LA STORIA DI DALRY
MADRI e NONNE…
Gli aspetti visibili e invisibili di un attentato suicida a Gerusalemme nel 2002… e 6 ANNI DOPO
Da Celia: “Questa è la storia come Dalry me l’ha inviata. Ho lasciato che fosse raccontata con le sue stesse parole.
Le ho chiesto di fornirci una breve biografia, affinché riusciate a percepire l’energia del Femminile Divino di una Nonna “guerriera” mentre racconta la sua storia. Grazie… Dalry”
Mi considero una nonna Australiana comune… una “pioniera” forse… quasi mai parte della grande massa… sempre più avanti dei tempi (senza averne mai l’intenzione). Nata con un difetto congenito ai reni… del quale non ho avuto l’intenzione di morire… perciò raggiunti i quarant’anni ho deciso di cambiare il mio DNA. Sposata, divorziata, sposata, rimasta vedova. 4 figli stupendi e 8 nipotini. Dato che recentemente ho passato il mio 70mo anno, penso di aver compiuto un giro completo, come il serpente che si morde la coda. E non soltanto io. SULLA TERRA L’UMANITÀ intera sembra attualmente intenta in una svolta epocale. Chi si è spostato nella DIMENSIONE OLOGRAFICA… l’“Eterno Qui e Ora”… si sarà reso conto, proprio come ho fatto io, che NELLO SPIRITO SIAMO VERAMENTE TUTTI UNO!! Il mio “Sogno Impossibile” è che ADESSO ci guardiamo, gli uni con gli altri, ci facciamo e rispondiamo a queste scottanti domande: Chi Sono? Da dove vengo? Perché sono qui? Che cosa spero di realizzare in questa vita per adempiere il mio potenziale totale?
Sebbene abbia insegnato all’Università di Padang West, Sumatra, per 3 anni 1990-1993… la mia università è stata la “Vita”. Il “mio campus”?... tanto mondo quanto ce ne sta sotto la mia cintura fintanto che sono ancora in un corpo. All’età di 24 anni, come madre di 3 bimbi piccoli, sono diventata dirigente della H.J. Heinz (alimenti per l’infanzia) con un considerevole staff sparso per il Queensland. Erano gli anni ’60. Più avanti ho aperto un’Agenzia e Scuola per Modelle/i e Promozioni. Gli obiettivi dell’agenzia erano istruire e procurare il personale per le promozioni e le pubbliche relazioni. Questo aspetto del lavoro mi ha messa in contatto con il mondo imprenditoriale e mi ha insegnato moltissimo sul modo in cui funziona chi occupa posti di potere. Tuttavia il mio obiettivo primario è sempre stato quello di fornire i mezzi a TUTTI I REGNI DELLA NATURA oltre agli uomini, donne e bambini… e in particolare a chi soffre di privazioni o è handicappato… di tutte le età e da tutti gli ambienti… per sviluppare il proprio potenziale più pieno come esseri umani. La Scuola per Modelle/i diventò una Scuola di Auto-Sviluppo con il motto CONOSCI TE STESSO… ACCETTA TE STESSO… SII TE STESSO… IMPARA COME VIVERE IN ARMONIA… CON TE STESSO E IL MONDO INTORNO A TE. Con gli anni questo si è trasformato in una serie di seminari gratuiti e attività per migliorare la vita. Adesso, 40 anni dopo, come nonna di 8 nipotini, aderisco ancora alla filosofia dell’esplorazione interiore del sé… e dell’esplorazione esteriore di “assolutamente tutto ciò che c’è”.
E così, che cosa è successo in Israele? Per un certo periodo di anni ho dato via tutto e ridotto i miei possedimenti a una piccola valigia. La mia unica entrata è la pensione Australiana. Nessuna assicurazione, né altro sostegno. Fiducia in me stessa e nell’universo. Ho lasciato l’Australia nel 1999. Ho visitato 10 paesi da sola. Ho incontrato moltissima gente meravigliosa! Sono arrivata in Israele nell’Aprile del 2002. Volevo cavalcare un asino. E l’ho fatto! Un vecchio, grigio e traballante nonnetto, proprio come me. Ho dormito sotto le stelle per 24 giorni dal Mar di Galilea al Mar Morto. Questo è davvero un pianeta grandioso e all’umanità non manca magnificenza!
