)*(Stazione
Celeste)
-L/L Research-
Sunday Meditation
LA RELAZIONE FRA L’UNIVERSO
&
IL RICERCATORE
Q’uo
attraverso Carla L. Rueckert
21
Marzo 2004
Domanda
del Gruppo: Q’uo,
oggi abbiamo discusso dell’interazione e della relazione fra l’universo e il
ricercatore. Vorremmo che discuteste il modo in cui l’universo risponde alle
domande d’identità, di servizio e di trasformazione del ricercatore, e in che
modo il ricercatore può meglio ascoltare, rispondere
e riconoscere le risposte che l’universo offre. Inoltre, cosa insegnano della
pazienza queste lezioni? Come possiamo invocare e
realizzare quella qualità nella nostra vita?
(Canalizza
Carla)
Noi
siamo a voi noti come quelli del principio di Q’uo e vi salutiamo
nell’amore e nella luce dell’Uno Infinito Creatore, al Cui servizio veniamo
a voi in questo giorno. Ringraziamo ognuno di voi, poiché trovate
tempo ed energia da dedicare a questo lavoro di ricerca della verità.
E’ un grande privilegio entrare in meditazione con
voi ed essere parte di quella calma, piccola voce che parla nella quiete di
questi momenti. Siamo molto felici di parlare con voi oggi, riguardo alla natura
della relazione fra il ricercatore e la creazione, chi fa le domande e chi
risponde, e vi ringraziamo per questa opportunità di
parlare. Come sempre, chiediamo che ognuno di voi controlli con giudizio attento
ciò che accoglie di quelle cose che diciamo, poiché ognuno di voi ha un potere
di giudizio molto efficace e può percepire la risonanza di quei pensieri che
sono utili in un particolare momento. Vi chiediamo, a meno che non percepiate
quella risonanza, di far semplicemente passare e cadere i pensieri, senza
ulteriori riflessioni. In questo modo, sentiamo che possiamo condividere i
nostri cuori con voi, senza essere preoccupati di infrangere il vostro libero
arbitrio, poiché non desideriamo davvero essere d’ostacolo per nessuno.
Oggi
la vostra domanda, conduce al cuore della natura dell’essere. Forse, questa
domanda non è stata intesa affinché indagasse così profondamente, tuttavia la
domanda è quella della relazione fra il ricercatore e il sistema di
informazioni che costituisce il principio creativo, il principio divino,
o l’Uno Infinito Creatore. Prima di tutto, quindi, torniamo indietro per
osservare l’Uno Infinito Creatore, poiché quel
concetto, di per sé, è una chiave alla domanda che è stata fatta. Ognuno,
entro questo circolo di ricerca, che stia inspirando
ed espirando,
e chiunque possa leggere queste parole come una parte della sua esperienza di
vita di un particolare momento: nel momento in cui udite o leggete queste
parole, siete parte dell’Uno Infinito Creatore. La parte più reale di
ogni spirito o anima in manifestazione o incarnazione di terza densità,
allo stesso modo e allo stesso tempo, è una parte della Divinità, una parte
che non è mai stata separata dalla Divinità, una scintilla che non conoscerà
mai la separazione dal Pensiero originale che ha creato la “casa”, qual è
l’universo e tutti i suoi arredamenti, dimensioni o densità, che
sperimentate.
Diventare
capaci
di rendersi conto della propria parte nel principio creativo è, entro la
coscienza sveglia, virtualmente impossibile; le limitazioni del corpo, della
carne, e dei sensi fisici restringono le porte della percezione e, in molti
casi, le chiudono totalmente. Tutto il massiccio indottrinamento da parte di
genitori ed insegnanti, che voi, come entità in incarnazione molto giovani
state seguendo accuratamente, garantisce che se c’è qualcuno che può
arrivare alla consapevolezza libero dal giudizio e
colmo della conoscenza del sé come Creatore, allora quello è un gruppo molto
piccolo. Per il resto di quelli che sono sulla vostra sfera in questo periodo,
crediamo sia prudente dire che ognuno ha perso quel senso diretto
d’introspezione ed unione con l’Uno Infinito
Creatore. Tuttavia, c’è unità. Forse non si propende per quell’unità,
tuttavia esiste. Non può essere persa, non è una pelle che può essere
cambiata e non è niente che sarà mai rinnovato. Tutta l’esperienza umana, diciamo,
l’esperienza incarnazionale di terza densità, riguarda la morte e il
rinnovamento, conclusioni e inizi. Tuttavia, dal principio alla fine del
processo di vita in incarnazione, la parte più fondamentale del vostro essere
essenziale non è ciò che cambierà, crescerà o si modificherà, piuttosto, è
ciò che è. Nell’opera sacra che questo strumento (Carla) conosce come la
Bibbia, in che modo il Creatore ha espresso se stesso? “ IO SONO.”
