)*(Stazione Celeste)
ECTO MUSICA
di Fabio Bottaini
L'Ecto Musica nasce da un nuovo modo di concepire il concerto.
Chi partecipa non è più un ascoltatore passivo, ma contribuisce
alla creazione dell'evento sonoro in maniera attiva e determinante.
Da
quasi 30 anni mi occupo di stati di coscienza non ordinari. Probabilmente questo
ha determinato il mio amore per la Musica, in special modo per
l’improvvisazione. Dopo aver attraversato diverse esperienze,
principalmente in ambito jazzistico, nel 1985 ho cominciato ad occuparmi di un
particolare tipo di ricerca, che ho chiamato Ecto Musica: si tratta di
improvvisazioni al pianoforte eseguite in stato “modificato” di coscienza,
in “ambiente” opportunamente preparato.
Per ambiente intendo lo spazio psico-fisico nel quale avviene l’esperienza,
spazio in cui l’atteggiamento mentale degli ascoltatori gioca un ruolo attivo
e determinante ai fini del processo creativo in atto. Prima di iniziare a
suonare, infatti, si cerca di creare un clima energetico favorevole fra noi
partecipanti, utilizzando varie tecniche. Molto importante è anche la posizione
fisica che si assume poi per l’ascolto: quella sdraiata è la migliore.
Questa preparazione favorisce un approccio alla musica assai meno influenzato
dall’atteggiamento critico della mente razionale. Si crea così una profonda
sinergia, una sorta di fusione fra tutti noi e la musica che scaturisce è il
risultato di questa “collaborazione energetica collettiva”.
Chi partecipa all'esperienza viene messo in condizione di effettuare un
“viaggio” all'interno di sé stesso e di accedere a dimensioni spesso
inesplorate... Alla fine si “riemerge” con una straordinaria sensazione di
benessere, come aver fatto il “pieno” di energia.
Finalita'
Il concetto è quello di creare un flusso di coscienze sincronizzate e
sintonizzate sull'onda portante della musica. L'obbiettivo, ambizioso, è
sviluppare una tecnologia che, su larga scala possa contribuire ad accelerare il
processo di acquisizione della tanto agognata "massa critica", grazie
alla quale tutti noi potremo compiere il cosiddetto "balzo quantico".
Percorso
Fin da quando iniziai a studiare seriamente il pianoforte, nel 1978, mi accorsi
che ero molto più attratto dal creare musica piuttosto che eseguire una
partitura. Infatti, dopo circa un anno di studi classici, decisi di continuare
come autodidatta, dedicando particolare attenzione all'improvvisazione. Da qui
al Jazz il passo fu breve, e subito ebbi la netta sensazione di essere approdato
a qualcosa che avrebbe giocato un ruolo determinante nella mia esistenza. Stavo
iniziando un viaggio che ben presto mi avrebbe portato alla scoperta del
fantastico mondo della creatività musicale e che ancor oggi, a distanza di
tanti anni, mi coinvolge totalmente.
Ma cerchiamo di addentrarci in questo meraviglioso universo che è la creatività, analizzandone uno degli aspetti fondamentali: l'improvvisazione. Nella musica, improvvisare significa inventare qualcosa di nuovo, di originale, quindi "comporre", ma il tutto deve avvenire sul momento, qui e ora, cioè senza poter tornare indietro a correggere o modificare ciò che si è fatto, altrimenti si perderebbe il contatto con il flusso creativo. Schematizzando, si potrebbe dire improvvisazione =composizione istantanea. Per poter attuare questo processo, l'improvvisatore deve aver integrato dentro di sé due aspetti essenziali, che definisco la via musicale e la via estatica.
La via musicale è tutto ciò che il musicista ha appreso nel corso della sua formazione: teoria, armonia, pratica quotidiana con il proprio strumento, tutta la musica scritta e tramandata sugli spartiti ed anche quella ascoltata sui dischi, dal vivo, ecc; praticamente tutta la cultura musicale acquisita. Ma questo, da solo, non è sufficiente, ed è ben noto ai musicisti che si sono formati nei conservatori, i quali, pur avendo conseguito una notevole preparazione tecnica che permette loro di riprodurre anche i più grandi capolavori, spesso hanno difficoltà a improvvisare. Questa incapacità deriva dal conflitto che inevitabilmente nasce a causa dell'atteggiamento critico che il musicista ha nei confronti di sé stesso: da una parte vorrebbe dare libero sfogo alla propria creatività e magari riesce a suonare qualche nota sullo strumento, ma alla prima "stonatura", subito avverte un forte impulso che gli impedisce di proseguire. Nel caso di pianisti, per esempio, si vede la mano che si stacca bruscamente dalla tastiera, come se scottasse.
La via estatica, invece, permette al musicista di imparare a "convivere" con il proprio atteggiamento critico, evitando così di farsi coinvolgere dagli "impulsi paralizzanti": in sostanza, è la capacità dell'improvvisatore di andare in "estasi" (ex-stasis = uscire dal corpo inteso come dimensione fisicamente statica), di entrare cioè in quel particolare "stato modificato di coscienza" attraverso il quale è possibile farsi "rapire" dall'estasi creativa e liberare finalmente la propria energia creativa bloccata. Questo stato di grazia, raggiungibile con diverse tecniche, porta il musicista a uno straordinario contatto con il proprio strumento, una vera e propria fusione che gli permette di suonare in modo diretto e immediato ciò che percepisce intuitivamente, senza dover attingere alla memoria cosciente. In questa magica dimensione, ogni nota, ogni accordo, ogni suono diventa meravigliosamente bello e carico di significato, e lo stimolo a produrre musica cresce sempre più forte, fino a sfociare in veri e propri "raptus creativi".