Amore & Luce
Dalry
QUESTO È PER LE MADRI E LE NONNE DI ISRAELE……
E IN PARTICOLARE PER CHI HA PERSO DELLE PERSONE CARE NEL CONFLITTO.
Ho lasciato Israele nell’Ottobre del 2005… essendoci stata per quasi 3 anni (gli ultimi 2 illegalmente) perché, SULLA SCIA DELL’ATTENTATO SUICIDA, dovevo arrivare a capire il contesto personale e storico del conflitto. Inoltre, sebbene non sia né Ebrea né Araba, avevo un disperato bisogno di FARE qualcosa. Sebbene abbia incontrato molte persone meravigliose e mi sia lanciata in vari tentativi di “trovare un modo” – una speranza era quella di mobilitare le Nonne del mondo a utilizzare la loro influenza – niente di ciò che ho tentato ha funzionato. Sembrava andasse bene e poi, nel momento cruciale, tutto crollava… spezzava il mio spirito e il mio cuore…
Adesso ci siete tutti voi in questo!!!!!! Be’, forse questa volta c’è una forza che si mobilita CONTRO L’USO DELLA VIOLENZA… una forza sulla quale nessun’altra azione umana può trionfare, né israeliana, né palestinese… CHI HA PERSO LA PROPRIA VITA CON LA VIOLENZA HA INIZIATO A PARTECIPARE A QUESTO. Dobbiamo avere tutti fede in Dio che la loro volontà di perdonare e la libertà possano prevalere.
Sebbene io sia una dei partecipanti, la storia che segue viene raccontata a nome di MOLTI ALTRI… più di quanti ne possa citare. Negli avvenimenti correlati all’attentato suicida, io sono essenzialmente stata una TESTIMONE… UNA TESTIMONE ANONIMA… UNA PERSONA QUALUNQUE CHE NON HA SUBITO DANNI E COME TALE DEVO CONTINUARE.
Arriva lunedì 30 Giugno 2008… Sono addormentata nel mio appartamento in Malaysia.
Vengono da me… le persone morte, fatte esplodere nell’attentato suicida a cui avevo assistito a Gerusalemme. Si sollevano nella mia coscienza sulla cresta di un’onda purificatrice. Quando ottengono la mia attenzione parlano come un’unica entità. “Noi” siamo così felici che alla fine tu abbia compreso… ciò che hai scritto a te stessa sull’attentato. Adesso possiamo finalmente proseguire!
Mi sveglio per fare la domanda che mi è girata in testa per 6 anni: “E la suicida? Cosa ne è stato di lei?”
In un’unica voce rispondono: “La giovane donna che il fato ha scelto come strumento? È qui con noi… è una di noi… ha perdonata ed è stata perdonata. Si è assunta la responsabilità della sua vita… e della sua morte. Adesso è libera! Ecco perché siamo venuti, affinché il mondo sapesse… non soltanto gli esseri umani… ma il MONDO INTERO e OGNI COSA SU DI ESSO… che se NOI possiamo perdonare, anche LORO POSSONO!
Il giorno in questione era Venerdì 12 Aprile 2002. Ero arrivata in Israele il 4. La settimana precedente, l’esplorazione a piedi di questa favolosa città, mi aveva portata lontano. Tutto, in Israele, il venerdì pomeriggio chiude presto, affinché gli Ebrei che vivono qui possano prepararsi per lo Shabbat, di cui avevo sentito parlare, ma che non mi era ancora stato spiegato. Da ciò che sapevo fino a quel momento, il venerdì è la sera più sacra della settimana. Tutti visitano le proprie famiglie per una cena speciale.
Alle prime ore di quel fragrante pomeriggio di primavera, avevo mangiato uno shwarma di agnello e insalata arrotolati nel pane… molto gustoso e sorprendentemente saziante. Dopo di che ero rimasta a riposare all’ombra di un albero con un libro. Il cibo, il calore del sole e un senso di meraviglia nel trovarmi veramente a Gerusalemme, mi avevano lasciata squisitamente contenta, un po’ assonnata e rilassata.
Dato che durante gli ultimi anni avevo viaggiato da sola per una dozzina di paesi diversi non ero aggiornata con gli ultimi avvenimenti, quindi il forte boato mi coglie completamente alla sprovvista! Mi cade il libro dalle mani, mi sfugge un gemito involontario, una piccola risata. Poteva essere un’esplosione? Qui! Nel cuore di Gerusalemme, una delle città più sacre nel mondo? Scossi la testa. Non può essere! Per quella che sembra essere un’eternità rimango seduta, paralizzata, mentre il riverbero echeggia nelle mie ossa!
