-----Messaggio
originale-----
Da: Marinella
Inviato: venerdì 5 luglio
A: Stazione Celeste
Oggetto: favola
Ciao, Pietro. Sono Marinella Lombini, non so se ti ricordi di me (ci siamo
scambiati alcuni messaggi a proposito della tua petizione sull'Italia una
Repubblica fondata sull'amore). Ho riletto una bella favola che avevo
dimenticato, te la invio, sono certa che ti piacerà, anche se è probabile che tu
l'abbia già letta. Buona estate. Saluti.
Marinella
NESSUN LUOGO E’ LONTANO
Richard Bach
"Rae, cara, grazie per avermi invitato al tuo compleanno!
La tua casa è distante mille miglia dalla mia, e io sono uno che si mette in
viaggio solo quando ne vale la pena, se si tratta di prender parte alla tua
festa. Non vedo l’ora di essere da te!
Il mio viaggio è cominciato dentro il cuore di un piccolo uccello, un colibrì,
che conoscemmo insieme, io e te, tanto tempo fa. Lo trovai cordiale, come
sempre, anche stavolta.
E tuttavia quando gli dissi che la piccola Rae sta crescendo e che io stavo
andando alla festa per il suo compleanno con un regalo, lui rimase perplesso.
Per un pezzo badammo a volare in silenzio, e alla fine lui mi disse “Ci capisco
poco in quel che dici, ma men che mai capisco come mai tu ci vada, a
questa festa”.
“Ma sicuro che ci vado alla festa, dissi io. “Cos’è che ti riesce tanto
difficile da capire?” Lui non rispose niente, lì per lì, ma quando arrivammo
alla casa del gufo mi disse “Può forse una distanza materiale separarci davvero
dagli amici? Se tu desideri essere da Rae, non ci sei forse già?”.
“La piccola Rae sta crescendo e io vado alla festa per il suo compleanno, con un
regalo”, dissi al gufo. Mi parve strano dire vado, dopo quanto mi aveva
detto il colibrì, ma lo stesso mi espressi in quel modo, perché Gufo mi capisse.
Lui pure restò zitto per un pezzo, seguitando a volare. Un silenzio tutt’altro
che ostile.
Ma quando mi ebbe condotto sano e salvo a casa dell’aquila, così mi parlò “Ci
capisco ben poco in quel che dici, ma men che mai capisco perché la chiami
piccola, la tua amica”.
“Ma sicuro che è piccola”, dissi, “dal momento che non è ancora grande”. “Cos’è
che ti riesce tanto difficile da capire?” Gufo allora mi guardò con i suoi occhi
profondi color ambra, mi sorrise e mi disse “Pensaci su”.
“La piccola Rae sta crescendo e io vado alla festa per il suo compleanno, con un
regalo”, dissi all’Aquila. Mi faceva un po’ specie dire vado
e dire piccola, dopo quanto mi avevano detto il colibrì e il gufo, ma lo
stesso mi espressi in quel modo, affinché Aquila potesse capirmi. Insieme
volammo al di sopra delle vette, a gara con i venti di montagna. Alla fine lei
mi disse “Ci capisco ben poco in quel che dici, ma men che mai capisco la parola
compleanno”.
“Ma sicuro, compleanno” dissi io. “Si intende festeggiare il giorno in
cui ebbe inizio la vita di Rae, e prima del quale lei non c’era. Cosa c’è di
tanto difficile da capire in tutto questo?” Aquila allora incurvò le ali e, dopo
una picchiata ripidissima, atterrò con dolcezza su una roccia, nel deserto. “Ci
sarebbe stato un tempo anteriore alla nascita di Rae? Non pensi piuttosto
che la vita di Rae sia iniziata prima che il tempo esistesse?”
“La piccola Rae sta crescendo e io vado alla festa per il suo compleanno, con
un regalo”, così dissi anche a Falco. Mi suonava un po’ strano dire vado,
dire piccola e compleanno, dopo quanto avevo udito da Colibrì, da Gufo e
Aquila, tuttavia così mi espressi, affinché Falco mi capisse. Sorvolammo veloci
il deserto e alla fine lui mi disse “Sai, capisco ben poco di ciò che mi dici,
ma men di tutto capisco quel tuo sta crescendo”.
