezza dell’inconscio collettivo appartiene a chi sa coglierne il vero
significato.
Definire
memoria ciò che è impresso nel tempo chiarisce il passato ma non illumina il futuro.
Passato
e futuro si contendono le attenzioni della mente la quale sfocia nei rigagnoli
della coscienza alla ricerca di un’acqua che non trova.
Una
sorgente antica, alimentata direttamente dalla fonte di tutte le cose, provvede
a dispensare conoscenza di natura divina per alleviare incertezze, sofferenze,
timori, affinché scompaia la paura e ci si porti ad uno stato dove non esiste
morte.
Continuare
a cercare altrove ciò che è dentro di sé, descrive un’onda vibrazionale la
cui portata si espande fino ad essere compresa nell’inconscio divenendo
memoria antica.
L’antica
memoria dei popoli e delle civiltà galattiche fa parte dell’etere cosmico
nell'universo dinamico che racchiude le stelle e ne fissa scopi e qualità.
Perché rispetto alla fonte ogni stella ha scopi e compiti diversi da eseguire.
Immaginare
la vita a misura d’uomo fa parte del concetto della vita che si espande in
funzione della fisicità.
Credere
che solo questa sia vita non ne spiega l’origine, ma peggio, nemmeno la
finalità. O per lo meno evidenzia solo la finalità che appare e che parla solo
di morte e di possibile aldilà.
L’universo
che si espande è un’invenzione di chi non coglie che il tempo è reale solo
nella misura in cui lo si vive e che ciò che può rendere oggettivo il tempo è
solo la sua mancanza.
Il
tempo è infatti la variabile di un sistema basato sulla percorrenza fisica di
uno spazio interstellare intuibile ma non ancora identificabile. Intuibile in
maniera funzionale ad un certo modo di concepire, quello umano.
Confrontarsi
con altri apre alle altrui ragioni che vanno considerate, prima di essere
accantonate in quanto non degne di credibilità.
Molto
spesso, quando non si comprende, il rifiuto sembra l’unica risposta logica.
Rifiutare
un concetto non sperimentato ma sperimentabile può essere una grave lacuna, se
lo stesso fa parte della sorgente che alimenta gli insiemi per renderli più
omogenei e meno propensi al rifiuto del diverso.
Un
diverso tipo di vita rispetto a quello umano può ben essere in grado di
sopperire a lacune e manchevolezze che appaiono insormontabili ma sono solo
frutto e conseguenza di una certa visione della vita stessa.
Concepire
in funzione della fisicità porta del resto a determinate conclusioni e, anche
quando nella sperimentazione teorica si va nell’astratto, resta sempre l'impostazione
di base dove tempo e spazio rappresentano incognite alle quali si è assegnato
un determinato valore. Variabili che influenzano il sistema in cui si opera.
Variabili
diverse, o mancanza delle stesse, assegnano corrispondenze che rappresentano
addirittura dimensioni dove ogni azione è vita. Così come è sempre vita
l’intero “organismo” galattico che ingloba mondi energetici dove la
fisicità è solo un tipo grossolano di energia che si sta allenando per
diventare sfera di luce; con coscienza adeguata e operatività commisurata per
agire dove il corpo fisico non ha possibilità di penetrazione.
Presenziare
a ruoli di natura diversa, e molto più sottile rispetto alla fisicità, diventa
un programma da eseguire in un progetto cosmico che vuole la Terra inserita in
un nuovo ordine azzerando gli archetipi che ne hanno influenzato la
manifestazione.
Azzerare
vuol dire non dovere più considerare il vecchio sistema per evolvere.
Vecchio
sistema è tutto ciò che ha reso possibile un certo tipo di manifestazione, in
una zona della galassia non ancora cosciente della particella unificata che dà
alla luce la consapevolezza d’essere: non di dovere essere attraversando spazi
in un tempo necessario.
Quest’unificazione
riassorbe qualunque dualità non più necessaria, in effetti, alla
sperimentazione, ed elemento invece utile per accrescere la consapevolezza di sé;
di chi si è.
Tale
sviluppo, necessario alla coscienza per capacitarsi del suo vero essere, prevede
dover affrontare la paura della morte superandola da vivi (mentre l’uomo
fisico è nel corpo). Così da non avere timore alcuno ad affrontare ulteriori
prove che invece condizionerebbero, qualora non si fosse ancora maturato la
certezza nel proprio essere immortale.
La
paura della morte ha sempre condizionato la vita sulla Terra istituendo valori
sui quali si sono costruiti imperi e si sono determinati poteri.
Conquistando
l’immortalità l’uomo non può che diventare un essere diverso e, poiché
questo stato comporta il superamento dell’ego ed avere realizzato la Pace nel
cuore, è indubbio che chi lo diventa (immortale) potrà solo portare avanti
valori universali per realizzazioni collettive. Dove il singolo è al servizio
del bene comune e quindi di tutti, così come tutti lo sono in uguale misura.
Sparisce
la realtà basata sul potere, qualunque esso sia, ed appare quella dell'Amore.
Amore da capire e concepire bene, così che l’uomo possa essere in grado di
amministrarlo con saggezza nei nuovi ruoli che va ad assumere.
La
reciprocità si trasforma perché la tendenza è l’unione senza
identificazione in quanto tutti utili al progetto da realizzare.
È
un modo totalmente nuovo di vivere e concepire.
Ciò
che spaventa chi non è ancora in tale condizione è la paura di perdere la sua
identità perché, in modo archetipico, viene interpretata come paura della
morte. Paura dell’estinzione che fa subentrare codici e valori così radicati
che, retaggio del diritto alla sopravvivenza, non consentono d’andare oltre.
L’identificazione
in ciò che transitorio si trasforma, impedisce la centratura nel proprio essere
immortale che opera in piani diversi della coscienza galattica. Essere che
partecipa alla realizzazione del piano divino nel cui assunto trova esatta
collocazione.
Stabilire
la connessione col proprio vero essere, immortale, è già aderire al progetto
che vuole la resurrezione dell’uomo nella carne. La fusione
nella luce riaprendo l’antica porta: quella del cuore.
“FMOO”