Cerco il libro. Santo Cielo, la mia mano trema. Raccolgo il libro con l’intenzione di rimettermi a leggere, ma in meno di 10 battiti del cuore iniziano le sirene. Il suono delle sirene riecheggia in modo strano per le strade vuote. Moltissime sirene. Si stanno avvicinando. Girano a sinistra, poi si infilano all’estremità opposta del vicino mercato. Qui nella mia piccola oasi di tranquillità, non rilevo nessun cambiamento esterno, eppure le sirene continuano… e continuano… Penso: “Mio Dio, dev’esserci stato un tamponamento gigantesco!”
Le sirene si fermano. Osservo in attesa. In attesa di cosa? Una voce rompe il silenzio. La mia voce. Di fatto, di qualcosa come: “Non c’è dubbio! Questo tipo di frastuono può essere stato provocato soltanto da un tamponamento, e neanche tanto lontano.” In quel momento mi sono resa conto che l’incidente doveva essere successo davvero molto vicino. E doveva aver coinvolto un gran numero di persone, per far sì che arrivassero così tante ambulanze.
Dato che la mia pace era stata sconvolta, decisi di concludere la giornata e di ritornare all’ostello. Dato che sono una straniera, non ho idea di dove mi trovi, ma mi avvio verso una direzione che mi sembra quella giusta. Questo mi porta ad attraversare l’area deserta del mercato. In contrasto con lo scompiglio e la confusione di un indaffarato venerdì mattina, il mercato ha un’aria solitaria, è silenzioso e vuoto. Mentre cammino in mezzo alle bancarelle abbandonate, tutto sembra normale. I rifiuti e gli scarti della giornata sono sparpagliati per terra. Gli espositori sono messi di traverso. Su alcuni, dei cartoni abbandonati contengono ancora alcuni pezzi di merce invenduta. Una signora anziana rovista tra i resti. Un uomo, con un maglione strappato, fruga tra i resti, facendo scivolare un po’ di frutta in una borsa di tela. Mentre passo, piega la testa per salutarmi e mi tende un paio d’arance, una mela e una pera affinché le esamini. Ci scambiamo un sorriso complice. Gli mando amore.
Perché l’altra uscita del mercato è bloccata? Una solida barriera umana, meno di una dozzina, blocca il passaggio verso la strada principale. Mentre i miei piedi vengono irresistibilmente attratti a quell’ammiccante uscita, qualcuno urla un ordine. Il gruppo si disperde, permettendomi di entrare nello spazio liberato, e allora vedo. Mio Dio, vedo! Una persona sconosciuta si era appena fatta esplodere e, con lei molti altri erano stati ridotti in brandelli. Letteralmente a pezzi! Pezzi grandi, pezzi piccoli, minuscoli! Meno di venti minuti prima, questi pezzi e brandelli erano persone. Vive! E respiravano!
Rimango immobile. Qualcuno, dietro di me, erige una barriera improvvisata. In qualche modo mi ritrovo incorporata nella barriera. Se qualcuno avesse cercato di spostarmi, sarei andata in pezzi. Come riflesso degli eventi, ero già andata in pezzi.
La morte ha un odore. La morte tramite esplosione ha un odore particolare. Un odore che ti cattura in un abbraccio malsano! Metallico! Nauseante! Claustrofobico! Avvolta dalla mia immobilità, sono vagamente consapevole del movimento intorno a me. Gente seduta, distesa, piegata, che si alza! Alcune delle persone per terra sono piuttosto piccole. Bambini!
Ah! Capisco adesso chi sono queste persone stranamente assortite. Dei medici separano i morti dai feriti. Alcune di queste “persone” in realtà sono corpi morti. Prima ci si prende cura dei feriti. Osservo le ambulanze caricare e partire. Un flusso costante… e non ci sono soltanto ambulanze, ci sono anche altri veicoli! Ah! E percepisco chi sono QUELLE persone. È personale dei Servizi d’Emergenza e la Polizia.
Ci sono anche altre persone, vestite di bianco. Indossano guanti e hanno delle buste di plastica. Con delle grandi pinzette raccolgono della roba e la mettono nelle buste, non sono sicura di cosa sia. Possono essere delle prove? Che genere di prove??
