)* (Stazione Celeste)
Multidimensions
Conscio
Lo Specchio
“Che cos’è l’amore?” Le chiese con una punta di rabbia negli occhi e un tocco di tristezza nella voce.
“L’amore…” rispose lei lentamente e con sicurezza, “… dura.”
“E cosa può mai voler dire questo?” grugnì lui, senza più tentare di mascherare la sua rabbia.
Lei sorrise dolcemente, scegliendo di ignorare la sua rabbia. Sapeva, certamente, che in realtà era tristezza. Non sapeva perché lui fosse triste, ma sapeva che lo era. Lo sentiva. Avvertiva la sua tristezza come un peso sul cuore.
Infine, dopo aver pensato molto, gli rispose: “Vuol dire che l’amore, il vero amore, è Incondizionato. L’amore incondizionato dura, anche se non riesci a capire, anche se puoi non esser d’accordo e anche se puoi sentire in modo diverso. L’amore incondizionato resiste, attraverso la paura, la tristezza e la rabbia. L’amore incondizionato dura perché è incondizionato. Non bisogna volerlo e neanche guadagnarselo o desiderarlo. L’amore incondizionato è libero.”
“Ah,” sogghignò. “Adesso proprio non ti capisco. Non ho mai ricevuto niente liberamente – MAI.” Urlò il mai finale.
“Sei sicuro?” gli domandò lei.
Cercò di scagliarsi di nuovo contro di lei, ma fece l’errore di guardarla negli occhi. Beh, forse non era un errore. Forse era una benedizione. Sì, proprio così. Guardò nei suoi occhi e ricevette una benedizione. Una benedizione d’amore. Questo amore non aveva nessun giudizio, nessuna restrizione, nessuna limitazione.
Quando la guardò negli occhi, l’amore che provava gli fece completamente dimenticare la rabbia e il dolore. La paura se n’era andata, così come i muri che la sua paura aveva eretto.
Si sentì nudo, vulnerabile, aperto e vivo. Chiuse gli occhi, soltanto per un momento pensò, così da poter bere quella sensazione e permetterle di entrare in ogni atomo del suo corpo. Ma, quando interruppe il contatto con lo sguardo di lei, perse tutto – tutto l’amore – tutta l’accettazione – tutto il perdono – NON C’ERANO PIÙ!
Se n’erano andati dalla sua esperienza, ma non dalla sua memoria.
Cercò di essere arrabbiato, ma il ricordo di quell’amore lo calmò come un tenero abbraccio. Cercò di aver paura, ma il ricordo di quell’amore lo protesse come una volta facevano i suoi muri di paura.
Cercò di dubitare dell’esperienza, di giudicarla, di criticarla, ma per una volta nella vita, il suo cuore aveva la voce più alta della sua mente.
La mente tentò di dubitare, ma il cuore lo rassicurò.
La mente tento di contestare, ma il cuore capì.
La mente tentò di dimenticare, ma il cuore ricordò.
La mente tentò di correre, ma il cuore era tranquillo.
Dal cuore domandò: “Perché quando ho chiuso gli occhi la sensazione se n’è andata?”
Lei sorrise.
Non avrebbe risposto a quella domanda. Mise le braccia intorno al suo collo e posò il capo sul suo cuore. Si sciolse in lui, lo perdonò, lo accettò – incondizionatamente.
Poi si svegliò. O forse era veramente addormentato e quella donna, quell’angelo, era reale.
“Ehi,” disse la sua mente. “Alzati, devi andare a lavorare. Hai cose importanti da fare, persone importanti da incontrare. Queste persone ti apprezzeranno, ti daranno fama e denaro. Dimentica quel sogno, è una distrazione.”
Era sveglio adesso e dimenticò il ricordo nel suo cuore e ascoltò invece la logica della mente. Quello stupido sogno gli aveva fatto far tardi. Dovette correre a far la doccia, indossare velocemente il suo costoso abito a tre pezzi, trangugiare una tazza di caffè e dovette radersi in auto.