Quindi,
parte di ognuno di voi, è un IO SONO. Riuscite a percepire la differenza fra
“IO” e “IO SONO”? Riuscite a percepire lo
spostamento dalla persona all’essenza? E’ un importante spostamento di cui
rimanere consapevoli, non semplicemente per lo scopo di questa discussione, ma
in termini di capacità di base, di vivere la vita svegli e coscienti di chi
siete e perché siete qui. Ciò
che questo strumento (Carla) direbbe riguardo alla relazione fra l’IO e l’IO
SONO è che spera, ogni giorno, di permettere al suo IO, che è l’IO SONO, di
diventare lei, per far sì che il suo IO sia ciò che lei chiama il Cristo o
Coscienza Cristica o amore incondizionato. Non è prendere il sé, buttare via
il sé e poi rimpiazzarlo con il Creatore, il Cristo o il principio Cristico; è,
piuttosto, permettere a se stessi di ricordare che l’IO SONO è il sé
essenziale più profondo, ed è una parte vera dell’intero essere che è
conosciuto come Carla.
Ora,
sentiamo che ognuno dentro il circolo (di ricerca) ha speranze lungo linee
simili, in altre parole, ognuno ha la speranza di espandere la consapevolezza
personale in una coscienza più vera, più intera e più profonda, esprimendo un
sé più vitale e più essenziale. Se la
consapevolezza infinita è vivere la vita, allora non c’è chi fa domande e
chi dà risposte, ma, piuttosto, uno stato d’essere che è unitario, in cui
non c’è la necessità di fare domande, di aspettare, di osservare, poiché
tutto è perfetto. Questo è uno strumento prezioso e una risorsa. Non importa
quali siano le circostanze, questo livello di
consapevolezza è sempre una risorsa potente per centrare il sé e per
permettere al sé di sollevarsi lontano dai dettagli marginali di una situazione
particolare. La maggior parte delle persone non può stare
dentro la consapevolezza unitaria, dentro l’IO SONO, il cento per cento
del tempo entro la realtà prevalente. La realtà prevalente è stata progettata
specificatamente per allontanare dalla calma, dalla soddisfazione di sé e
dall’accettazione delle cose come sono. La realtà prevalente è progettata
accuratamente per distogliere le proprie energie dalla loro area di conforto non
una volta, ma ripetutamente, in cicli, dalla nascita fino alla
morte del corpo fisico. Di conseguenza, non suggeriamo
di tentare di rimanere completamente immersi nell’IO SONO del Creatore.
Tuttavia, quando c’è quella selva di confusione da cui non si riesce a
trovare una strada, quando sembra esserci un fallimento nel modo razionale di
osservare una situazione, incoraggiamo ognuno a prendersi un momento per
riposare il sé da tutti i travagli della mente e delle emozioni, di sedersi o
di riposarsi mentre si cammina, e di permettere semplicemente alla
consapevolezza dell’IO SONO di permeare e di prendere il controllo della mente
e la sua focalizzazione, poiché in quell’assoluta mancanza di personalità o
condizione, si trova il tesoro più profondo dello spirito incarnato, la
connessione con tutto ciò che c’è.