Tutte queste categorie di persone, si muovono freneticamente intorno a me. Un uomo, con una tuta, mi fa mettere da parte. Parla in Ebraico. Non rispondo immediatamente, perciò qualcuno mi prende gentilmente per le spalle e mi fa spostare di un passo o due, così che possano stendere una corda per limitare l’area. Continuo a piangere in silenzio. Sembra davvero stupido, nessun altro sta piangendo.
In un tempo sorprendentemente breve, la crisi si risolve ordinatamente, mentre i morti e i feriti vengono esaminati, trattati e portati via. Le autorità isolano il resto dell’area decimata. Arriva la prima ondata di giornalisti! Troppo tardi! Non è rimasto niente della carneficina, se non piccoli rimasugli. Anche l’odore si è dissipato.
Le mie gambe stanno ritornando a funzionare, ma non sono ancora capace di muovermi intenzionalmente. In ogni caso, non si può passare. Vedo gli uomini vestiti di bianco portare una scala e appoggiarla contro il sostegno di legno annerito della copertura di tela distrutta. Un uomo si arrampica sulla scala, mentre un altro la tiene ferma. Brandelli si stoffa svolazzano dal bordo della copertura di tela. L’uomo in bianco li rimuove delicatamente con le sue pinzette. QUESTO È STATO L’ULTIMO PEZZO DEL ROMPICAPO…… FINORA, 6 ANNI DOPO, NON ERO RIUSCITA A RICONOSCERE CHE QUESTI BRANDELLI ERANO CARNE UMANA…… dopo un’esplosione la carne umana lacerata, assomiglia proprio a tela stracciata.
Sono lì, in piedi, con tutte le facoltà intente a registrare la scena in tutto il suo orrore e fascino – senza perdere un dettaglio! I miei occhi, le mie orecchie, tutti i miei sensi, tutte le mie sensazioni, ogni mia particella subatomica sono completamente allerta! Ma io non sono lì! Non sono più da nessuna parte! Pezzi frantumati di me, se sono andati da qualche parte in aree disabitate di me stessa che prima non sapevo esistessero. La parte animale di me si era rannicchiata in un angolo, nascondendosi confusa. La bambina è spaventata ma curiosa. L’adolescente è ebbra… eccitata dall’orrore. Nella figlia in me sta montando una giusta rabbia, non solo nei confronti dei propri genitori, ma di tutti i genitori ovunque. La madre sta accumulando odio per la maternità. Il solo atto di concepire un figlio, sembra un sacrilegio di fronte alla carneficina di cui sono testimone – quei bambini possono crescere e fare questo uno all’altro!
Alla fine, riesco a farmi strada verso il marciapiede. Mi appoggio a un lampione. Osservo. Operatori televisivi e reporter corrono in giro cercando…! Che cosa STANNO cercando? Resti macabri? Un’intervista con un sopravvissuto? E io? Che cosa sto cercando? Sembra che sia stata chiamata qui come testimone. Quindi CHI è il testimone, la donna in me? Ma non ESISTE nessuna donna, l’“IO” essenziale non esiste più… L’ESSENZA DI ME È STATA RIDOTTA IN PEZZI. I pezzi frammentati, l’animale… la bambina… la madre… trattengono ancora qualcosa di me… frammenti che riesco ancora a identificare… ma che cosa è successo ai pezzi frammentati là fuori che si mescolano insieme agli altri brandelli e rimasugli sparpagliati? Che cosa sta accadendo alla loro identità?
Mi osservo da vicino… e rifletto. Con il tempo percepisco/sperimento l’insorgere di un restante frammento d’identità. Una nonna! Una nonna comune, una su milioni. Ah! È stata LEI a essere chiamata qui come testimone! Ma perché? Perché LEI? Che senso ha? Non è speciale. Non ha autorità. Non è neanche bene informata, e certamente non è influente! È soltanto una nonna comune. Forse è perché è stata temprata dalla vita per essere… essere che cosa… Compassionevole? Imparziale? Risoluta? Formidabile… NO! No! No! No! È stata chiamata qui per nessun’altra ragione se non quella che è una nonna comune… UNA nonna con milioni di volti.