Trascorse la sua giornata in un’attività frenetica.
Affari furono conclusi, denari guadagnati e contratti firmati.
Lui era importante.
Aveva successo.
Era ricco,
ed era SOLO.
Partecipò a tutte le riunioni importanti – da solo.
Andò a una cena romantica con una bellissima donna – da solo.
Più tardi fece sesso con lei appassionatamente – da solo,
e si addormentò tra le sue braccia – da solo.
Alle 4 del mattino strisciò fuori dal letto di lei, indossò il suo costosissimo abito, lasciò l’attico come un ladro nella notte, salì sulla sua BMW e si diresse verso l’oceano. Non sapeva perché, ma doveva andare verso l’oceano. Stava rammentando qualcosa, qualcosa nel suo cuore.
Parcheggiò l’auto appena prima della prima luce dell’alba. Si tolse le scarpe italiane, l’abito e la camicia di seta. Prese un costume che teneva nel baule e corse alla spiaggia. Non si fermò finché non si immerse nell’oceano.
Poi si stese sulla fredda sabbia e la sentì ricoprire la pelle umida e posarsi sui suoi capelli. Guardò il cielo sopra di lui. Era grigio e nebbioso. Il sole a malapena illuminava il cielo.
Era solo. Ma, aspetta. Lo era?
C’era una sensazione, sì una sensazione, che aveva avvertito ieri, o una vita fa. Che cos’era? Era una sensazione nel cuore, un ricordo, un desiderio. Desiderava qualcosa che non poteva ottenere, vincere o comprare. Desiderava un ricordo perduto, perduto in una vita di rabbia, tristezza e paura.
Sì lui, il Sig. Forte, il Sig. Elegante, il Sig. Ricco, aveva paura.
Adesso sapeva di avere paura. La sentiva.
Era quella la sensazione? Era quello il ricordo?
Depresso e sconsolato, si trascinò verso l’auto.
Aveva lasciato le chiavi nell’accensione.
Non gli importava. Era soltanto una cosa.
Appoggiò pesantemente il corpo bagnato e sabbioso sul sedile di pelle.
Non gli importava. Era soltanto una cosa.
Sbatté la portiera così forte che i vetri tremarono.
Non gli importava.
Non gli importava di NIENTE,
NESSUNO,
tranne…
tranne… c’era la sensazione, il ricordo.
Il ricordo di qualcuno – una donna – NO, un angelo.
Dov’era?
Chi era?
Sospirò e fece per avviare l’auto. Sembrava ci volesse tutta la sua forza per girare le chiavi e mettere la retromarcia.
“Oh grande”, borbottò tra sé e sé, “ho preso contro lo specchietto retrovisore e adesso è fuori posto.” Fece per sistemarlo quando si rese conto che in tutta la sua frenetica giornata non aveva guardato, guardato veramente, neanche una volta in uno specchio.
Non si era guardato neanche una volta.
La luce era ancora fioca e ci vollero alcuni momenti affinché i suoi occhi si focalizzassero su ciò che vedeva.
Poi, con un sussulto e un lampo di riconoscimento, vide gli occhi –
GLI OCCHI DI LEI.
Poi ricordò la sensazione, la sensazione dell’amore incondizionato.
Passò un lungo momento prima di ritrovare la ragione.
Un lungo momento prima di rendersi conto che gli occhi che guardava erano in realtà i suoi.
Ma nei suoi occhi c’era uno scintillio.
Lui non era solo!
“Sono sempre con te,” disse lei dentro il suo cuore.
“SIAMO UNO!”
Continua: "Stati di Coscienza?"
* * * * * * * * * *
Originale in inglese: http://www.multidimensions.com/Conscious/con_body_mirror.html
Tradotto da Susanna Angela per Stazione Celeste