)* (Stazione Celeste)

 

 

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L'Oscuro Stagno

Mi voltai per andar via, ma dopo il primo passo, sapevo di dover restare. Se non potevo vedere cosa c’era nello stagno, forse avrei potuto percepirlo. Forse, avrei dovuto veramente entrare nello stagno e percepire le sue oscure acque sopra di me.

Il pensiero di entrare nell’acqua sporca mi fece rabbrividire. Avrei potuto tenere i vestiti come un misero tentativo di protezione o avrei dovuto entrare nell’acqua nuda come il giorno in cui nacqui?

Conoscevo la risposta. Dovevo affrontare le profondità senza alcuna protezione esterna. Dovevo trovare la mia protezione nel coraggio che avrei dovuto prendere per entrare nello stagno sporco. Il coraggio, che si trovava in profondità dentro il mio centro, sarebbe stato la mia sola protezione per affrontare l’oscurità ed i segreti che tratteneva.

Mi liberai dei vestiti velocemente, prima che i miei nervi cedessero, e saltai nello stagno. Trattenni il respiro e mi tuffai immediatamente verso il fondo. Seguivo la direzione con le braccia, poiché non ero abbastanza pronta da aprire gli occhi.

Quando toccai il fondo dello stagno, seppi che dovevo aprire gli occhi, mentre avevo ancora aria a sufficienza nei polmoni per rimanere sul fondo. Una visione di melma e sporcizia aspettava i miei occhi. Ma cos’era quello – proprio là?

Qualcosa di dorato scintillava in mezzo alla sporcizia circostante. Oh, doveva essere salvato, pensai. Non appartiene a questo posto. Questa cosa dorata è diversa dalla sporcizia che la circonda.

Nuotai verso la scintilla dorata e tolsi il fango dalla sua superficie. L’oscuro fango era sospeso nell’acqua e aspettava di coprire nuovamente l’oggetto dorato. Mi avvicinai al tesoro con l’intenzione di portarlo in superficie, ma scoprii che era trattenuto saldamente al fondo dello stagno. Tirai e tirai, ma non si mosse.

Infine, mi fermai sul fondo coperto dal fango, per raccogliere resistenza abbastanza da liberare il pezzo d’oro. I miei piedi scivolavano sul fango viscido e la mia lotta riempì l’acqua di fango. Dovevo chiudere gli occhi per proteggerli e tirare l’oggetto dorato mentre spingevo contro il fondo dello stagno.

Eppure niente funzionava e stavo per finire l’ossigeno. Avrei abbandonato il tesoro che giaceva nascosto nelle fangose profondità dello stagno? Mi fermai un momento e lasciai la presa sull’oggetto dorato. Immediatamente, affondò nuovamente nel fango. Solo una sua piccola parte luccicava attraverso l’acqua sporca. Mi resi conto, provando vergogna, che non potevo liberare il tesoro. Poi ricordai che era stata mia intenzione “sentire” l’acqua. Sì, ora la sentivo. Sapeva di vergogna e colpa e, soprattutto, sapeva di paura.

La paura permeava ogni roccia ed ogni atomo dello stagno. Non c’è da stupirsi che non si poteva liberare ciò che era bello. Quando smisi di lottare, il fango che riempiva l’acqua, cominciò a depositarsi su di me.

Lo sentivo mentre ghermiva la mia pelle, rammentandomi le sensazioni che avevo sentito fuori dell’oscuro stagno. NO! Devo lasciare queste profondità e le sensazioni che hanno ridestato in me. Non potevo salvare il tesoro. Avrei dovuto lasciarlo nelle fangose profondità.

Inoltre, non potevo trattenere più il respiro. Dovevo ritornare in superficie. Il pensiero della fuga sembrava buono e necessario. Nuotai verso la superficie con un misto di sollievo e tristezza. Sollievo perché potevo liberarmi del fango e tristezza per non aver potuto liberare il tesoro nascosto.

La mia testa risalì alla superficie dello stagno ed una fresca pioggia ripulì la sporcizia dal mio viso. Nuotai verso la riva dello stagno e salii su una roccia. Lasciai che la pioggia gentile ripulisse il mio corpo. La sensazione dell’acqua fresca sulla pelle mi calmò.

Il fango dello stagno era stato ripulito facilmente, poiché non era mai stato mio. Mi resi allora conto che la sporcizia dello stagno era qualcosa che avevo temporaneamente assunto, sperimentato.

Guardai di nuovo lo stagno. Sembrava più limpido ora. Il fango che avevo smosso si era depositato nuovamente sul fondo. Ricordai il pezzo d’oro che era ancora intrappolato là. Come potevo liberarlo?

Avrei dovuto entrare di nuovo nell’oscuro stagno e nuotare fino a raggiungere la sua profondità più oscura. Avrei potuto ricordare la mia purezza, anche quando il fango si avvinghiava alla mia forma? Avrei potuto trovare il pezzo d’oro nascosto nel fango e riportarlo in superficie?

“Sì”, gridai al sole che si apriva un varco attraverso le nuvole. “Troverò ciò che è andato perduto. Ciò che è stato seppellito e dimenticato sarà ritrovato e restituito.

“Qualcosa di grande valore si è perduto nelle profondità dell’oscurità, e io devo recuperarlo.

 

Continua: "Il Nuovo Mondo"

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Originale in inglese: http://www.multidimensions.com/Unconscious/uncon_shadow.html

 

Tradotto da Susanna Angela per Stazione Celeste

 

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