Alcuni giovani Ebrei, vestiti con pantaloni neri e camicia bianca, con piccoli cappelli neri in testa, realizzano una protesta breve ma rumorosa. Gli operatori si avvicinano per filmarli mentre cantano. Poi arriva la polizia che li allontana. Diversi reporter si lanciano verso un uomo che è appena arrivato. È un “qualcuno” e parla Inglese. Dato che sono lì vicina, sento quello che dice. Il mio cuore mi dice che il silenzio sarebbe forse stato più appropriato. Le sue parole banali si rivolgeranno in modo decisivo alla causa, allevieranno in modo decisivo l’effetto? Silenzio! Meglio optare per il silenzio. ALLORA NON AVEVO IDEA CHE QUELLO ERA COLIN POWELL.
Uno dei feriti si allontana zoppicando, sostenuto da amici o familiari! È a piedi nudi e indossa dei pantaloncini. Le bende bianche sembrano grottescamente fuori luogo sulla pelle abbronzata, i piedi sporchi e il torso macchiato di sangue. Strano! È lui che sta cercando di rallegrare i suoi amici, di rassicurarli. Non dovrebbero essere loro a farlo?
A chi sta osservando sembra che tutto si muova molto lentamente, come guardare il mare aspettando la settima onda. Qualcuno sale sull’autobus. Lo accende. Sebbene la carrozzeria sia tutta bruciata, ammaccata e contorta, in modo piuttosto illogico, il motore funziona ancora. Faticosamente, il torturato guscio d’acciaio e gomma, avanza un po’. Adesso gli ultimi resti di carne umana e altre prove possono essere raccolti nelle buste di plastica. Come in sogno seguo l’autobus facendo un’ampia deviazione intorno al blocco, per evitare la fragile barricata. Perché è tanto importante che mi avvicini all’autobus? Mi accosto timidamente. Il rottame è già stato isolato nella sua nuova posizione da una striscia di nastro arancione. In piedi rendo omaggio all’acciaio contorto, come fanno i soldati quando rendono gli ultimi onori.
Ritornata sulla scena del sacrilegio, osservo affascinata fino a quando l’ultima ambulanza annuncia il suo ritiro. Fino a quando i resti bruciati della tela di copertura vengono rimossi. Fino a quando la folla si disperde! Fino a quando i media se ne vanno! Fino a quando l’ultimo brandello di carne è stato raccolto! Fino a quando le barriere vengono rimosse, lasciando che il traffico possa riprendere! Fino a quando se ne sono andati tutti e la fermata d’autobus profanata è riportata a una sembianza di normalità! Solo allora, quando l’area è completamente vuota vengo attratta dall’affascinante spazio vuoto lasciato dall’autobus. È ancora lì? La gente che è morta? E i miei pezzi? Sono ancora lì? Vengo colpita da un pensiero irritante: “Gli uomini in bianco, come faranno a sapere quali, dei brandelli di carne che avevano raccolto, appartengono all’attentatore?”
Continuo a osservare me stessa a distanza. Non provo niente. A un certo punto la mia capacità di sentire è stata spazzata via da un mare di incredulità, eppure durante tutto il processo avevo trasmesso amore. No! Non soltanto amore. Amore e luce! Riempiendo l’autobus e tutto lo spazio intorno d’amore e luce. Riempiendo il mercato intero di amore e luce. Quando sono soddisfatta, avendo fatto tutto ciò che ho potuto, posso proseguire, lasciando indietro tutte le mie parti frammentate a confortare i morti.
GIUGNO 2008
Il mio appartamento… Malacca… Malaysia!
Adesso, qui, all’altra parte del mondo, i morti sono venuti a consolarmi. Quando inizio a tremare e singhiozzare, piangendo e ridendo allo stesso tempo di felicità e liberazione… mi offrono rassicurazione: “Sì! Piangi! Piangi e ridi. Le lacrime e le risate ci uniscono e ci rafforzano. ADESSO ASCOLTA ATTENTAMENTE! Noi, che siamo rimasti uccisi nelle esplosioni intendiamo liberare questo pianeta… una volta per tutte… dalla credenza nel vittimismo. Siamo già sufficienti, per renderlo possibile.”
Mi giro e mi metto diritta. Apro gli occhi. Sufficienti????