Fateci
ora spostare all’osservazione di una panoramica del
processo spirituale meno unitaria e più duale, quella veduta che
presuppone che il ricercatore è chi fa le domande e l’universo, la creazione
o guida è quello che risponde alle domande. Questo è molto più vicino al
livello della realtà prevalente. Questo non offre sfide alla personalità che
è chiusa nei ruoli che egli o ella interpretano e
che, forse, gli o le sono stati affibbiati. Molte volte, il
modo in cui la creazione sceglie di rispondere alle domande che il ricercatore
fa, dipende dalle sfumature più deboli e fragili, dal modo in cui le domande
sono poste. Molte volte, quando lo strumento (Carla) ha tenuto
canalizzazioni personali o consulti privati, ha
chiesto all’entità che aveva posto la domanda, di tornare indietro e di
esaminarla di nuovo, per essere certa che cogliesse il centro assoluto del
problema per cui l’entità aveva richiesto il consulto. Ed è giusto che
l’entità faccia così, poiché ciò che l’universo può far fiorire
naturalmente in una risposta ad una domanda, dipende completamente dalla
struttura dell’intenzione, dell’umore, dalla più piccola espressione della
domanda che viene posta. E
quando quella struttura è udita dalla creazione, questa determina un processo
di risposta assolutamente naturale e automatico. Non è una risposta che può
essere dettagliata in modo lineare – prima succede questo, poi quello e poi
l’altro – perché è una risposta su tanti livelli d’intenzione quanti ne dischiude
l’energia della domanda. Quale entità può veramente conoscere tutti i
livelli a cui pone una domanda? In
che modo, un’entità può veramente penetrare profondamente nel paese
sconosciuto della sua stessa mente archetipica, da essere anche consapevole
della natura totale di ciò che cerca?
In
precedenza, c’era una discussione su un film visto di recente, che parla della
vita di colui noto come Gesù il Cristo e in quel film il personaggio di Ponzio
Pilato fa questa domanda: “Che cos’è la verità?” E, fondamentalmente,
questo è ciò che vi stiamo chiedendo: “Qual è la vostra domanda?” E’
difficile conoscere la verità di una situazione o di una domanda, e quasi
impossibile sapere cosa chiedete al limite estremo di quella domanda.
Nascosti entro le pieghe del silenzio, fra le parole, si trovano mondi di
richieste d’informazioni, che sono indicati molto
precisamente dall’atteggiamento, dalle speranze e dalle sensazioni che entrano
in quel momento di richiesta.
Quindi,
una cosa che diremmo riguardo alla relazione fra chi
fa la domanda e la risposta, è che la persona che fa la domanda ha il più
profondo potere personale e individuale, la responsabilità della ricerca, della
domanda, dell’intenzione della domanda, e di tutto ciò che circonda il
momento in cui si arriva al punto cruciale, alla crisi, e si deve anche
accettare che c’è una cuspide che bisogna incontrare. Poi, quando si è
compreso questo, è bene prendere quella comprensione ed impiegare quella
pazienza cui avete chiesto prima, nel formare la
vostra domanda. Quanto profondamente potete sondare
il vostro cuore segreto? Quanto attentamente potete
rilevare quelle sensazioni che, forse, non hanno visto la luce del giorno? Che
lavoro potrebbe esserci da fare per voi, per raggiungere quei luoghi oscuri
dentro di voi, dove le domande non sono state fatte pienamente, perché
l’essenza sotto quelle domande non è stata ancora riscattata appieno dentro
il sé? Che poteri di perdono può portare il vostro
cuore al processo del giungere al momento presente e nel rilasciare il passato?
Quanto potete mantenere elevata la vostra speranza,
la vostra intenzione e il vostro proposito? Quella parte di voi stessi che ha
orgoglio, a quale chiarezza di focalizzazione potete portarla, per essere capaci
di darla come un dono, mentre, alla fine, vi inginocchiate con umiltà, a mani
vuote, davanti alla verità stessa?