Nel corso dell'improvvisazione, quindi, il musicista segue queste due grandi direttive, la via musicale e la via estatica, che sono complementari e si integrano in percentuale variabile: si alternano cioè momenti in cui la razionalità è più forte a situazioni dove invece la mente allenta la sua presa ed è allora la pulsione creativa a predominare.
Questo
è stato, fin dall'inizio, il mio modo di condurre l'improvvisazione, e per
molti anni ho continuato in questa maniera, fino a quando mi resi sempre più
conto di uno strano fenomeno: a volte, durante gli studi quotidiani, magari dopo
due ore di esercizi estenuanti sul mio strumento, mi assaliva una specie di
smania, un desiderio irrefrenabile di improvvisare liberamente, senza alcun
punto di riferimento, un vero e proprio "sfogo energetico" dovuto
probabilmente alla necessità di scaricare la tensione accumulata durante gli
esercizi. Le mani, libere dal vincolo della mente razionale, si muovevano
all'"impazzata" sulla tastiera, come dotate di vita propria, ed io
osservavo il tutto come uno spettatore sbigottito, lasciando che la musica
accadesse spontaneamente, attraverso di me. Allora cominciai a fare degli
esperimenti: accendevo il registratore, mi sedevo davanti al pianoforte e
cercavo di ricreare quel tipo di situazione sopra descritta, cioè cercavo di
liberarmi della via musicale e di innescare la "reazione a
catena" che mi avrebbe portato al rapimento creativo della via estatica.
Quando in seguito ascoltavo la registrazione, rimanevo stupefatto: stentavo a
credere che fossi stato io a suonare quella musica, non ero mai stato capace di
tanto. Questo mi rendeva felice e allo stesso tempo mi spronava nel continuare a
indagare in quell'universo misterioso e sconosciuto.
Sono passati molti anni dall'inizio di quegli esperimenti e tuttora
continuo ad eseguirli. Ho ritenuto opportuno definire questa musica ecto
musica per l'analogia con ectoplasma: così come nelle sedute medianiche si
materializza l'ectoplasma, nel nostro caso si "materializzano"
situazioni sonore particolari.
Questi "episodi musicali", tra l'altro, trovano
applicazione in ambito psicoterapeutico perché favoriscono negli ascoltatori
una maggiore consapevolezza dei propri livelli energetici ed un eventuale
sblocco liberatorio.
Esperienza
Un
concerto di Ecto Musica può essere proposto come “evento/spettacolo”,
oppure essere utilizzato per fini terapeutici più mirati.
Nella musicoterapia tradizionale, spesso la musica che viene fatta ascoltare
scorre su un supporto meccanico (nastro o cd), oppure viene suonata dal vivo,
seguendo una traccia più o meno prestabilita. Purtroppo questo non può tenere
conto dei “ritmi” dell’ascoltatore che si trova “costretto”
a “inseguire” l’evento sonoro.
L’ Ecto Musica, invece, ribalta completamente questo aspetto a mio avviso
basilare: l’ascoltatore influenza con il proprio atteggiamento
l’“operatore musicale”, cioè colui che produce la musica improvvisando
con il proprio strumento. Questo fa si che l’evento sonoro si sviluppi dalla
sinergia fra chi suona e chi ascolta: in pratica l’ascoltatore contribuisce in
maniera attiva e determinante al processo creativo in atto e, dalle esperienze
che ho avuto finora, sembrerebbe che tutto ciò possa essere molto terapeutico.
Chi partecipa all’esperienza viene messo in condizione di effettuare un
“viaggio” all’interno di sé stesso. Alla fine, quando ognuno racconta le
proprie sensazioni, molto spesso mi dicono di aver provato come delle
“vibrazioni” e la cosa interessante è che sono localizzate al livello dei
Chakra: alcuni le avvertono alla gola, altri al plesso solare, altri ancora
addirittura alla sommità del capo (da considerare che suono per circa 50
minuti). Ho avuto anche un caso di una persona che, arrivati al termine, mentre
stavamo tutti “rientrando” nella condizione ordinaria, rimase sdraiato a
terra attraversato da impressionanti convulsioni all’addome... «Non vi
preoccupate, — disse — non ho niente, non sono mai stato così bene in vita
mia...» e continuò così per altri dieci minuti buoni. Un esempio molto chiaro
di “sblocco energetico”! Molto frequenti sono anche le regressioni; ma la
caratteristica di fondo è che alla fine del viaggio, si “riemerge” con una
straordinaria sensazione di benessere, come aver fatto il “pieno” di
energia.
Fabio Bottaini ( fabio@ectomusica.it )
per ascoltare una demo di Ecto-Musica clicca qui
altre informazioni le trovi sul sito www.ectomusica.it