)* (Stazione Celeste)

 

 

Multidimensions

 

Conscio

 

 

 

Il "Solco"

 

 

Il vento soffiava così forte che vacillai.

La pioggia mi colpiva come milioni di minuscoli proiettili

minacciando di farmi cadere in ginocchio.

 

Perché proprio un momento fa,

o era un’ora?

Un giorno,

un anno,

mi sentivo sicura,

al sicuro nel mio “solco”.

 

Il “solco”, come ero arrivata a chiamarlo,

non era un luogo.

Era uno stato della mente,

una tranquillità dello spirito

un sentimento di gioia,

un livello di coscienza.

 

Il “solco” era come una rientranza della mente.

Una sensazione sicura e protetta che

la vita poteva procedere senza

gli sbandamenti e i sobbalzi

del conflitto.

 

Come un fonografo dei vecchi tempi,

la puntina della mia consapevolezza,

poteva adattarsi allo schema del “solco”

e la melodia della mia vita

avrebbe suonato con ritmo fermo e ininterrotto.

 

Finché…

qualcosa

o qualcuno

avrebbe urtato contro di me

mandando la mia attenzione

a correre attraverso la superficie della vita.

 

Poi, nel mio solco” si sarebbe creata una spaccatura,

una debolezza dove avrei potuto essere urtata più facilmente,

più facilmente essere distratta e disturbata

dal centro del mio Sé.

 

L’incrinatura era un momento potenziale in cui avrei potuto

perdere l’armonia,

perdere il ritmo,

il ritmo del mio spirito e,

il ritmo della mia anima.

 

Poi sarei stata nuovamente esposta…

esposta al vento,

esposta alla pioggia,

esposta alla mia lotta –

e la lotta degli altri –

esposta alla PAURA.

 

Sì, la paura mi rapiva dal mio “solco”.

La paura creava la spaccatura

che mi esponeva ad altra paura…

la paura e la lotta che creava

altra paura e altre lotte.

 

All’interno del “solco

ero calma,

e tranquilla,

e fiduciosa,

e piena

d’amore.

 

All’interno del solco

Potevo resistere

a ogni tempesta,

a ogni paura.

 

Ma poi…

Qualcosa

o qualcuno

avrebbe urtato contro il mio amore

e provocato la paura.

 

Una volta nella paura,

la protezione… andata,

la pace… andata,

il ritmo… andato.

 

La paura poi divenne il mio solco.

La paura mi faceva lottare per scappare.

 

Ma…

ero intrappolata nelle sabbie mobili

della mia stessa creazione e

più mi dibattevo,

più lottavo,

più a fondo sarei

affondata nel “solco” della paura.

 

Solo la fede poteva salvarmi allora,

la fede che l’amore non mi aveva abbandonata.

La fede che io non avevo abbandonato

me stessa.

 

Potevo abbandonarmi alla fede

che l’amore non mi aveva abbandonato

nel bel mezzo di una battaglia di paura?

 

Se riuscivo ad abbandonarmi,

forse avrei potuto ricordare che

il vento non stava cercando di farmi crollare.

 

Forse, avrei potuto ricordare allora che

era soltanto la mia resistenza ai venti del cambiamento

che mi minacciavano di colpirmi.

 

Poi avrei potuto ricordare che

la pioggia non era fatta di proiettili,

ma da gocce provenienti dall’alto

inviate per ripulire lo sporco

e per nutrire ciò che cresceva.

 

Se avessi potuto abbandonarmi al vento

permettendogli di guidarmi,

se avessi potuto abbandonarmi alla pioggia

permettendogli di ripulirmi e nutrirmi…

 

Se avessi potuto abbandonarmi abbastanza

da ricordare di amare…

amare la pioggia,

e sì,

amare persino la paura

e la lotta che generava.

 

La mia mente poi avrebbe potuto calmarsi,

il mio spirito connettersi,

e la mia coscienza elevarsi,

al di sopra della lotta,

del dolore,

e il ciclo della…

paura generando paura

generando paura…

 

poi le piogge avrebbero potuto gentilmente

lavar via la paura

e nutrire la mia speranza

 

Il vento avrebbe potuto riportarmi indietro,

indietro nel solco.

 

Sì, ADESSO ricordo.

Era la mia Anima

a urtare contro di me.

 

La mia Anima aveva creato la spaccatura

che mi aveva spinta via dal mio solco

nella lotta –

nella paura.

 

Ma perché?

Perché l’Anima

mi avrebbe esposta alla paura?

 

“Perché ti voglio bene,”

Sussurrò la mia Anima nel vento.

“Perché il mio amore

ti ripulisce della paura.”

Perché è soltanto affrontando la propria paura

che ci si ricorda di crescere.

 

“Un solco che non si lascia mai diventa una prigione.

Una paura che non viene mai affrontata diventa il carceriere.

 

E l’amore,

che è la chiave per le tue cellule,

è dimenticato!

 

Ricorda adesso

il tuo amore,

così da poter affrontare la tua paura

di nuovo!”

 

Continua: "Viaggio nel Sé Conscio"

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Originale in inglese: http://www.multidimensions.com/Conscious/con_groove.html

 

Tradotto da Susanna Angela per Stazione Celeste

 

www.stazioneceleste.it