Una
volta che il ricercatore ha fatto la domanda, c’è quel periodo di rilascio e
poi l’abilità e l’arte si trovano in ciò che colui noto come G ha riferito
come il tocco di luce. Una volta che avete risvegliato l’universo al vostro
bisogno, potete essere certi che l’universo troverà molti modi di comunicare
con voi riguardo alla vostra domanda. Inoltre, poiché è l’universo del
Creatore, piuttosto che l’universo del genere umano, accade spesso che questa
informazione non venga affatto a parole, ma, piuttosto, in coincidenze,
segni, accenni, pensieri fortuiti uditi in circostanze insolite, e in molti
eventi soggettivamente interessanti, come i sogni di voi stessi e di altri
riguardo voi; i commenti fortuiti di altri su argomenti che non sembrano avere
una relazione con la vostra domanda, ma tuttavia si presentano in modo
tangenziale e hanno il proprio significato misterioso, ma molto vero, dal punto
di vista della vostra situazione. Molte sono le volte in cui abbiamo discusso in
questo gruppo di tutti i sorprendenti modi in cui il mondo della natura, come
anche il mondo del genere umano, trova modi per esprimere la sua connettività
con voi, la sua attenzione per voi, e la sua affiliazione a voi.
Quando
c’è una domanda che sembra essere importante in modo profondo, è difficile
mantenere un senso della proporzione, un senso di pace, un senso di pazienza,
diciamo. C’è la sensazione di un bisogno di cambiamento immediato. E,
mentre abbiamo simpatia per chi desidera vedere i risultati, incoraggiamo ognuno
a considerare la possibilità che la domanda che è stata fatta si esprima su
livelli molto diversi, di cui solo uno si mostra sul campo della mente
cosciente, il limen o soglia della coscienza che si risveglia. La maggior
parte delle informazioni che arrivano al sé più profondo, che informano e
preparano quel sé ai cambiamenti che stanno avvenendo nell’energia, entrano
nella rete del sé sotto il livello della consapevolezza cosciente e traboccano
nella consapevolezza cosciente solo in un modo
sottile, come il lievito che trabocca nel pane, per far sì che la situazione
insorga, diciamo. Si diventa consapevoli che c’è uno spazio dove non c’era spazio;
c’è informazione, o un’opinione, o una sensazione, dove, in precedenza, non
c’era una sensazione. Cercate e tendete verso quelle percezioni che sembrano
semplicemente traboccare da dentro, perché quello è il risultato finale di un
lungo processo, da parte del sé, di raccolta d’informazioni dalla creazione.
È traboccato attraverso l’aver notato coincidenze in conversazioni, nei
messaggeri animali e floreali, nel mormorio degli alberi e nel soffio del vento.
Tutte queste cose si muovono nella rete del sé, e toccano vari corpi interiori
del sistema del corpo energetico che nell’involucro
fisico esteriore di cui ognuno di voi gode è l’istinto.
Avere
semplicemente fede che questo processo avviene è un dono straordinario. Si può
vedere che un tale processo, attraverso le limitazioni del corpo fisico,
impiegherà del tempo. Ci vuole tempo per svegliarsi e addormentarsi, e
svegliarsi e addormentarsi e svegliarsi ancora; per consentire il processo di
recupero d’informazioni, attraverso sogni e processi sottili che avvengono
interiormente, per aver tempo di completare se stessi.
Quindi non è la semplice pazienza dentro ad un vuoto che vi
incoraggiamo ad adottare, ma, piuttosto, quella pazienza che è una
pazienza consapevole, una pazienza che contiene la consapevolezza che le cose
avvengono e che la mente cosciente può non conoscere. La capacità di avere
fede, di sapere che questo [è il] modo in cui lo spirito lavora nelle entità
è un vantaggio straordinario. Usatela se l’avete e tentate
di coltivarla se non l’avete. Come potete coltivare
la fede in questi processi sottili, se non spiccando un balzo di fede? Assumendo
la fatica e il tempo di avere pazienza con il processo di ricerca della risposta
alla domanda; valutando, dopo il fatto, quali fonti d’informazione sono, di
fatto, arrivate attraverso di voi. Che tipo di efficacia
hanno avuto quei processi nel portare in manifestazione il fiorire e lo sviluppo
di ciò che era una situazione germogliante, cui c’era una grande domanda
riguardo al modo appropriato di fiorire o maturare.