Mi guardo intorno. Mio Dio, ce ne sono milioni…… tutti vittime di esplosioni. Siamo sostenuti tutti in un ologramma d’amore e luce…
Mi asciugo le lacrime e mi siedo… leggermente perplessa adesso… in qualche modo incerta. Improvvisamente ho un sentore del perché sono qui. Senza pensare dico: “NO! No! No! No! No! Qualunque cosa vogliate da me… NO!” Come avrei potuto farlo? Dov’è l’equilibrio? Sono numerosissimi. E io sono soltanto una! Le mie parole successive sono un grido rauco. “PER FAVORE! PER FAVORE! NO! Sono vecchia e debole… è da lungo tempo che ho esaurito le mie risorse… non ho più niente da offrire. Credevo di aver finito con tutto questo…………! Davvero! Non sono quella che volete.”
Con una voce sola, si impongono sulla mia protesta: “Indici una SETTIMANA della LIBERTÀ! Libertà dall’aggressione! Libertà dalla paura! Libertà dal bisogno! Libertà dalla fame! Libertà dalla povertà! Libertà di ESSERE SE STESSI!
“UNA SETTIMANA DELLA LIBERTÀ?”
“Sì! UNA SETTIMANA DELLA LIBERTÀ! Uno per tutti e tutti per uno! Questo è il messaggio che farai circolare: A NOME DI CHI HA AVUTO UNA FINE VIOLENTA… INVITIAMO VOI, I VIVI, A INAUGURARE UNA SETTIMANA DELLA LIBERTÀ che si concluda l’11.11.2011.”
“L’undici dell’undici dell’undici! Ma è tra più di due anni!”
“Non preoccuparti! Ci vorrà così tanto. Nel frattempo OGNI INDIVIDUO può avere la sua SETTIMANA DELLA LIBERTÀ, magari anche una settimana al mese. I BAMBINI SARANNO DAVVERO ENTUSIASTI DI UNA SETTIMANA DELLA LIBERTÀ………!”
ESATTAMENTE! Ciò di cui avete bisogno è un bambino… non di una nonnina sfinita!
“……… POI, UN PO’ PER VOLTA, GLI INDIVIDUI SI UNIRANNO PER TENERE DELLE SETTIMANE DELLA LIBERTÀ DI GRUPPO! POI SETTIMANE DELLA LIBERTÀ NELLA COMUNITÀ! E POI NAZIONALI! NON PREOCCUPARTI! CRESCERÀ!... I SEMI SARANNO SPARSI AI QUATTRO ANGOLI DELLA TERRA SUL VENTO DELLA LIBERTÀ PER CREARE UN BELLISSIMO GIARDINO… UN GIARDINO DI SOGNI CHE DIVENTANO REALTÀ!”
Da quella esperienza, sono ben cosciente che quando si affronta qualcosa come questo, non ha senso tentare di nascondersi, scappare o dichiararsi incapaci…… Che Dio mi aiuti! Mi ricompongo abbastanza da domandare “Che cosa intendete con SETTIMANA DELLA LIBERTÀ… come funziona?”
ESATTAMENTE COSÌ! CON CORSI! CORSI NELLE SCUOLE! NELLE COMUNITÀ! CORSI SULLA LIBERTÀ ATTRAVERSO IL PERDONO!
INIZIANDO CON LA SOVRANITÀ PERSONALE!
POI, RICONOSCENDO LA SOVRANITÀ PERSONALE ALL’INTERNO DELLA FAMIGLIA… ESTENDENDO LA SOVRANITÀ PERSONALE AD AMICI E COLLEGHI… POI LIBERTÀ NEL QUARTIERE E NELLA COMUNITÀ… LIBERTÀ NELLA NAZIONE… SEGUITA DALLA LIBERTÀ TRA NAZIONI… INFINE LIBERTÀ NEL COSMO.
******** È da poco che sono andata sufficientemente oltre l’interesse personale e il mio personale senso d’inadeguatezza da rendermi conto che così come quella notte mi hanno fatto una richiesta, mi hanno fatto anche una concessione…… MI HANNO RESTITUITO I FRAMMENTI E LE PARTI DI ME STESSA CHE AVEVO PERSO NELL’ATTENTATO SUICIDA!
ONESTAMENTE NON SO DA DOVE INIZIARE CON QUESTO, PERCIÒ STO INIZIANDO ADESSO E STO INIZIANDO CON TE.
Amore e Luce
Dalry
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© 2009-10 Starchild Global
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Originale in inglese: http://www.starchildascension.org/dalry'sstory.html
Tradotto da Susanna Angela per Stazione Celeste