“Ma sicuro che Rae sta crescendo” dissi io “Adesso è più vicina all’età
adulta e un anno più lontana dall’infanzia. Cosa c’è di tanto arduo da capire
quanto a questo?”.
Falco alfine atterrò su una spiaggia solitaria “Un anno più lontano
dall’infanzia? Non mi sembra che questo sia crescere!” Si sollevò di nuovo in
volo e, di lì a poco, scomparve.
Il gabbiano, lo so, era molto saggio. Volando assieme a lui riflettei bene prima
di parlare e scelsi con cura le parole, dimodoché capisse che qualcosa avevo pur
imparato. “Gabbiano” gli dissi alla fine, “perché mi porti in volo da Rae,
quando sai che in realtà io sono già con lei?”.
Di là dal mare, di là dai monti, finalmente il gabbiano calò e si posò sopra il
tetto di casa tua. “Perché l’importante” mi disse “E’ che tu sappia la verità.
Finché non la sai – finché non la capisci veramente – puoi soltanto afferrarne
qualche stralcio, o brandello, e non senza un aiuto dall’esterno: da macchine,
uomini, uccelli.
“Ma ricordati” disse “che l’essere ignota non impedisce alla realtà di essere
vera”. Ciò detto disparve.
E’ venuto il momento di aprire il regalo. I regali di latta e lustrini si
sciupano subito, e via. Io invece ho un regalo migliore, per te. E’ un anello,
da metterti al dito. E brilla di una luce tutta sua. Nessuno può portartelo via,
non può essere distrutto. Tu sei l’unica al mondo che riesca a vedere l’anello
che io oggi ti dono, come quando io ero l’unico in grado di vederlo quand’era
mio.
Questo anello ti dà un nuovo potere. Messo al dito puoi levarti in volo con
tutti gli uccelli dell’aria, vedere attraverso i loro occhi dorati, palpare il
vento che sfiora le loro vellutate piume e potrai quindi conoscer la gioia di
sollevarti lassù, in alto, al di sopra del mondo e di tutte le sue pene.
Potrai restarci quanto ti parrà, su nel cielo, al di là della notte, e oltre
l’alba. E quando avrai voglia di tornar giù di nuovo, vedrai, tutte le tue
domande avranno risposta e tutte le tue ansie si saranno dileguate.
Al pari di ogni cosa che non può toccarsi con mano o vedersi con gli occhi, il
tuo dono si fa più potente via via che lo usi. Dapprincipio lo impiegherai solo
quando sei fuori casa, all’aperto, guardando l’uccello assieme al quale voli.
Ma poi, più in là, se l’adopri ben bene, funzionerà anche con quegli uccelli che
non vedi, finché t’accorgerai che non t’occorre né l’anello né l’uccello per
volare al di sopra delle nubi, nel sereno.
E quando arriverà per te quel giorno, tu dovrai a tua volta donare il tuo dono a
qualcun altro che sai ne farà buon uso. Costui potrà apprendere, allora, che le
uniche cose che contano son quelle fatte di verità e di gioia e non di latta e
lustrini.
Rae, questo è l’ultimo anniversario che festeggio con te in modo speciale. Dai
nostri amici uccelli ho imparato quanto segue. Non posso venire da te, perché ti
sono già accanto.
Tu non sei piccola, perché sei già cresciuta, sei grande e giochi con il tempo e
con la vita, come tutti facciamo, per il gusto di vivere.
Tu non hai compleanno, perché sei sempre vissuta, non sei mai nata e mai
morirai.
Non sei figlia di coloro che tu chiami papà e mamma, bensì loro compagna
d’avventure, in viaggio, alla scoperta delle cose del mondo, per capirle.
Ogni augurio che fai ad un amico è un augurio di felicità, così pure questo
anello.
Vola libera e felice, al di là dei compleanni, in un tempo senza fine, nel per
sempre.
Di tanto in tanto noi ci incontreremo, quando ci piacerà, nel bel mezzo
dell’unica festa che non potrà mai finire."
|