Quando
si cerca la verità, c’è molto da dire per tendere all’interiorità del
processo. Può essere sprecata molta energia nell’estendersi verso
l’esterno, verso l’autorità e la conoscenza esterna. Quando
è coinvolta una domanda d’evoluzione spirituale, raramente il mondo esterno
avrà una prima
facie
[1], un modo diretto di parlare al cuore del problema, della situazione o della
domanda. Più profonda è la domanda, meno efficace sarà
consultare l’autorità esterna.
C’è
tuttavia, un sistema d’autorità interiore cui si può entrare nella mente e
nel cuore. E non limiteremmo questo per le entità
dicendo che è questo o quello. Per molti, un sistema di guida è un fenomeno
unitario o singolare. Questo strumento (Carla) lo chiama lo Spirito Santo. Colui
noto come David (Wilcock), lo chiama Sistema di
Guida, e così via. Tuttavia vi assicuriamo, che il sistema di guida di ognuno di
voi è massiccio e straordinariamente complesso, e non si muove semplicemente
nei piani interiori di terza densità, ma nelle connessioni familiari, diciamo,
fra quelli in anima di gruppo e le loro connessioni in altre densità. Ci si può
avvicinare al sistema di guida facendo una domanda alla consapevolezza totale
dei vostri piani interiori e densità [esteriori], e anche a quel centro di
guida di ognuno di voi che è il sé di sesta densità,
che sta guardando indietro, al sé in terza densità e offre quel raccolto nella
consapevolezza che ha dentro quella particolare illusione.
Questa
grande famiglia sostiene ognuno di voi, e può
prendere un po’ del vostro tempo per rispondere, per manifestarsi dentro la
vostra stessa consapevolezza. Quindi, diamo a questo strumento (Carla)
l’immagine di quella figura nella Bibbia di cui colui noto come Gesù parlò,
di colui che entra nella sua stanza per pregare in
segreto [2], per esprimere sofferenza in segreto, per offrire nella massima
intimità del sé, il cuore del sé, la sofferenza del sé, e tutto del sé che
può essere portato in quella stanza, nel chiedere qual è la situazione e qual
è la verità della situazione. Mantenerla quieta, mantenerla
silente, mantenerla completamente all’interno è una tecnica molto utile,
poiché permette che una certa intensità sia costruita dentro quella minuscola
stanza di preghiera. Forse ad ognuno di voi è familiare il modo in cui un
medium, durante una seduta spiritica, materializza e raccoglie ectoplasma nel
suo studio, in modo da poter manifestare ciò che questa entità
chiama fantasma o spirito. Potete raccogliere proprio in quel modo l’energia
della vostra preghiera, mantenendola dentro quel minuscolo studio, dentro quel
punto d’unione fra voi, la domanda, e il sistema di risposta – quel punto
che è il portale per l’infinito intelligente – rimanendo proprio là,
appena oltre i leoni all’ingresso, proprio sulla porta, in nessun altro posto
più vicino se non spostandovi all’interno, riposando e permettendo al
processo di muoversi.
Colui
noto come V, l’altro giorno, parlava della connettività di tutte le cose, il
labirinto che risulta essere ciò che connette tutto
a tutto. E’ a quel punto, proprio dentro quella
piccola stanza di preghiera, che c’è quel punto di connessione. Quindi, più
riuscite a rendere interiore la vostra ricerca, più quieta, privata e speciale,
più opportunità avrete di muovervi in quel profondo
riposo che vi solleva su un’amaca proprio dove desiderate essere e vi permette
di dondolare, aspettando in totale conforto, riposando nella culla dell’amore
dell’Infinito Creatore. Se potete fare questo per
voi stessi, quotidianamente se possibile, quando si lavora con una situazione,
toccherete il posto più utile ed efficace dentro di voi, ascoltando veramente
quella piccola, quieta voce dell’Uno Infinito Creatore.
Ognuno
è consapevole di molte tecniche per determinare la giustezza di un fatto o di
un’azione particolare. L’utilizzo del pendolo è stato discusso spesso,
l’utilizzo delle letture, sia con i tarocchi sia con l’astrologia, e
l’utilizzo di consulenti psichici o spirituali. Tutti questi modi di ottenere
maggiori informazioni sono molto utili, ma potete vedere come possono
diventare diffusi ed esterni e quanto si perda velocemente quella focalizzazione
preziosa, quell’intento affilato, e quel quieto orecchio in ascolto. Si
possono impiegare i cristalli, le piramidi, si possono impiegare un gran numero
di tecniche per scoprire più informazioni riguardo ai dettagli esteriori di una
situazione, ma non possiamo menzionarli tutti. Ognuno, però, è consapevole
della misura del supermercato spirituale, riguardo cui questo gruppo ha spesso
scherzato. Ci sono molti, molti modi per saperne di più riguardo alle energie
che vi circondano. Tuttavia, dal punto di vista del funzionamento
dell’universo, la miglior connessione fra chi fa la domanda, la domanda e il
sistema di guida è la porta che si trova dentro ognuno
di voi.
Questo
strumento ci chiede ora di continuare e chiedere se ci sono altre domande cui possiamo
rispondere. C’è una domanda cui possiamo
rispondere ora?
B:
Io ne ho una. All’inizio, hai parlato di una dualità e hai parlato
veramente solo di un lato. L’altra parte potrebbe essere dove l’Uno
Infinito Creatore diventa il ricercatore?
Siamo
quelli di Q’uo. Siamo consapevoli della tua domanda, fratello mio. La dualità
di cui stavamo parlando, è quella dualità che è auto-percepita da chi fa le
domande, quando chi fa le domande vede se stesso come una dinamica
di una dualità e la risposta come l’altra parte di una dualità.
L’atteggiamento unitario, d’altra parte, vede chi fa le domande, la domanda
e la guida come un sistema che non è affatto separato da se stesso, ma che è
un’unità che lavora per espandere il sé e, in quel modo, diciamo che,
davvero, quando c’è un atteggiamento unitario chi fa le domande è il
Creatore. E’ corretto, fratello mio.
C’è
un’altra domanda?
G: Q’uo, io ne ho una. Ra parla della volontà e dice che è dominante, non deve essere sottovalutata, e il suo uso nella fede può creare il cambiamento e può accelerare il sentiero. Tuttavia, sono dubbioso riguardo al rituale da intraprendere questa sera, in cui userei la volontà per creare un cambiamento o uno spostamento nella coscienza. So, avendo letto le trascrizioni passate, che questo punto filosofico fra il cambiamento tramite la volontà e l’attesa del cambiamento è stato discusso molto, ma mi chiedevo se puoi dire qualcosa di più specifico per questa particolare situazione.
Siamo
quelli di Q’uo, fratello mio, e siamo consapevoli
della tua domanda. Lo stato della volontà che si prova sia
corretta per il sé, è quello stato in cui l’entità è sicura, in un modo
che questo strumento (Carla) chiamerebbe “gnosi”, di ciò che è inteso.
E’ questione di conoscere il proprio cuore, conoscere
i propri veri sentimenti al punto in cui si è disposti a stare in piedi e dire:
“Questo è chi sono. Questo è il modo in cui desidero esprimere la mia volontà.”
In quel modo di offrire la volontà, c’è una consapevolezza interiore che si
trova dietro l’abilità di liberarsi di tutta la paura e il dubbio e di
indirizzare la volontà direttamente, lealmente, esplicitamente, verso la meta a
portata di mano. La purezza con cui si mantiene l’onestà con il
sé è una grande chiave per il conseguimento di questo tipo di gnosi o di
un’introspezione sicura che riguarda il sé.
In
una situazione imminente, in cui la volontà di servire è nota alla persona, ma
non si sa quale sia la situazione che ha bisogno di
essere servita, questa provoca il secondo tipo di uso della volontà, che è
rinunciare alla propria volontà in favore della volontà dell’Infinito
Creatore, il sistema di guida, e il piano incarnazionale base che si è
stabilito per l’intera incarnazione e in cui si ha davvero fede. In
quest’ultima situazione, sarebbe una follia forzare un risultato a scapito di
un altro. In quel caso la volontà è coinvolta semplicemente nel portare
l’intero sé ad un punto di resa, in modo che, quando la volontà del Creatore
diventa ovvia, questa può essere seguita con un’intensità piena e completa
di sforzo e focalizzazione.
Possiamo
risponderti ulteriormente, fratello mio?
G:
Sì. Credo di essere stato abbastanza abile da creare il rituale, così da non
forzare un risultato o un altro e non chiedendo nessun tipo di svolgimento
d’eventi specifico, ma ho guidato la volontà, specialmente alla fine, verso
la resa al Creatore. La mia domanda quindi è: se non ci si sente completamente,
al cento per cento, nella totalità, consegnati al Creatore, si può allora
schierare quella volontà di cui si è consapevoli dentro se stessi, per creare
una resa più piena a qualsiasi risultato il Creatore darà, a qualunque
catalizzatore verrà sulla propria strada, per portare riposo a quel sé che
avanza troppo lentamente dietro quello stato accettato e arreso di conoscere la
volontà del Creatore?
Siamo
quelli di Q’uo e siamo consapevoli della tua domanda, fratello mio. Sì.
G: Siete grandiosi. Grazie Q’uo.
Ringraziamo
te, fratello mio. C’è un’altra domanda ora?
B: Q’uo, avete usato la parola fede, in numerose occasioni. Puoi, per favore, definire cosa intendete con fede?
Siamo
quelli di Q’uo, e siamo consapevoli della tua domanda, fratello mio. Usiamo le
parole che questo strumento (Carla) ha nel suo vocabolario. Spesso, ci sono
differenze intangibili che puoi aver notato nel modo
in cui usiamo quella parola, fratello mio. La fede, in generale, è intesa
indicare certezza. Il modo in cui questo strumento (Carla) vede la fede è
abbastanza accettabile per noi. Nella sua mente la fede è connessa con la
consapevolezza che tutto va bene. Questo è ciò che questo strumento (Carla)
tende a significare, quando parla di fede. Lei non assegna alcun fatto, o
principio dogmatico o dogma alla parola fede, ma piuttosto è un sostantivo che
esprime un atteggiamento della certezza interiore della realtà della
perfezione e della giustezza dello schema di creazione in cui lei è coinvolta e
di cui è una parte attiva e creativa.
Quando
noi usiamo quella parola, cerchiamo di esprimere un senso di fiducia che non è
aggressivo, ma, piuttosto, riposa in pace, fiducia e sicurezza, così che
l’informazione non è di confronto, polemica o persino colma di fatti, ma è
semplicemente un atteggiamento mentale che presume e sta nella giustezza e nella
bontà della creazione, nel posto che ogni entità occupa, e negli schemi di
sofferenza, espressione ed esperienza che sembrano spostarsi in ognuno, in un
particolare periodo.
Possiamo
risponderti ulteriormente, fratello mio?
B: No, grazie. Andava bene.
Ringraziamo
te, fratello mio.
C’è
una domanda finale, ora?
[…]
T:
No, no, grazie, Q’uo. Vorrei solo fare i miei ringraziamenti e mandare amore a
voi e anche a quelli di Hatonn.
Siamo
quelli di Q’uo, e possiamo dire che, fratello mio, le tue parole sono
benvenute per quelli di Hatonn che sono con noi, come sempre, in questo momento.
Ringraziamo,
dal cuore, questo gruppo per averci permesso d’essere parte
della vostra bellissima natura, della vostra dolce meditazione e della vostra
comunità di ricerca. E’ un tale privilegio e una tale
benedizione per noi riuscire ad essere di servizio entro i vostri schemi. Vi
assicuriamo che voi siete di uno straordinario servizio per noi, e vi
ringraziamo.
Lasciamo
ognuno di voi, come sempre, nell’amore e nella luce dell’Uno Infinito
Creatore. Adonai. Siamo quelli a voi noti come il principio di Q’uo.
Note:
[1]
Prima facie è
definita con il significato di: “a prima vista; prima di un più accurato
esame.”
[2]
Questo riferimento è Matteo 6:18; “E quando digiunate, non assumete aria
malinconica, come gli ipocriti che si sfigurano la faccia per far vedere agli
uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro
ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,
perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto;
e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.”
*
* * * * * * * * *
Trascrizione
originale in inglese:
www.llresearch.org/transcripts/issues/2004/2004_0321.htm
Tradotto da Susanna Angela per StazioneCeleste